Vespa fa propaganda al riarmo, boomerang Zelensky a Sanremo

(DI LORENZO GIARELLI, ALESSIA GROSSI E GIANLUCA ROSELLI – Il Fatto Quotidiano) – Le cose non vanno affatto secondo i piani. Almeno secondo i piani di Bruno Vespa, plenipotenziario volto Rai, che si è messo in testa di raddrizzare un’opinione pubblica indisciplinata, cioè contraria al riarmo e all’invio di armi in Ucraina.

Vespa ci ha provato con un’operazione di immagine che gli si sta torcendo contro, ovvero l’ospitata del premier ucraino Zelensky a Sanremo. Ma Vespa non manca di esprimere raccapriccio anche di fronte ai sondaggi. Due sere fa, il celebre conduttore ha dovuto rendere conto, con espressione crucciata, dell’ultima rilevazione di Antonio Noto, secondo cui il 49 per cento degli intervistati è contrario all’invio di carri armati e scudi anti-aereo a Kiev, a fronte di un 34 per cento di favorevoli. E ancora: il 47 per cento è convinto che mandare altre armi all’Ucraina “estenderà il conflitto ad altre nazioni”, percentuale a cui si aggiunge un 20 per cento che immagina “un inasprirsi della guerra” a Kiev e dintorni. Roba da far sbiancare Vespa, che prova a educare gli spettatori: “Mi dispiace, perché significa che l’opinione pubblica non ha capito fino in fondo quale battaglia si sta combattendo”. Argomentazione scivolosa, ma Vespa lamenta “un fondamentale difetto di informazioni” che condiziona il giudizio degli italiani. E per invertire la rotta sceglie due ospiti che sull’Ucraina la pensano in maniera identica, Giovanni Donzelli di Fratelli d’Italia e Maria Elena Boschi di Iv, ai quali il giornalista rivolge un appello accorato: “Come possiamo far capire agli italiani che qui c’è in gioco molto di più di qualche centesimo di accisa sulla benzina?”. L’espressione è anche un omaggio a Mario Draghi e al suo “volete la pace o i condizionatori?”.

A rallegrare Vespa resta però il governo: ieri il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha incontrato il suo omologo francese, Sebastien Lecornu, allineando la posizione sull’Ucraina: “Il sesto decreto per l’invio di armi – dice Crosetto – potrebbe già arrivare la prossima settimana”. Nulla di definito, invece, riguardo al viaggio di Giorgia Meloni a Kiev: a Palazzo Chigi si era ipotizzata una visita a breve, ma poi si è deciso di aspettare. E non è certo la prima volta, visto che da mesi Meloni promette la trasferta senza mai stabilire la data. D’altra parte c’è da fare i conti anche con il protagonismo di Emmanuel Macron, che dopo le difficoltà del tedesco Olaf Scholz potrebbe intestarsi lui la prossima missione.

Chi invece da Zelensky è già stato è proprio Vespa, che ha fatto pure da tramite per la sua partecipazione al Festival di Sanremo. Ora che l’ospitata si avvicina, però, l’iniziativa raccoglie quasi solo impressioni negative. Pure l’insospettabile Carlo Calenda è perplesso: “A me parrebbe molto strano vedere tra una canzone e un’altra o tra uno sketch e l’altro un presidente molto bravo a difendere il proprio Paese. Non gioverebbe neanche a lui. Mi sembrerebbe fuori contesto”. Anche il leader M5S, Giuseppe Conte, si sfila: “Non credo che sia così necessario avere Zelensky in un contesto leggero come quello di Sanremo”. Duro anche Gianni Cuperlo: “È una guerra, la gente muore. Non confondiamo la tragedia con l’audience. Per pietà”. Fortuna per Vespa che si rivede sui social Luigi Di Maio: “C’è chi parla di equilibrio e par condicio. Facciamo parlare anche chi li sta bombardando? Vladimir Putin in persona magari”.

Ma il tema è esploso anche in Rai, tanto più che a essere informati della vicenda erano in pochissimi. La richiesta è arrivata quando Vespa ha intervistato Zelensky a Kiev, il 17 gennaio. Vespa l’ha girata ad Amadeus, dando poi la notizia a Domenica in. Ora che la polemica politica è scoppiata, però, il meteo sopra Viale Mazzini preannuncia tempesta. “Ci siamo ritrovati questa grana tra capo e collo, nessuno sapeva nulla, ne avremo fatto volentieri a meno”, fa sapere un addetto ai lavori della kermesse canora. Tornare indietro sembra però impossibile, come fa capire lo stesso Vespa: “Non capisco francamente tutto questo rumore. Mi dispiace questo malanimo nei confronti di un uomo che si sta battendo con straordinario coraggio”. La questione poi ormai travalica la sede di Viale Mazzini e coinvolge direttamente Palazzo Chigi. Facendo dietrofront si rischierebbe l’incidente diplomatico, soprattutto per il buon rapporto tra Meloni e il presidente ucraino. Lunedì, però, la questione rimbalzerà in un Cda già infuocato perché l’ad Fuortes rischia di essere sfiduciato sul budget.