Sistema di videosorveglianza: 2 milioni di euro buttati al vento

90 telecamere, 71 su Cosenza e 19 su Rende; per un totale di 106 aree tele controllate. Questi i numeri del progetto di videosorveglianza che, nel 2010, avrebbe dovuto tutelare la sicurezza dei cittadini di Cosenza e Rende.

Finanziato dai fondi PON Sicurezza 2000/2006, all’epoca fu il Governo Prodi, per particolare sollecitudine dell’allora sottosegretario Marco Minniti, a veicolare il finanziamento, poco più di 2 milioni di euro.

impianto-di-telecamere-a-circuito-chiuso_ Ad oggi le telecamere a circuito chiuso rappresentano gli ennesimi oggetti ornamentali della città. Mai messe in funzione marciscono dall’alto delle strade senza alcuna utilità. E ovviamente ci si domanda che fine abbiano fatto i soldi spesi per realizzarle.

Il progetto seguì più fasi, una propedeutica all’altra, cominciando dalla individuazione delle postazioni, frutto delle analisi sviluppate in ambito di Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza che ha sede proprio nel Palazzo del Governo. In sintonia con le Forze dell’Ordine, venne fornita la fotografia del territorio, per stabilire dove posizionare le telecamere. Incrociò tutta una serie di interlocutori, da società quale Enel Telecom, Ferrovie, sino agli amministratori di condominio; senza trascurare l’esigenza della privacy.

conferenza-video-sorveglianzaLa task force operativa fu messa in campo dalla filiale italiana di NextiraOne, presentata e elogiata, come di consuetudine, in pompa magna e descritta come sistema integrato di videosorveglianza territoriale più consistente della Calabria.

Di tutto ciò nulla è andato in porto, solo l’installazione e mai l’operatività. Giusto per ricordare, ancora una volta, dove vanno a finire fondi utili per una città sempre più al collasso come la nostra.

Dopo anni ed anni ci si domanda: sarebbe il caso di metterle in funzione o rimuoverle? Per quanto ancora dovranno restare lì come oggetti inutili e inutilizzati?

V.M.