“Vi racconto il calvario di mio padre tra la Pet di Cetraro, la clinica Tirrenia e l’ospedale di Cosenza”

Nel pomeriggio del 05 marzo 2022 mio papà sig. Antonio Caroccia e mia mamma sig.ra Rosanna Perrone si trovavano presso la nostra abitazione sita in via Aldo Moro n. 11, Guardia Piemontese Marina (CS). Erano circa le 18.00 quando mio papà riferiva a mia mamma la comparsa di dolore a livello lombare e chiedeva alla stessa di fargli un massaggio con una pomata a base di antinfiammatorio per alleviare la sintomatologia. Successivamente, mio papà prendeva la macchina ed usciva per un giro in paese ma rientrava dopo circa 5 minuti riferendo a mia mamma malessere generale. Mio papà provvedeva, pertanto, a sedersi nell’intenzione di misurarsi con degli apparecchi medici presenti in casa pressione arteriosa, frequenza cardiaca e saturazione di ossigeno nel sangue.

Non appena prendeva l’apparecchio per la misurazione della pressione, nell’intento di infilarselo al polso, si accasciava a terra urtando la testa contro un mobile della cucina. Piano piano però poi riusciva a rialzarsi e con l’aiuto di mia mamma si sedeva sul divano. Mia mamma telefonava immediatamente a mio zio, il quale provvedeva prontamente a telefonare alle ore 18:48 al 118 della centrale operativa di Cosenza la quale a sua volta provvedeva ad attivare la PET di Cetraro. Alle ore 18:55 un’ambulanza arrivava presso la nostra abitazione. La equipe del PET di Cetraro, che stava facendo rifornimento in un distributore di benzina a pochi chilometri da casa nostra, una volta allertata al fine di ritrovare l’indirizzo, si fermava presso la macelleria sita in via Kennedy chiedendo dove si trovasse via Aldo Moro n. 11.

All’arrivo dei soccorritori la situazione era apparsa agli occhi degli stessi immediatamente grave. Mio papà però era lucido, vigile ed orientato nel tempo e nello spazio, riferendo al medico persistenza del dolore a livello lombare e interrogandosi sulla possibilità di aver potuto contrarre il COVID-19.

Mia mamma inoltre ribadiva ai soccorritori che il dolore in sede lombare era iniziato circa un’ora prima dell’arrivo degli stessi e che prima del loro arrivo mio papà si era accasciato sul pavimento di casa urtando la testa contro un mobile della cucina.

Il medico del 118, Dott. G. D. C., avente la qualifica di dirigente medico, chiedeva a mia mamma se mio papà stesse assumendo famarci e quali. Mia mamma riferiva che assumeva LOMIR, MOTILEX, PLAVIX e LOBIVON (vedasi verbale 118).

Il Dott. G. D. C. eseguiva ECG a 12 derivazioni da trasmettere alla centrale operativa. Dopo poco chiedeva in modo alterato e nervoso all’infermiere se avesse trasmesso il tracciato ECG e l’infermiere confermava l’avvenuta trasmissione. Infatti, come si evince dal verbale del 118 il tracciato ECG veniva teletrasmesso.

Si precisa però che, come riferito dal Dott. D. B. V., della centrale operativa del 118 della A.S.P. di Cosenza, per mancanza di linea la stessa centrale non riceveva nessun tracciato ECG e lo stesso risultava bianco (a sostegno di ciò vi è la prova documentale e la registrazione audio da me effettuata quando mi sono recata presso l’accesso agli atti della centrale operativa del 118 dell’A.S.P. di Cosenza). Tracciato ECG che però arrivava presso l’UTIC di Paola e che veniva visionato dal cardiologo di turno il quale dopo aver interloquito con il medico del 118 presente in casa riteneva opportuno il trasferimento presso la clinica Tirrenia Hospital di Belvedere Marittimo.

La equipe del 118 provvedeva anche a somministrare, nonostante il riferito trauma cranico e la terapia in atto di mio papà con singolo antiaggregante (PLAVIX), ½ fiala di FLECTADOL (vedasi verbale intervento 118) nella convinzione poi risultata errata si trattasse di un infarto del miocardio. Si segnala inoltre che l’infermiere (Sig. F. V.) che provvedeva al posizionamento dell’agocannula per la somministrazione del farmaco, data la difficoltà nel trovare la vena, non fosse affatto garbato e si rivolgeva a mio papà con tono arrogante e maleducato discostandosi dalla professionalità ed umanità che dovrebbe avere chi svolge questo tipo di lavoro.

Dopo aver effettuato l’ECG a 12 derivazioni e somministrato ½ fiala di FLECTADOL, il Dott. G. D. C., sempre nella convinzione poi risultata errata che fosse un infarto del miocardio, effettuava una telefonata chiedendo la conferma di trasferire mio papà presso la clinica Tirrenia Hospital s.r.l. ex Tricarico Rosano s.r.l. sita in Belvedere Marittimo (CS) che secondo il decreto del commissario ad acta n. 9 del 2 aprile 2015 risulta essere centro spoke per la sindrome coronarica acuta con UTIC ed emodinamica per l’area nord (vedasi documento). Si precisa che quando mi sono recata presso la centrale operativa del 118 di Cosenza, il Dott. D. B. V., come da registrazione da me effettuata, mi riferiva erroneamente che la casa di cura Tricarico fosse classificata centro HUB. In realtà per l’area nord centro HUB di riferimento come da decreto di cui sopra risulta essere l’AO di Cosenza.

Il medico del 118 in un primo momento riferiva, come mia zia può testimoniare, che mio papà avesse un’ischemia.

Come si evince dal verbale del 118 mio papà all’arrivo dell’equipe del 118 presentava:

  • apertura occhi: spontanea
  • risposta verbale: orientata
  • risposta motoria: obbedisce
  • pupille: miotiche
  • asimmetria facciale: no
  • disartria e/o afasia: no
  • emiparesi o ipostenia arti: no

Mia mamma e mia zia richiedevano più volte al medico di trasferire mio papà presso l’ospedale di Cosenza ma il medico nella convinzione dimostratasi poi errata che fosse un infarto del miocardio riteneva di trasferirlo presso la clinica Tirrenia Hospital s.r.l. ex Tricarico Rosano s.r.l. sita in Belvedere Marittimo (CS) in quanto come da dallo stesso medico affermato struttura idonea a fronteggiare patologie a livello cardiaco.

Dopo aver effettuato esame ECG a 12 derivazioni e somministrato FLECTADOL ½ fiala, veniva posizionato monitor ECG e mio papà veniva fatto sedere a petto scoperto, senza che gli operatori del 118 avessero minimamente cura viste le sue condizioni fisiche e viste le condizioni climatiche (era infatti una serata particolarmente fredda) su una sedia a rotelle, messo nell’ascensore del palazzo e trasportato presso l’ambulanza parcheggiata nel cortile. Era mia mamma che si preoccupava di coprirlo con un plaid che aveva preso da casa.

Giunti nel cortile il medico del 118 cambiava versione circa la diagnosi precedentemente effettuata. Secondo il medico non si trattava più di un’ischemia ma riferiva a mia zia, la quale richiedeva nuovamente di trasferire mio papà presso l’ospedale di Cosenza, che si trattava di infarto del miocardio. Queste le testuali parole del medico: “infarto in corso molto grave. L’ho già trasmesso. Belvedere, lì per il cuore sono bravi ed attrezzati”

Alle ore 19:20 l’ambulanza partiva da Guardia Piemontese alla volta di Belvedere dove giungeva al pronto soccorso della clinica alle ore 19:40. Giunti presso il pronto soccorso gli operatori sanitari di turno riferendo che vi era solo un posto libero non volevano accettare mio papà. Pertanto il medico del 118 si rivolgeva a mia mamma ed a mio zio esortando loro di insistere affinché lo accettassero.

Era poi lo stesso medico del 118 che insisteva per fare accettare mio papà presso il pronto soccorso, circostanza che mia zia può testimoniare in quanto un altro signore presente sul posto aveva commentato dicendo” è stato proprio bravo il medico ad insistere”.

Giunto presso la suddetta clinica mio papà veniva pertanto sottoposto ad ECG a 12 derivazioni, emogasanalisi arteriosa e TAC addome senza somministrazione di mezzo di contrasto. Veniva diagnosticato un aneurisma addominale senza menzione di rottura. Preme sottolineare la dicitura “senza menzione di rottura”, circostanza evidenziata con testuali parole dall’anestetista di turno presso la clinica: ”per fortuna non è rotto”.

Si precisa che l’emogasanalisi che la clinica riferisce essere poi stato consegnato durante il trasferimento di mio papà presso l’ospedale Annunziata di Cosenza risulta essere smarrito e come dalla clinica riferito neanche più ristampabile.

Intanto l’ambulanza che aveva provveduto a trasportare mio papà presso la clinica e con la convinzione che si trattasse di un infarto del miocardio lo lasciava in gravissime condizioni presso la struttura e andava via.

Si precisa, inoltre, che lo stesso personale della clinica aveva richiesto agli operatori del 118 di attendere per poi provvedere a trasferire il paziente presso l’ospedale Annunziata di Cosenza, centro attrezzato per il trattamento dell’aneurisma dell’aorta addominale. Segnalo altresì che in particolare è stato l’infermiere del 118 che mentre si fumava beatamente una sigaretta incitava i suoi colleghi ad andar via. Gli operatori del 118 pertanto lasciavano mio papà in gravissime condizioni presso la clinica ed andavano via.

Il personale medico della clinica non avendo i mezzi idonei a fronteggiare la suddetta situazione provvedeva così a prendere contatti con centro HUB di riferimento di Cosenza al fine di centralizzare mio papà in codice rosso presso lo stesso.

La clinica però non era in possesso di alcuna ambulanza o altro mezzo idoneo a trasferire immediatamente mio papà in codice rosso presso il suddetto centro HUB. Il personale sanitario della Tirrenia Hospital provvedeva così a contattare la centrale operativa del 118 di Cosenza al fine di richiedere un’ambulanza. Preme però sottolineare l’assoluta incompetenza e dei sanitari della Tirrenia Hospital nel comunicare la gravità della situazione e la necessità di avere un’ambulanza nel minore tempo possibile ed il tono scocciato con il quale l’operatore del 118 risponde al telefono. Tutto ciò documentato dalle conversazione telefoniche in mio possesso.

Come si evince dal quadro riassuntivo chiamata – intervento – missioni del SUEM 118 Cosenza con segnalazione: CRITICITA’: MOLTO CRITICA (EMERGENZA), alle ore 20:35:49 veniva allertata la centrale operativa al fine di inviare un’ambulanza presso il pronto soccorso della casa di cura Tirrenia Hospital che doveva trasportare mio papà presso il pronto soccorso ospedale Annunziata di Cosenza.

Veniva pertanto allertata la PET di Amantea che alle ore 20:42:08 partiva per raggiungere Belvedere dove vi giungeva alle ore 21:34:01 e da dove ripartiva dopo aver posizionato mio papà in ambulanza alle ore 21:48:54. Preme sottolineare che quando mio papà usciva dal pronto soccorso della Tirrenia Hospital, anche questa seconda volta senza alcuna cura da parte dei sanitari in quanto lo posizionavano sulla ambulanza tutto scoperto, circostanza non per nulla favorevole vista la condizione critica in cui mio papà versava e le temperature che vi erano, mia mamma chiamava mio papà ma lui aveva gli occhi sbarrati e non rispondeva: era visibilmente privo di sensi.

Mio papà giungeva alle ore 22:37:24 presso il pronto soccorso dell’ospedale Annunziata di Cosenza in emergenza ed in condizioni molto critiche, dopo aver anche vomitato in ambulanza durante il tragitto. Alle ore 22:47 veniva accettato presso il suddetto pronto soccorso (vedasi verbale di pronto soccorso n. 2022/7147).

Alle ore 23:02 veniva dimesso con codice rosso e ricoverato in chirurgia vascolare.

Come si può notare dalle analisi effettuate presso il pronto soccorso dell’ospedale Annunziata di Cosenza presenti nel verbale comparandole con quelle effettuate presso la clinica Tirrenia Hospital s.r.l. le condizioni cliniche di mio papà dopo il trascorrere di molte ore si erano aggravate.

Come si evince dalla cartella paziente integrata n. 938182 alle ore 23:07 mio papà veniva accettato presso il reparto di chirurgia vascolare con la seguente diagnosi di ingresso: aneurisma aorta addominale dissecat. pz con addome marezzato.

Alle ore 23:10 in sala operatoria iniziava l’anestesia, iniziava l’intervento chirurgico e venivano innestate le protesi ma mio papà aveva ben due arresti cardiaci al primo dei quali riusciva a riprendersi ma il secondo è stato fatale ed alle ore 01:30 del 6 marzo 2022 veniva constatato il decesso.

Valentina Caroccia