Taurianova Capitale. La migliore tarantella possibile per i calabresi che ancora ci credono

TAURIANOVA CAPITALE, NON PER ACCULTURARCI MA PER RICORDARCI CHI SIAMO: LA MIGLIORE TARANTELLA POSSIBILE PER I CALABRESI CHE ANCORA CI CREDONO

dalla pagina FB di Agostino Pantano

Se Taurianova fosse stata designata, che so, Capitale Italiana delle Arance tutti noi calabresi saremmo stati contenti e, intimamente, avremmo pensato: buono, c’è da mangiare che la vitamina C fa bene; e lo stesso, più o meno, noi Calabresi avremmo pensato se a Taurianova l’avessero fatta, che so, Capitale Italiana delle Sedie Sdraio oppure Capitale Italiana della Lupara: che bello, possiamo andare al mare comodi e possiamo sparare quanto ci pare, avremmo orgogliosamente pensato.
Cerchiamo sempre un tornaconto immediato, noi poveri, noi calabresi, e la nostra testa – quando i ricchi ci offrono qualcosa – va immediatamente a sostanze solide: è il riflesso del Mediterraneo che conta, l’unica abbondanza dell’acqua che non puoi bere e del sole che non puoi prendere.

Ma Taurianova, in questo Sud del Sud della Penisola, Roma l’ha fatta Capitale Italiana del Libro, già, avete capito bene l’oggetto che a scuola abbiamo odiato, all’università abbiamo sofferto, nella casa continuiamo a tenere dove fa più polvere.
E, lo so, tutti a dire ma no, io amo i libri, io li compro, io mi sono fatto fare una libreria spaziale, io non mi perdo un evento quando presentano un libro.
Un libro, che ci fai con un libro che non puoi mangiare, non puoi riposarci il culo, non puoi alzarlo ad altezza d’uomo e fargli sputare fuoco ?
Eppure, in questo Sud del Sud per un anno si parlerà di libri, si compreranno libri, si vedranno libri e – senza magiare e senza sparare – il calabrese farà notizia, il calabrese sarà sulla bocca degli italiani, il calabrese si chiederà: epperò, non è poi così male in epoca di intelligenza artificiale avere un libro vero da toccare, leggere, mostrare che non si sa mai.

Il libro, o il senso del ragionamento che lo ispira, è come una scintilla, come una freccia che si lancia, un campo che si ara: si può fare un fuoco primitivo con il libro, un percorso veloce segnalato bene che fende il vento, una zolla su cui cresce una spiga di grano.
Ho conosciuto analfabeti che hanno maledetto la fatica, che li ha tenuti lontani dai libri; ho conosciuto birbanti acculturati, maledetti dai libri su cui avevano studiato. Il libro non e’ mai un gioco neutro, il libro crede che tu puoi farcela, spera che qualcosa si smuove e che sta a te smuovere.

Ci vogliono acculturare, nel resto del paese: avremmo pensato nell’800 se ci avessero fatti Capitale, quelli che ci consideravano bifolchi o briganti; vogliono che sappiamo meglio che grande umanità che siamo, possiamo ribaltare oggi qualsiasi stereotipo cancellando il dilemma di sempre: puoi venire in Calabria per il mare di Tropea, per la montagna che galleggia, oppure per la ndujia o le patate, ma se vieni per un libro – a Taurianova – ugualmente puoi scoprire un cuore.
Taurianova Capitale e’ una figata che ancora non e’ stata scritta, ancora non e’ stata letta, e proprio per questo puo’ diventare un gioco socialmente eccitante, una danza aperta come una tarantella, una tela neanche ancora disegnata. Una sfida per ottimisti che invitano tutti a giocare a seconda delle voglie.