Ci risiamo. Oltre ai tanti problemi tecnici che gli hacker al soldo di qualche corrotto ci creano quasi giornalmente, ritornano gli “incontri in procura”. Già da ieri è iniziata la “sfilata”, negli uffici della polizia giudiziaria del tribunale, di decine e decine di cittadini che in libertà hanno espresso un commento ai nostri articoli.
Una turpe pratica iniziata con Granieri per suscitare paura ai nostri lettori, e continuata da Spagnuolo.
Così come era già avvenuto in passato, anche Spagnuolo ha deciso di agire usando gli stessi metodi del suo predecessore, ovvero la minaccia e l’intimidazione.
Nonostante si pavoneggi a persona libera che ama la libera stampa, Spagnuolo non si sottrae all’utilizzo di metodi mafiosi pur di fermare la nostra testata. Deve in qualche modo accontentare Occhiuto e gli amici degli amici. E poi non sopporta più lo sputtanamento degli intrallazzi del nipotino. E così memore delle gesta di Granieri, organizza anche lui una bella convocazione di massa di tutti i lettori che sull’articolo “il vigile mafioso, ovvero Tavernise” hanno commentato o posto un like.
Utilizza questo post perché ha la scusa per poter dire che nei commenti ci sono delle offese al vigile e che questi sono delle vere e proprie notitiae criminis denunciate dallo stesso. E mobilita così l’intera sezione di polizia giudiziaria del tribunale, per capirci quella preposta a fare le indagini sui mafiosi e i corrotti, per interrogare cittadini che hanno avuto l’ardire di esprimere la loro opinione al nostro articolo. Giorni interi spesi da poliziotti, finanzieri, e carabinieri, ad ascoltare il perché, di questo o quel commento.
Per Spagnuolo le “notizie di reati” non sono quelle che giornalmente pubblichiamo, ad esempio le determine farlocche per lavori di finta urgenza al tribunale, tipo cambio tende e lampadine, oppure i tanti intrallazzi che giornalmente si consumano nella pubblica amministrazione, e ancora la corruzione dilagante in ogni dove a cominciare dai suoi uffici, per lui, i reati da perseguire e reprimere sono i like a Iacchite’.
Spagnuolo, al pari di Granieri, ha completamente mobilitato gli uffici della procura mettendoli a lavorare su di noi. Ogni giorno inventano qualcosa: la droga, il terrorismo, la diffamazione, i like, la sovversione.
Ogni giorno ci sono almeno tre o quattro PM che si dedicano a noi, mentre in città succede di tutto e di più. Questa è la situazione, senza fare le vittime a tutti i costi. E’ innegabile l’offensiva della procura nei nostri confronti. Senza contare la celerità dell’azione giudiziaria con cui procedono, mentre chi ha rubato denaro pubblico è libero e felice.
Non ci fate paura. Siamo consapevoli della lotta impari. E della paura della gente che attanaglia tutta la città.
Cosenza oggi è una città completamente soggiogata dalla cupola politica/massonica/mafiosa che governa e controlla tutta la città e provincia. Il cosentino ha chinato la testa per paura di rappresaglie e ritorsioni, e più di lamentarsi al bar con gli amici non riesce a fare. E’ rassegnato al proprio destino e si è completamente sottomesso all’arroganza di questo potere mafioso. Preferendo vivere nella miseria, piuttosto che ribellarsi. Nessuno vuole problemi, perché il cosentino sa che mettersi contro di loro significa averne. Del resto hanno ben pensato di creare degli esempi, a cui tutti possono guardare: se ti ribelli fai la fine di Carchidi. Perciò ci attaccano, devono far capire a tutti che si mette contro di loro fa una brutta fine. “Punirne un paio, per educarne 50.000”. E’ questo il loro terrorismo.
Agli impauriti, a quelli che è meglio farsi i fatti propri se no lo vedi che fine che fai, a quelli che pensano che al di là degli aggetti dispregiativi scriviamo la sacrosanta verità, a questi dico di non perdere la speranza e la voglia di lottare.
Se reagiscono in questo modo vuol dire che hanno paura di noi e di voi. Non lasciatevi intimidire, tanto per chi è morto di fame, “chiù scuru da mezzanotti un po’ fa”. Cosa possono toglierci di più? La Libertà? Quella non ce l’abbiamo già da tempo anche se pensiamo di essere liberi. Vivere in un cella di qualche metro quadrato, o vivere in una cella di città di qualche chilometro quadrato, in fondo è la stessa cosa.
GdD