Vazzano. Quegli 11 (!) carichi di compost “inquinato” per aiutare i Guarascio: «Basta non dare fastidio ai Forestali»

I fratelli Guarascio

«Io adesso vi posso aiutare». Con questa frase secondo la Procura di Vibo – che ha sequestrato l’impianto Eco Call di Vazzano in un’inchiesta sul presunto inquinamento ambientale causato dal “compost” che ne usciva – il proprietario di alcuni terreni agricoli del Vibonese «lasciava chiaramente intendere» che, pur non avendo una reale necessità di utilizzare quel fertilizzante, lo stava ricevendo solo per «aiutare» l’azienda consentendole di «disfarsi» del prodotto.

All’impianto confluivano i rifiuti organici del Vibonese e del Reggino da cui sarebbe derivato il compost poi finito sui terreni agricoli pur non essendo, secondo gli inquirenti, stato adeguatamente trattato. È stata per questo contestata l’ipotesi di inquinamento ambientale a 11 persone tra cui gli imprenditori del settore dei rifiuti Eugenio e Ortenzia Guarascio – che hanno sostenuto davanti al gip che il compost prodotto a Vazzano fosse invece a norma – nonché dirigenti e tecnici di Regione e Arpacal, per i quali ieri sono scattate le misure interdittive.

VAZZANO, MISURE INTERDITTIVE PER DIRIGENTI REGIONE E FUNZIONARI ARPACAL (https://www.iacchite.blog/vazzano-il-compost-inquinato-di-guarascio-misure-interdittive-per-due-dirigenti-della-regione-e-due-funzionari-arpacal/)

La conversazione intercettata risale a giugno del 2021 e a parlare sono un dipendente della Eco Call (indagato) e il titolare di un’azienda agricola che si occupa di allevamento e colture olivicole, proprietario di 100 ettari di terreni su cui avrebbe steso il materiale scaricato dai camion provenienti dall’impianto di Vazzano. I carabinieri che hanno condotto l’indagine li ascoltano e poi fermano due camion diretti all’azienda agricola prelevando dei campioni del “compost” che trasportavano. Dalle successive analisi emergono alcune irregolarità come la presenza oltre la norma di materiali plastici, vetro e metalli e un indice di germinazione minore di un Ig% rispetto ad un minimo consentito di 60 Ig%.

Da un’altra conversazione intercettata nelle stesse ore emerge poi che il prodotto consegnato all’imprenditore agricolo emana “una forte puzza, tale da aver suscitato le lamentele dei suoi vicini”. Da ciò, sempre secondo gli inquirenti, sarebbe stato possibile desumere “la scarsa qualità del prodotto finito ben nota” anche all’ingegnere responsabile dello stabilimento. I due interlocutori – sempre il dipendente Eco Call e il titolare dell’azienda agricola – si accordano comunque sulla consegna di altri carichi di ammendante.

Si tratta di due carichi che però l’imprenditore chiede di far arrivare in modo scaglionato proprio perché ha ricevuto delle lamentele per il cattivo odore proveniente dal prodotto. “Eh, senti… se li mandi uno alla volta è meglio, perché dove avevamo staccato i carrelli, il signore si lamenta perché veniva puzza, capito?”. E, dunque, purché i camion non venissero mandati uno dietro l’altro, si potevano organizzare anche altri viaggi: “Quanti ne vuoi. Finché non ci fermano – afferma l’imprenditore agricolo – possiamo metterne”.

Il dipendente Eco Call ride: “No, vabbe… questo dipende da voi, dalla vostra disponibilità”. La risposta è eloquente: “No, io… l’importante è che non gli danno fastidio ai Forestali…”. Il consiglio ulteriore è di non accumulare il materiale perché ha un odore un po’ caratteristico… I carichi alla fine sarebbero stati undici. Fonte: Gazzetta del Sud