Travaglio: “La maggioranza silenziata a Piazza San Giovanni”

(Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Piazza San Giovanni è piena e viva come non lo era da anni una piazza d’Italia. C’è la sinistra politica e sindacale, ci sono i cattolici e i laici, ci sono i 5Stelle. Ma, più nascosti, ci sono anche elettori di destra: se due italiani su tre sono per il negoziato russo-ucraino con concessioni reciproche e dunque contro i continui invii di armi (il 52% dice no financo alle sanzioni), è impensabile che siano tutti di centrosinistra. È la maggioranza silenziata che finora si esprimeva solo nei sondaggi perché non trovava rappresentanza in gran parte dei partiti e dei media draghiani, dunque bellicisti. E che poi s’è sfogata nelle urne il 25 settembre premiando le tre forze anti-Draghi nella speranza di una svolta: Meloni (che però sulla guerra fa e pensa come Draghi), Conte (che sul riarmo italiano e poi su quello ucraino aveva rotto il fronte di maggioranza) e Sinistra Italiana (che al draghismo si era sempre opposta).

Da ieri quel silenzio forzato è finito: quel popolo ora ha una voce e dei portavoce. E nessun ricatto immorale (“Se chiedi la pace vuoi la resa di Kiev e sei filo-Putin”) o lista di putiniani immaginari o campagna di discredito potrà rimetterlo a tacere. Anzi, si spera che San Giovanni sia la madre di tante piazze europee che pieghino la mano ai rispettivi governi, affinché levino il dito dal grilletto e promuovano un negoziato per il cessate il fuoco e un nuovo assetto di sicurezza per tutti: ucraini di Kiev, ucraini del Donbass, Russia e Paesi confinanti. Senza delegare ipocritamente il compito a chi già si sa che non farà mai la prima mossa: Putin e Zelensky. Questo era l’obiettivo del corteo, altissimo almeno quanto il pericolo nucleare.

Poi ci sono gli aspetti di bassa politica domestica. Dalla piazza parte un messaggio al governo Meloni, che avrà vita breve se seguirà Cicciobomba Cannoniere Crosetto anche dopo le elezioni Usa di mid term, che martedì potrebbero sancire lo stop alla guerra per procura. L’altro messaggio è a quel che resta del Pd, la cui tragicommedia è tutta nel sabato del Letta a due piazze, contestato dai pacifisti e poi fuggito nel backstage, mentre Conte faceva il pieno di applausi in mezzo alla folla e mezzo partito traslocava a Milano in marcia per la guerra. Neppure la vista di quello che fu il suo popolo nella piazza più affollata degli ultimi anni ha indotto Baioletta a un sia pur minimo ripensamento. Infatti ha ribadito proprio ieri, proprio lì che il Pd voterà pure il sesto dl Armi a braccetto con le destre, come se il 25 settembre e il 5 novembre nulla fosse accaduto. Quando la pianteranno anche gli americani, lui continuerà da solo. Come Hiroo Onoda, il soldato giapponese arrestato nel 1974 nella giungla filippina perché non voleva credere che la guerra fosse finita da 29 anni.