Venezia-Cosenza, la vittoria del gruppo di Braglia

La vittoria del Cosenza a Venezia ha un solo nome: gruppo. E il padre di questo gruppo, anche se ancora non è “vecchio” come dovrebbe è Piero Braglia, il Mister per eccellenza e l’unico allenatore al quale il cosentino medio non addebiterà mai gli eventuali disastri della sua (e nostra) squadra del cuore.

Braglia non lascia niente al caso e quando deve usare il bastone non risparmia nessuno, neanche i calciatori più in vista e quelli più amati dalla tifoseria. E questo aspetto piace moltissimo ai cosentini, che notoriamente non amano i falsi e gli ipocriti. Il rilancio del Cosenza, paradossalmente, è partito dalla brutta sconfitta di La Spezia, che il tecnico non ha digerito dicendolo a muso duro a tutti i suoi calciatori. Perché i Lupi avevano perso anche altre partite ma non avevano mai “sbracato” e questo particolare ha letteralmente fatto infuriare il Mister, che proprio da quella sconfitta è ripartito per ricreare, appunto, il “gruppo”. E così sono arrivati il pareggio in casa col Benevento, che poteva essere benissimo una vittoria per la mole di gioco sviluppata, e adesso la vittoria – importantissima – di Venezia, che ha accorciato la classifica in basso e che potrebbe essere ancora una volta un nuovo trampolino di lancio, sperando che il patron aiuti la baracca e faccia il suo dovere al mercato di gennaio. Ma il tifoso, anche quando è un gruppo compatto a vincere le gare, vuole sempre qualche protagonista speciale e ovviamente ce ne sono in questa bella vittoria di Natale. A partire da Tommaso D’Orazio, l’esterno sinistro che ha sempre avuto un “debole” particolare con il gol e che ormai è un punto fermo della “vecchia guardia” rossoblù. Il migliore in campo è lui, seguito a ruota da un monumentale Kastriot Dermaku, che ha vinto 10 duelli con i suoi diretti avversari e ha blindato la difesa, dal capitano Angelo Corsi, che ha macinato chilometri sulla catena di destra, dal redivivo Mirko Bruccini, altro pilastro della “vecchia guardia”, dal “ripescato” Luca Palmiero, che ha accettato in silenzio anche le esclusioni e ora sta sciorinando di nuovo grandi prestazioni, da Pietro Perina, che è qualcosa ancora più forte di un semplice “ripescato” e che ha dato ragione a chi ha sempre creduto in lui e per finire (fermo restando che sono stati bravi tutti, per carità!) da Jaime Baez, che è entrato negli ultimi venti minuti ed ha acceso la luce. Il Mister non si è fatto scrupolo di mandare in panchina addirittura Tutino per farlo entrare: perché Braglia non guarda in faccia nessuno ed è per questo che la gente lo ama. Fino ad un nuovo miracolo che si chiama “salvezza”. Avanti tutta, Cosenza!