“Basso profilo”. La lettera-denuncia della segretaria collusa (e delusa): “Associazione mafiosa ad altissimi livelli”

14 gennaio 2018 ore 20. Io Sinopoli Maria Teresa… scrivo tremando dalla paura queste due righe, in virtù di tutto quello che è successo e di cui mi sono resa conto già un anno fa, lavorando per alcune persone, quali Rosa Tommaso, Rolando Russo, Ketty Di Noia, Gallo Antonio e per ultimo Leone Andrea.

Ho iniziato circa quattro anni fa a lavorare facendo la segretaria per il Rosa, che era stretto amico del Russo. Dopo aver dimostrato tutta la mia voglia di lavorare, e non meno la forte necessità di guadagnare onestamente il mio seppur piccolo e dignitoso stipendio, mi aspettavo di essere assunta regolarmente ma nonostante la mia incalzante richiesta di ciò, la cosa non è mai avvenuta, al contrario mi ritrovo a rendermi conto che avevo a che fare con persone false, disoneste, imbroglione e soprattutto pericolose, allorquando mi vedo arrivare a casa la Dda di Roma, venendo solo e soltanto in quel momento a scoprire che i miei sospetti erano ampiamente fondati. 

A quel punto comunico a Rosa Tommaso di non volere avere a che fare con cose illegali, avendo già avuto in passato i miei personali problemi con la Giustizia, ma lui, con tutta la sua prevaricazione, mi comunica che io non avrei potuto fare più nulla, perché per lui e per i suoi compari era stato un gioco da ragazzi falsificare a mia insaputa firme per cose di cui io non immaginavo nemmeno lontanamente l’importanza… accompagnato dalla classica minaccia, velata non più di tanto, che se solo mi fossi azzardata a dire o denunciare qualcosa, avrei messo in serio pericolo la mia vita e quella dei miei genitori. 

Vivo ormai da quel momento questa situazione… non riesco più a vivere e neanche a respirare… Vengo controllata, seguita, minacciata psicologicamente e fisicamente. Ho seriamente terrore che queste persone attentino alla mia vita, poiché si tratta di individui senza scrupoli, dediti evidentemente in modo seriale alla illegalità e alla criminalità evidenziata dal metodo mafioso… Purtroppo queste sono persone che non hanno paura di niente e di nessuno e che saprebbero sempre come cavarsela, corrompendo ed avendo a che fare con gli esseri peggiori di questa terra a livello di criminali…. 

In fede, Sinopoli Maria Teresa

Questa lettera veniva rinvenuta nel corso di una perquisizione effettuata l’11 maggio 2018 dalla Guardia di Finanza di Crotone e va considerata anche alla luce delle captazioni delle conversazioni della donna. Tali dialoghi, infatti, conferiscono genuinità alla lettera scritta dalla Sinopoli, eliminando dubbi in merito a eventuali intenti calunniatori della stessa. Va precisato che tale lettera veniva scritta dalla Sinopoli e indirizzata a se stessa, allo scopo (ragionevolmente deducibile) di autotutelarsi. Dunque, da un lato la circostanza della coincidenza tra mittente e destinatario e dall’altro le conversazioni captate conferiscono una valida e piena portata indiziante alla lettera. Ma soprattutto ciò che elimina ogni ragionevole dubbio in merito alla genuinità di quanto scritto dalla Sinopoli nella lettera, è un frammento di una conversazione col fidanzato Faldella Santo, allorquando la donna, a seguito del rinvenimento della missiva, cercava di inventare delle giustificazioni che ne screditassero l’attendibilità.

Primo elemento che emerge dalla lettura è l’individuazione esatta dei soggetti di cui la donna ha paura e con cui la stessa ha intrattenuto diversi rapporti per lo più “lavorativi” e cioé Rosa Tommaso, Rolando Russo, Ketty Di Noia, Gallo Antonio e Leone Andrea. In secondo luogo, il fatto che la Sinopoli li definisca “pericolosi” avendo da questi ricevuto minacce ed essendo stata oggetto di pedinamenti e controlli. Infine la falsificazione della sua firma in diverse occasioni.

Tale ultimo elemento, peraltro, evoca il tipo di attivitò celata dietro gli schermi societari costituiti dalle cosiddette “cartiere” ad hoc costituite. Trattasi invero di un sistema acutamente creato dagli indagati e che funzionava con le seguenti modalità sinteticamente elencate: 1) emissione di fatture per operazioni inesistenti da parte di società fittizie ad hoc costituite; 2) accumulo di credito Iva in diversi passaggi; 3) prelevamento dei contanti; 4) consegna del contante ai soggetti promotori/organizzatori. Orbene, in seno al sistema così delineato, la Sinopoli rivestiva sia il ruolo di “testa di legno” che di “prelevatrice”.

Tra le conversazioni vi è quella avvenuta tra la Sinopoli e sua madre nell’aprile 2018, allorquando la prima diceva: “E’ un’associazione a delinquere di stampo mafioso… ad altissimi livelli, è tutta una rete, capito, sono tutti tra di loro… Valerio Drosi è praticamente il fratello di una che lavora nella Posta dove c’è il Direttore colluso con la sorella collusa… la Posta che gli dà più soldi in assoluto a loro… questo è intoccabile perché ovviamente è il fratello di una che lavora alla Posta… ha una sorella collusa… i rubinetti si sono chiusi… che la locale di Cirò ha chiuso che sono tutti dentro (operazione Stige)… alla fine risulta tutto e poi io sono stata minacciata fisicamente e verbalmente e nessuno può dimostrare il contrario… io non ho nulla da perdere… adesso abbiamo messo insieme i pezzi…”.

Tuttavia, la Sinopoli non va considerata alla stregua di una vittima ignara del circuito in cui era inserita, ma tutt’altro. La donna infatti non solo era consapevole della caratura criminale dei soggetti per cui lavorava, ma era al corrente anche della presenza, dietro le quinte, di personaggi ‘ndranghetisti di spicco quali Bagnato Antonio Santo… La Sinopoli non solo è consapevole della caratura criminale dei soggetti ma altresì dell’apporto dalla stessa offerto all’attività del sodalizio rimasto, a parere suo, privo della giusta ricompensa. Pertanto si ritiene che la Sinopoli abbia consapevolmente deciso di delinquere sotto la direzione del Gallo e del Rosa, auspicandosi ed aspettandosi, però, un diverso e più favorevole trattamento remuneratorio e, allorquando tale aspettativa veniva disattesa, la stessa in un primo tempo assumeva un atteggiamento quasi di sfida, per poi spaventarsi delle possibili reazioni dei suoi “capi”…