Ventenni morti a viale Cosmai, nessun responsabile. La mamma di Salvatore torna a chiedere giustizia

Il dolore di una mamma, la sofferenza per la perdita di un figlio è come una ferita che non si rimargina mai. Scava dentro, ti logora, si sopravvive ma non ci si rassegna. La giustizia, per i casi di morte insoluta, è l’unica cosa che può lenire in parte il dolore. Ed è proprio giustizia quella che la signora Carmela Candido torna a chiedere per la tragica morte del figlio 19enne Salvatore Candido e del suo amico ventenne Salvatore Altomare, avvenute a causa di un incidente stradale nella notte del 18 ottobre 2013.

Una giustizia che non si è verificata ed è come se i due ragazzi fossero morti due volte.

Partiamo dal principio, ricostruendo i drammatici avvenimenti.

Come tristemente noto, quella maledetta notte tra il 17 e il 18 ottobre, il giovane diciannovenne Salvatore Candido guidava uno scooter e viaggiava insieme all’amico ventenne Salvatore Altomare, quando si schiantarono contro la rotatoria dedicata a Sergio Cosmai, alla fine del viale a lui intitolato.

I giovani morirono sul colpo; a precedere lo scooter, Vincenzo Greco, che guidava una Panda (privo di patente, perché mai conseguita) e in stato di ebbrezza alcolica. Inserito nel registro degli indagati dal pm Tridico, nei suoi confronti fu ipotizzato il reato di omicidio colposo.

Poi il pm chiese l’archiviazione. Carmela Candido, tramite il suo avvocato, si contrappose energicamente. Non poteva accettare che senza indagini specifiche si mettesse in scatola la morte di due giovani.

incidente Omissione di soccorso da parte del Greco, dubbi sulla costruzione della rotonda contro la quale andarono a sbattere i due ventenni e condizione della carreggiata per la verifica del sinistro. Tanti elementi non valutati sui quali la signora Carmela insistette e che mossero, ad ottobre 2015, il gip Ferrucci a darle ragione.

Al pm Tridico, dunque, Ferrucci chiese di “verificare la reale costruzione della rotatoria e di espletare le indagini entro il 22 aprile 2015”.

L’avvocato della signora Candido si avvalse, anche, della consulenza di un investigatore privato. “Dai filmati – si legge nella relazione dell’investigatore consegnata al gip – si vede chiaramente che il giovane (Vincenzo Greco) si ferma una prima volta per 50 secondi, poi riparte, fa un giro e si ferma da un’altra parte. Resta a guardare ma non fa niente. Poi riparte e dopo che sente l’arrivo dell’ambulanza si ferma di nuovo, scende dalla macchina e va a recuperare il telefonino che si trova sullo scooter”.

La stessa polizia stradale nel verbale depositato in procura scrisse:

“Appare credibile come Vincenzo Greco stesse guidando (peraltro privo di patente) in stato di ebbrezza alcolica e che, con la sua imprudente condotta, abbia potuto indurre i due giovani a lanciarsi al suo inseguimento per riappropriarsi della Panda (che era in uso ad Altomare). Appare inoltre credibile come il Greco, raggiunto dai ragazzi nei pressi della rotatoria, abbia potuto contribuire a causarne la caduta. Un presumibile contatto fra i due veicoli, seppur non accertato, appare plausibile, atteso che di lì a poco, lo pneumatico anteriore sinistro della Fiat Panda sarebbe scoppiato”.

Il pm Tridico
Il pm Tridico

Il Greco, da canto suo dichiarò di non ricordarsi dell’urto. Ad aprile 2015, nonostante tutte le prove sopra citate, il caso venne archiviato nuovamente. La storia finisce così: nessuno è responsabile, secondo il pm Tridico, della morte dei giovani.

Eppure esistevano filmati che ora, la signora Candido, si chiede che fine abbiano fatto. E ancora: il satellitare della Panda, si domanda, è stato visionato? E la rotonda è stato stabilito se fosse costruita sulla base dei principi di sicurezza della circolazione stradale?

Domande alle quali, ancora oggi, nessuno ha dato risposta (se non a noi semplici cittadini) almeno ai genitori dei due giovani. Da mesi a questa parte solo silenzio, la giustizia qui a Cosenza, si sa, è difficile da applicare.

Lo sa bene la signora Candido che non riesce ad accettare l’archiviazione, non riesce a darsi pace per una morte che non ha responsabili a detta del pm Tridico. Ed è proprio al pm che noi vogliamo ricordare che tutti sono colpevoli se uccidono la verità e la responsabilità per la morte di due giovani è da attribuirsi, anche, a tutti quelli che non vogliono vederla.

Valentina Mollica