Se a Cosenza manca uno Zola, il “j’accuse!” contro Occhiuto lo firma la zolla

Abbiamo chiesto un parere su quanto accaduto allo Stadio “Marulla” ad Ugo G. Caruso, cosentino, classe 1956, residente a Roma dalla metà degli anni settanta, storico dello spettacolo e studioso di cultura di massa ma pure appassionato calciofilo e a suo tempo docente presso l’Università di Teramo quale titolare di un corso di “Storia del pensiero calcistico”, da sempre molto critico verso l’attuale amministrazione comunale.

SE A COSENZA MANCA UNO ZOLA, IL “J’ACCUSE!” CONTRO OCCHIUTO LO FIRMA LA ZOLLA

di Ugo G. Caruso

Tante volte abbiamo denunciato l’assenza di un forte movimento d’opposizione nell’opinione pubblica cosentina che traducesse il diffuso malcontento in un’azione coerente e costante di critica verso l’attuale giunta comunale. Soprattutto i media, le associazioni culturali e professionali sono sembrati assordantemente muti di fronte ad una visione della città che ovunque avrebbe sollevato forti perplessità se non dure proteste, dal Museo di Alarico al Ponte di Calatrava, dallo stravolgimento dell’arredo urbano a quello della viabilità, dal progetto della metropolitana all’ipotesi per un nuovo ospedale, dall’abbattimento di edifici del centro storico alla chiusura dello stesso, dalla gestione o dall’abbandono delle strutture culturali cittadine all’aria frastornante di fiera permanente che colloca Cosenza fuori dal dibattito nazionale sul vivere urbano e ne fa un caso a se stante di cui andare poco orgogliosi.

Al di là di quanti sostengono in buona fede questa amministrazione, incapaci di cogliere i danni permanenti compiuti e il disegno che vi è dietro, c’è poi una vasta zona grigia di complicità sottobanco, di connivenze insospettabili che coinvolge i tanti che continuano a dare di se un’immagine pubblica di opposto orientamento e posizionamento. In pochi abbiamo denunciato questo processo di deterioramento del dibattito civile cittadino e della qualità della vita dei cosentini. Io pure con intermittenza vivendo a Roma e tornando tre o quattro volte l’anno.

Emile Zola

Ma nessuno di noi dispone di uffici stampa, di giornali e di emittenti private, né tampoco di profili falsi sui social media appositamente creati per diffondere calunnie sulle poche voci dissenzienti, quelli bollati come odiatori, forse perché i più tra quanti ricorrono a questa definizione avrebbero difficoltà a pronunciare correttamente il termine originale inglese “haters”.

Ma ecco che imprevedibilmente a spostare il fronte a nostro favore e a rivelare l’enorme divario tra ciò che Cosenza pretende di essere nell’autorappresentazione tronfia e contraffatta di se stessa e quello che realmente è, ovvero una comunità dove regna l’approssimazione, faciloneria, l’inghippo comparesco del “cum’è? tutt’appò?“, irrompe un fatto inatteso.

Insomma, se Cosenza non è riuscita ad esprimere la voce tonante come quella di un Emile Zola contro l’ignominia dell’affaire Dreyfus e gli scandali della Terza Repubblica francese, ha perlomeno trovata una zolla malripiantata che ferendo l’orgoglio cittadino in uno dei suoi affetti più cari, ovvero la squadra appena ritornata in B, ha disvelato di colpo la realtà cialtrona che sta dietro una grandeur immaginaria ed infondata, propagandistica e sospetta.