Vibo, la morte di Giuseppe Giuliano per malasanità. La famiglia: “I tabulati telefonici smentiscono il generale Battistini”

“Non possiamo accettare una morte così insensata, causata dall’indifferenza e dalla negligenza del personale sanitario”. La storia di Giuseppe Giuliano, un imprenditore di Ricadi, deceduto quindici giorni fa al pronto soccorso dell’ospedale di Vibo Valentia, la racconta il figlio Fabrizio. Ha scritto pure al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, puntando il dito contro quella che definisce “la sciatteria sanitaria”: “Il diritto ad essere curati dovrebbe essere garantito, – sono le sue parole – purtroppo tutto ciò a Vibo Valentia non è scontato”. Con la madre e i fratelli, Fabrizio Giuliano chiede giustizia per il padre e ha sporto denuncia ai carabinieri che hanno avviato le indagini e che adesso, coordinati dalla Procura di Vibo, dovranno verificare cosa è successo il 14 settembre scorso. Da una parte la famiglia che denuncia “un terribile caso di malasanità, uno dei tanti che affliggono questa amara provincia”, e dall’altra l’azienda sanitaria provinciale secondo cui i medici in servizio al pronto soccorso “hanno operato nel rispetto delle buone pratiche cliniche”.

La denuncia della famiglia – La storia è complicata ma andiamo con ordine partendo dalla versione della famiglia Giuliano. Il signor Giuseppe, 78 anni, quella mattina si è svegliato “con brividi di freddo” e febbre a 38°. “Alle 9 si alzava dal proprio letto – è la ricostruzione della moglie e dei figli – con la gamba sinistra molto gonfia, compresa la coscia che presentava puntini rossi. Il paziente lamentava molto dolore localizzato soprattutto al polpaccio sinistro. Avvertiva moltissima stanchezza, spossatezza, e a tratti momenti di stato confusionario”. Stando sempre al racconto dei familiari, “si procedeva chiamare l’ambulanza alle 14” ma “il 118 rispondeva comunicando che c’era un’attesa di tre ore circa, in quanto occupati con altri casi. Lo stesso operatore consigliava se era qualcosa di urgente di accompagnarlo in macchina”. Su questo punto, quanto sostenuto dai parenti dell’imprenditore non coincide con la ricostruzione dell’Azienda sanitaria provinciale. In ogni caso, Giuseppe Giuliano è andato in auto e alle 15 è arrivato all’ospedale di Vibo dove – scrive uno dei figli nella denuncia presentata ai carabinieri – “facevo scendere mio padre dall’auto e lo facevo accomodare sopra una barella presente fuori al pronto soccorso. Dopo di che personale del presidio lo faceva accomodare prima nella sala di attesa esterna, poi nella stanza interna del triage e alle successive ore 15.15 circa faceva ingresso all’interno del reparto”.

Presentata la denuncia, i familiari di Giuseppe Giuliano hanno incaricato l’avvocato Davide Vigna che, nei giorni scorsi, ha presentato al pm Filomena Aliberti, titolare dell’inchiesta, una richiesta di ulteriori attività di indagine segnalando pure che i suoi assistiti avrebbero riconosciuto, su alcune foto, uno dei medici presenti al pronto soccorso nelle ore in cui è avvenuto il decesso dell’imprenditore. Secondo notizie e foto pubblicate da organi di stampa, è un medico gettonista che “sarebbe recentemente incorso in vicissitudini giudiziarie”. In particolare il legale elenca i link di alcuni siti nei quali si riporta la notizia che il medico riconosciuto dai familiari di Giuliano è sotto processo a Sulmona dopo essere stato arrestato con l’accusa di concussione nei confronti di una donna malata di tumore. Quel processo, che nulla ha a che vedere con quanto avvenuto in Calabria, è ancora in corso. Intanto l’avvocato Vigna chiede, il sequestro del computer presente al pronto soccorso in quanto, i familiari di Giuliano hanno riferito di avere visto il medico, dopo la morte del padre, utilizzarlo e quindi “di effettuare una copia forense dello stesso atta a verificare eventuali modifiche operate sulla cartella clinica del paziente, ed in particolare l’orario di redazione delle stesse”. I sospetti, secondo i familiari, potrebbero essere fugati anche con l’acquisizione da parte della Procura “dei video e delle immagini presenti nell’impianto di videosorveglianza che avrebbe ripreso la saletta dove Giuliano sarebbe stato collocato dall’ingresso e sino al decesso”.

TRATTO DA IL FATTO QUOTIDIANO

 

Rispetto alle ultime dichiarazioni rese dal Commissario straordinario dell’azienda Sanitaria Provinciale di Vibo Valentia, Gen. Battistini, alla testata “Il Fatto Quotidiano” ( https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/09/30/anziano-muore-in-ospedale-la-famiglia-denuncia-per-ambulanza-3-ore-di-attesa-lasl-nessuna-chiamata-al-118-era-gia-grave/7308169/ ), sento il dovere di precisare che tramite gli Avvocati che si stanno occupando del caso è stata predisposta una replica veicolata direttamente alla Procura della Repubblica di Vibo Valentia, basata su dati e informazioni reperite dagli account delle utenze telefoniche (che, di per sé, costituiscono dati oggettivi).

Il Generale Antonio Battistini, commissario dell’Asp di Vibo Valentia, avrebbe in particolare segnalato che “Non ci risultano chiamate del 118 per essere trasportato in ospedale”.
Su questo primo aspetto è opportuno precisare che sin già dalle precedenti note del 19 e del 23 settembre 2023 era stato richiesto dallo scrivente nell’interesse della persona offesa.
L’acquisizione, presso il SUEM 118 di Vibo Valentia, delle registrazioni delle telefonate effettuate dai familiari del sig. GIULIANO Giuseppe nella data del 14 settembre 2023, nonché dei registri di operatività delle autoambulanze, al fine di scrutinare l’effettiva disponibilità delle stesse negli orari in cui era stato richiesto il soccorso, nonché le modalità delle interlocuzioni avute dall’operatore con i familiari;
L’acquisizione presso gli operatori indicati dei tabulati telefonici delle utenze +39 348.8615471 intestata al sig. Giuliano TonyCristian – operatore VODAFONE – +39 346.7348699 intestata al sig. Giuliano Giuseppe – operatore UNO MOBILE – +39 345.0203326 intestata alla sig.ra ROMBOLA’ Anna Maria – Operatore VODAFONE – +39 389.9296009 intestata al sig. GIULIANO Fabrizio – operatore VODAFONE – +39 345.1155718 intestata al sig. GIULIANO Stefano – operatore VODAFONE – +39 379.2370470 intestata al sig. GIULIANO Dario – operatore HO MOBILE – e +39 349.6936158 intestata al sig. GIULIANO Dario – operatore VODAFONE relativamente alla data del 14 settembre 2023, al fine di scrutinarne i contatti per le ragioni superiormente esposte;
In ciò precisando, come da originaria denuncia-querela, che i figli del Sig. Giuliano avevano contattato il 118 alle ore 13.15 circa del 14 settembre 2023, e si erano visti rispondere dall’operatore che “i tempi di attesa erano di circa due – tre ore”.
Ebbene, a fronte di ciò da verifica effettuata presso l’account Vodafone il sig. GIULIANO Tonycristian ha potuto verificare l’esatto orario delle chiamate effettuate al 118 dal suo numero di cellulare +39 348.8615471.
Appresso riportato lo screenshot delle risultanze del 14 settembre 2023, che V.S. potrà comunque acclarare dalla richiesta acquisizione dei tabulati

L’ultima delle chiamate, delle ore 15.09.32, era stata effettata dal sig. Giuliano Tonycristian al fine di comunicare al 118 che il paziente era già stato recato presso il Pronto Soccorso e che quindi non era più necessario l’arrivo dell’ambulanza, sicché il nominativo poteva essere depennato dalla lista d’attesa.
Si allega a tal fine alla presente dettaglio spese del numero indicato relativo ai giorni 14/09/2023 e 15/09/2023 – contenente numeri chiamati, data e ora e durata della chiamata – estratto dall’account personale del sig. GIULIANO Tonycristian, per acclarare quanto indicato.
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Sempre il Generale Battistini, nell’articolo menzionato, avrebbe riferito che il sig. Giuliano Giuseppe “era arrivato già in una situazione di gravità in ospedale” e che “gli operatori del pronto soccorso di Vibo Valentia e tutti quelli che si sono adoperati per risolvere il caso … hanno operato nel rispetto delle buone pratiche cliniche”.
Le circostanze sono oggetto di indagine da parte di V.S., ma è opportuno rimarcare l’attenzione di chi procede su un dato significativo.
I familiari del sig. Giuliano hanno riferito di avere ricevuto più telefonate dallo stesso allorquando questi era all’interno della saletta del P.S., e che in tali occasioni egli riferiva di avere freddo e di non aver ricevuto alcun tipo di attenzione.
Ebbene, consta dalla verifica del registro chiamate reperibile online sull’account personale del numero +39 345.0203326 intestato alla sig.ra ROMBOLA’ Anna Maria (moglie del sig. GIULIANO Giuseppe) – Operatore VODAFONE – che costei aveva contattato il marito alle ore 17.37.31 sul numero +39 346.7348699, ed aveva interloquito con lo stesso per 1 minuto e 20 secondi:
Circostanza che risulta anche dal registro chiamate reperito dai familiari del defunto GIULIANO Giuseppe sull’account dell’operatore UNO MOBILE relativo al numero +39 346.7348699, da cui risulta una chiamata al numero +39 348.8615471 intestato al figlio GIULIANO Tonycristian (17.36, durata 23 secondi) ed una chiamata alle ore 17.37 al numero +39 345.0203326 intestato alla moglie ROMBOLA’ Anna Maria – della durata di un secondo, a seguito della quale la moglie contatta direttamente il marito
Devesi precisare, in tal senso, che i registri ai quali si fa menzione e che vengono prodotti in copia contengono solo il riferimento delle chiamate effettuate e non anche di quelle ricevute in ragione del fatto che gli stessi hanno la funzione di mera verifica dei costi.
V.S. potrà ulteriormente riscontrare quanto emarginato dalla richiesta acquisizione dei tabulati presso gli operatori telefonici.
Sia consentito di chiedersi, retoricamente, come sia possibile che un paziente giunto al P.S. in condizioni di gravità – e che, si dovrebbe ritenere sulla scorta di quanto affermato dal Generale Battistini, sarebbe stato immediatamente sottoposto alle cure ed alle terapie del caso – abbia potuto effettuare dall’interno, durante il ricovero e le conseguenti cure e terapie, telefonate ai propri familiari dal cellulare personale.
Vorrei sottolineare ancora una volta la profonda tristezza e frustrazione, sentimenti che albergano nel mio cuore e nella mia mente al momento di raccontare una storia che non dovrebbe mai essere accaduta.
È una storia di perdita, di mancanza di rispetto e di abbandono, una storia che coinvolge la vita di mio padre e tutta la mia famiglia.

Tengo a precisare che, ad oggi, nessun esponente di quell’Azienda Sanitaria di Vibo Valentia (che per quanto dichiarato dal medesimo Generale Battistini si è dichiarata “molto sorpresa dalla reazione della famiglia”!) ha sentito l’esigenza di dare spiegazioni o illustrare cos’è successo quella sera all’interno del Pronto Soccorso di Vibo Valentia dove il mio caro papà è arrivato vivo con le sue gambe ed è uscito morto.

Non crediamo sia sorprendente reagire chiedendo spiegazioni, interrogandosi – come moglie e come figli di una persona morta da sola, sotto una coperta, all’interno di una saletta di pronto soccorso – sul perché ciò sia successo e non crediamo sia corretto rispondere a mezzo stampa, mai direttamente, limitandosi a dire che i parenti del defunto non avrebbero nemmeno chiamato il 118!

I parenti di Pino Giuliano non solo avevano chiamato il 118, non solo si erano sentiti rispondere freddamente che c’erano ore di attesa, ma hanno anche sentito il dovere di avvisarla – la centrale del 118 – che il paziente era già giunto autonomamente in ospedale e che non c’era necessità di mantenere il nominativo in lista d’attesa.La sera in cui mio padre è stato portato al Pronto Soccorso di Vibo Valentia, è arrivato vivo, con la speranza di ricevere le cure e le attenzioni che avrebbero potuto salvarlo.

Speranza che si è infranta impattando in un muro di silenzio e indifferenza.
La nostra famiglia è stata catapultata in un limbo di dolore, di incertezza e di frustrazione.

La mancanza di comunicazione, empatia, compassione e di umanità ci ha gettato nell’abisso dell’ignoto, nel quale non possiamo far altro che insistere nel cercare disperatamente e con ogni mezzo che lo Stato accorda ai suoi cittadini civili il senso di quanto è accaduto.

Ogni essere umano merita rispetto, dignità e cure adeguate quando sta male, anche se le sue condizioni risultino gravi!

Mio padre aveva diritto a tutto ciò, e invece gli è stato negato così come è stata negata ogni spiegazione alla sua famiglia.

Oggi, mentre condivido queste parole, porto avanti la sua voce, la voce di una vita spezzata, affinché nessun’altra famiglia debba vivere il dolore che abbiamo vissuto.

Chiediamo giustizia, chiediamo risposte, chiediamo che nessun altro debba mai essere lasciato nell’oscurità della disperazione.
La memoria di mio padre merita questo, e noi, come famiglia, continueremo a lottare per assicurarci che nessun’altra vita venga persa a causa di un sistema che sembra essersi dimenticato della sua umanità.
Grazie e cordiali saluti.
Fabrizio Giuliano