Speculazione edilizia all’Unical: il Terminal Bus

Appare per la prima volta nel 2012 nei verbali del CdA dell’Università della Calabria l’esigenza di un terminal bus nell’ateneo, per integrare l’ormai certo progetto della metropolitana leggera, così recita il verbale (http://www.unical.it/portale/portalmedia/verbali/2013-01/verbale%20n1%20del%2021%20dicembre%202012%20con%20allegati.pdf) numero uno dell’adunanza del Consiglio d’Amministrazione del 21 dicembre 2012. L’ampio progetto prevede un investimento di 12 milioni di euro per l’installazione di 14 corsie al coperto, che sorgeranno di fronte alle attuali pensiline, con un ulteriore piano interrato che diventerà un parcheggio capace di ospitare fino a 350 vetture; la sosta prevederà il pagamento di un ticket che non solo offre la possibilità di lasciare l’auto parcheggiata per l’intera giornata, ma anche di utilizzare la bici elettrica e il servizio navetta.

Il secondo verbale relativo al progetto di realizzazione è invece del 2 ottobre 2014; se il primo Consiglio si riunisce ancora sotto il rettore Giovanni Latorre, l’ultimo accoglie invece il nuovo insediato Gino Mirocle Crisci. Il verbale riporta in oggetto al punto numero 3: Proposta realizzazione Terminal bus presso l’Università della Calabria; a tal proposito l’ingegner Francini espone al Consiglio le relazioni che intercorrono tra l’istituzione universitaria e il Comune di Rende, e rende noti i vari profili relazionali tenuti dallo stesso Francini con i rappresentanti degli studenti.

A suo dire le migliorie che l’installazione di tale maxi-opera apporterebbe all’intero Ateneo passano dalla possibilità di parcheggio per automobili e autobus, allo smaltimento del traffico (specie nell’orario di punta) e al favorimento dell’aggregazione sociale all’interno dell’ateneo, secondo alcuni membri del consiglio calante in questi ultimi anni. Dopo la verifica della qualità edilizia ed urbanistica territoriale da parte dell’entourage tecnico, l’ingegner Francini illustra il progetto su due livelli interrati di un Terminal bus con parcheggio autobus e un parcheggio auto sotterraneo, sopra ai quali sorgerà una piazza destinata ad essere cuore sociale e culturale aggregativo del Campus.

grafico Nella primavera del 2015 un gruppo di studenti e studentesse attivi e sensibili alle questioni di governance universitaria così come alle minacce ambientali, avvia un’inchiesta dal titolo “Unical Ghost Town”, un vero e proprio dossier che, tra le altre cose, fa menzione e denuncia proprio il vaglio del Terminal bus nel CdA dell’ottobre 2014 ed il relativo investimento di 12 milioni di fondi destinati al welfare studentesco. La denuncia di tale progetto marcia di pari passo con la documentazione fin dai primordi dello studentato del S. Gennaro, inaugurato (e contestato dagli antagonisti) dal Ministro Carrozza il 21 ottobre 2013, ancora chiuso per colpa di un allagamento.

L’inchiesta prevede la raccolta della maggior parte del materiale informativo all’interno di un video, realizzato dal gruppo di attivisti e proiettato durante una due giorni da loro stessi organizzata lo scorso aprile, in cui era prevista un’iniziativa sulla speculazione edilizia nell’area urbana rendese e in quella universitaria, due giorni a cui ha preso parte anche l’urbanista Alberto Ziparo, che ha arricchito la discussione con tutti i dati derivati dalle sue ricerche.

Ne parliamo con Federico, uno dei membri di questo gruppo, per capire quali sono stati i motivi che hanno portato all’apertura di tale inchiesta.

Quali sono stati i motivi principali che hanno portato all’apertura dell’inchiesta “Unical Ghost Town”?

L’inchiesta nasce da un percorso assembleare di studenti organizzato lo scorso autunno sul diritto all’abitare e sulla politica residenziale universitaria. Di fronte a vari disguidi legati ad una riorganizzazione last-minute da parte del Centro Residenziale, ci siamo resi conto che il complesso residenziale S. Gennaro, inaugurato un anno prima, risultava ancora inutilizzabile a causa di allagamenti; partendo da questo abbiamo cominciato a cercare maggiori informazioni sulla questione, dal momento che lo stabile è costato più di 16 milioni di euro e costituisce un evidente spreco di risorse ai danni degli studenti. Abbiamo iniziato a raccogliere materiale video per documentare le condizioni del S. Gennaro quando ci siamo imbattuti nella notizia di un altro maxi progetto che riguardava il nuovo Terminal bus, nella stessa area dello studentato soggetto ad allagamenti, che prevede addirittura due piani sotterranei. Anche lì, a catturare la nostra attenzione è stata la somma dei 12 milioni di euro previsti per un’opera che, come studenti e come utenti del servizio pubblico, crediamo incida poco sul miglioramento qualitativo del servizio che ci viene offerto.

Qual è, in particolare, l’oggetto della denuncia?

Quello che abbiamo tenuto a sottolineare attraverso l’inchiesta-video ed i dibattiti ad essa collegati, è principalmente il ruolo che sta assumendo l’università nell’ambito di una feroce speculazione edilizia, già aggressiva sul territorio cosentino. Spendere ingenti risorse per opere da cui ricavare delle entrate, invece che concentrarle sul miglioramento della vivibilità del Campus risponde, a nostro avviso, ad una logica sempre più aziendale che ha preso piede nelle università italiane dopo le ultime riforme.

Relativamente all’investimento di 12 milioni di euro per la realizzazione di un Terminal bus di 14 corsie, sono state avanzate delle proposte durante la due giorni, su come indirizzare diversamente queste risorse?

L’esigenza più sentita è stata quella di proporre una riorganizzazione del trasporto pubblico in una direzione di maggiore efficienza ed economicità, insomma, una politica sui trasporti “a misura di studente”.

Il progetto del Terminal bus continua tuttora a svilupparsi, ma i suoi sostenitori tengono spenti i riflettori dalla notizia; non è certo la prima volta che vediamo approvare un così dispendioso progetto senza il coinvolgimento del popolo studentesco, destinatario ultimo dei servizi nonché sostenitori dei suoi costi; l’azione di diffusione dell’informazione, di denuncia e confronto, si trova così ad essere svolta da quel piccolo gruppo di studenti e studentesse sensibili sempre presenti nell’ateneo, i quali non accettano che le grandi opere calino loro sulla testa dall’alto.

Delfina Donnici