Chi era Karel Weirich, il giornalista che salvò gli ebrei internati nel campo di Ferramonti di Tarsia

L’Istituto Italiano di Cultura di Praga, in collaborazione con l’associazione Gariwo – Giardino dei Giusti di Praga, le Edizioni Carmelitane e con il patrocinio dell’ambasciata d’Italia, ha organizzato per oggi pomeriggio la presentazione della traduzione ceca del libro “Un giusto ritrovato – Karel Weirich: la Resistenza civile e il salvataggio degli ebrei in Italia”. Parteciperanno l’autore Alberto Tronchin, Francesco Leoncini, Università Ca’ Foscari di Venezia, Helena Weirichová, nipote di Karel Weirich, il cardinale Dominik Duka, arcivescovo di Praga, Andreas Pieralli, presidente dell’associazione Gariwo – Giardino dei Giusti e Pavel Mares, redattore delle Edizioni Carmelitane.

Il nome di Karel Weirich (1906-1981) non è ancora molto noto in Repubblica Ceca. In Italia lo è diventato soltanto negli ultimi anni per merito di Alberto Tronchin, giovane storico e ricercatore, che ha scoperto e diffuso la sua straordinaria storia. E in molti adesso lo definiscono lo “Schindler italiano”. 

Karel Weirich era un giornalista, stenografo e contabile attivo negli anni precedenti alla guerra, che dal 1935 divenne corrispondente dal Vaticano per la TK, l’agenzia stampa ceca. Visse a Roma dove nacque e dove tra le altre cose scriveva anche per il Messaggero. Fu attivo anche nelle istituzioni missionarie cattoliche mentre lavorava come corrispondente dall’Italia e dal Vaticano. Nel 1941 venne licenziato per i suoi pensieri apertamente antinazisti. Ed è proprio in questo periodo che, per mezzo del Fondo di San Venceslao, iniziò ad aiutare gli stranieri che si trovavano in Italia e che nel 1941 Mussolini fece internare.

Si trattava prevalentemente dei rifugiati ebrei che non erano riusciti a fuggire in tempo dall’Europa.

Grazie al coraggio di Weirich e al suo senso di giustizia riuscì ad organizzare da Roma gli aiuti per gli ebrei perseguitati che arrivavano dalla Cecoslovacchia. Il centro delle sue attività fu il campo di internamento di Ferramonti di Tarsia, in Calabria, dove vennero rinchiuse varie centinaia di ebrei, passeggeri della nave Pentcho naufragata mentre cercava di raggiungere la Palestina. A causa di ciò lo stesso Weirich vi fu internato fino a quando gli americani non liberarono il campo alla fine della guerra.

Il libro di Alberto Tronchin, che utilizza materiali d’archivio, descrive in che modo Weirich sviluppò le proprie attività a favore degli ebrei contestualizzandole nell’ambito degli eventi e della storia dell’olocausto e della lotta partigiana. L’edizione italiana del libro è stata pubblicato dall’Istresco, l’Istituto per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea della Marca Trevigiana.