Tragedia di San Pietro Lametino, 5 indagati per la morte di Stefania Signore e dei suoi bambini

Lamezia Terme – Era la notte del 4 ottobre 2018, quando un violento nubifragio ha strappato alla vita Stefania Signore e i suoi due figli di 2 e 7 anni. Fango e detriti travolsero l’auto della donna, che percorreva la SP 113, per poi trascinare via la vittima, insieme ai suoi piccoli, dopo che la donna aveva cercato di mettersi in salvo scendendo dal veicolo.

In relazione a quei tragici eventi, a conclusione delle attività investigative, coordinate dalla Procura della Repubblica di Lamezia Terme e sviluppate dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo lametino e della Compagnia di Girifalco congiuntamente a personale della Polizia di Stato del Commissariato di Lamezia Terme, sono stati emessi e notificati 5 avvisi di conclusione indagini nei confronti di un imprenditore agricolo, un dirigente e tre dipendenti della Provincia di Catanzaro – Settore viabilità e trasporto, per l’ipotesi di reato di omicidio stradale plurimo. Perizie ed accertamenti condotti fanno ritenere l’evento correlabile alla mancata messa in sicurezza e manutenzione dell’area, in violazione alle prescrizioni del codice della strada.

“Sono stupito e, tra virgolette, contento che sia stata fatta giustizia”. Un Angelo Frijia emozionato commenta così la notizia dell’emissione di 5 avvisi di conclusione indagini nei confronti di un imprenditore agricolo, un dirigente e tre dipendenti della Provincia di Catanzaro – Settore viabilità e trasporto, per l’ipotesi di reato di omicidio stradale plurimo. Sono passati poco più di due anni da quel tragico 4 ottobre e, oggi, si è aperto uno spiraglio di luce sulle responsabilità del tragico incidente avvenuto sulla strada provinciale 113 che costò la vita a Stefania Signore, 30enne di Gizzeria Lido e ai suoi due figlioletti di due e sette anni. Il marito e papà Angelo Frijia, in questi anni non si è dato pace. Molti i suoi appelli per chiedere giustizia e chiarimenti sulle dinamiche che hanno portato ai tragici fatti. “Voglio solo sapere che cosa sia realmente successo, voglio solo giustizia per la mia famiglia” aveva più volte ribadito.

La vita di Angelo si era fermata a quella sera: “oltre a dover portare questo macigno – aveva detto in occasione dei due anni della tragedia – devo anche convivere con il fatto di non avere ancora alcuna risposta dalla giustizia italiana”. Da oggi, invece, potrà essere più sereno. “Ora possono riposare in pace e, nel percorso della mia vita, loro ci saranno sempre, ovunque”, ha detto ancora papà Angelo.