X Factor 2023. Sarafine: «Non mi sento un simbolo, ma ho sentito l’affetto di una generazione»

di Gianmarco Aimi

Fonte: RollingStone

La mattina successiva alla vittoria di X Factor – andata in onda in diretta giovedì su Sky, in streaming su Now e in simulcast su Tv8 – è forse ancora presto per pianificare progetti e mettere a fuoco il futuro. Sarafine però – tra i quattro i concorrenti dell’ultima edizione del talent – è quella che sembra avere meno difficoltà a destreggiarsi nel mercato discografico, visto che ha dimostrato di essere una producer di livello e di riuscire a confrontarsi con qualsiasi brano, genere e artista nazionale (Max Pezzali) e internazionale (Ofenbach) mettendo sempre in mostra il proprio stile. Ma anche gli altri, nella conferenza stampa post finalissima, hanno dimostrato di avere già le idee chiare su quale sarà il loro percorso fuori dalla tv.

«Abbiamo gioito, bevuto, e dobbiamo ancora realizzare», hanno premesso. Ma dovranno abituarsi al tempo che oggi, nella musica, corre molto velocemente. Se ne sta accorgendo appunto Sarafine, la prima classificata. Calabrese, 35 anni, dopo aver studiato economia aziendale e provato diversi lavori non proprio gratificanti nella sua terra, ha deciso di cercare all’estero: Inghilterra per migliorare l’inglese, il Lussemburgo per quattro anni e poi Bruxelles sempre nell’ambito del transfer pricing. Durante la pandemia la svolta: «Ho comprato strumenti musicali, fatto un corso di produzione online e non ho più retto la vita di prima, mi sono licenziata dall’azienda e ho provato a fare solo musica». Passano solo un paio di mesi e arriva X Factor, «dove è scattata la scintilla e mi sono sentita per la prima volta nel posto giusto». È lei la protagonista oggi, anche grazie a una storia personale nella quale si sono rispecchiate tante persone, in particolare quelle nate negli anni ‘80: «Ma non mi sento paladina di una generazione, anche se è vero che ne faccio parte. Quello che ho vissuto io lo hanno vissuto in tanti altri e quindi ho sentito l’affetto della gente come me che si chiedeva in azienda “che ci sto a fare qui?”. Non mi sono sentita sola e se questo ha fatto commuovere altre persone sento intorno ancora più affetto».

Ha poi spiegato meglio il punto di rottura con la vita precedente: «A un certo punto non ho accettato ciò che stavo facendo, non stavo diventando la persona che volevo essere, ero sempre più chiusa e sola. Quindi me ne sono fregata del tempo, degli anni e che avessi delle aspettative sulla mia vita, come famiglia e figli, e ho capito che è una stupidaggine che a 30 anni si debba già sapere che cosa uno vuole fare. Mi sono guardata persino dei tutorial su come cambiare vita e intraprendere un anno sabbatico. Alcuni aprono un chiringuito, io ho partecipato a X Factor». Anche adesso che X Factor l’ha vinto, però, prima di compiere altri passi sembra molto prudente: «Non sono così indottrinata sui vari generi, mi piace la dubstep, amo i The Chemical Brothers, Stromae e Skrillex, ma non so ancora dove mi collocherò. È un work in progress». Attualmente vive ancora a Bruxelles, anche se «l’idea di tornare in Italia mi piace tantissimo e vorrei tornarci per fare musica». Mentre più che sognare collaborazioni con altri artisti, le sono già arrivate diverse proposte: «Emma e Francesca Michielin mi hanno detto che gli piacerebbe lavorare con me, però devo ancora capire cosa farò io, solo allora mi aprirò agli altri».

LA PAGELLA: VOTO 10

Dall’Habanera di Bizet in chiave techno all’eterea Tutto il resto è noia di Franco Califano, passando a Get Up, Stand Up di Bob Marley & The Wailers sintetizzata per la Gen Z, fino ad arrivare all’inedito Malati di gioia, dove riscatta la sfigatissima Gen Y (a cui appartengo anch’io), caricata di aspettative e poi sprofondata in un abisso di delusioni, Sara Sorrenti ha avuto un percorso a X Factor da dieci e lode. Mai una sbavatura, nessun cedimento alla pressione, zero compromessi con il format televisivo. Come è entrata ne è uscita: una producer fatta e finita. A 34 anni, dopo aver vissuto l’esperienza frustrante di expat tra Lussemburgo e Belgio, nell’espressione artistica di Sarafine ha trovato in Italia la sua rivincita in musica. Duetta con gli Ofenbach (voto 7), non sulla scontata Be Mine, ma su Overdrive, segno di grande personalità. Vince e là fuori c’è già la fila per lavorare con lei.