Cosenza, dissesto “irreversibile”: l’ennesimo fallimento del cazzaro

C’è poco da essere contenti per quello che la Corte dei Conti, com’era prevedibile, ha sentenziato nello scorso mese di luglio: Cosenza è un Comune fallito. Così si direbbe se il Comune fosse una “ditta privata” che a questo punto sarebbe stata costretta a “depositare” i libri contabili in tribunale. Ma per i Comuni la formula è “dissesto finanziario”. Che equivale a voler dire: i conti non tornano. Le spese fatte da Occhiuto in questi ultimi 8 anni sono il quadruplo delle entrate. Come a dire: spendeva 8 e incassava 2. Che poi è il suo stile, e lo abbiamo visto con le sue società: 18 società a lui intestate tutte fallite, con un buco finanziario di 28 milioni di euro. Le sue manie di grandezza oramai le conoscono tutti: un tena pani e va truvannu sazizza. Nonostante fosse pieno di debiti non ha mai rinunciato al lusso: vedi la Porsche, la piscina nell’attico, le ville, le case in montagna e al mare, oggi tutto pignorato. Occhiuto, e lo dicono anche i suoi più fedeli servitori, ha sempre fatto il passo più lungo della gamba.

Eppure Occhiuto si dice tranquillo (dopo aver ingerito quintali di tranquillanti) di poter “apparare” tutto a Roma. Ha preparato l’ennesimo ricorso alle Sezioni Riunite e il 16 ottobre, per quanto se ne sa, conosceremo il responso. Il suo solito campa cavallo che l’erba cresce. E dev’essere anche per questo che aveva tutta ‘sta fretta di farsi incoronare candidato del centrodestra alla Regione prima del giorno della verità.

Ma a leggere le motivazioni dei giudici contabili calabresi che scrivono di un dissesto economico irreversibile, la possibilità di farla franca a Roma diventa sempre più esigua. E a nulla servirà questa volta cercare, com’è già successo in passato, qualche gancio presso le Sezioni Riunite disposto ad assumersi la responsabilità di annullare un evidente dissesto del Comune che non ha mai rispettato la procedura di riequilibrio, perché nessuno è più disposto a mettersi sul proprio groppone 305 milioni di euro di debiti per fargli un favore.

Fino a che, come l’ultima volta, si trattava di dire lasciamolo provare per vedere se è capace di risanare il debito, e quindi senza assunzione di responsabilità dei giudici “romani”, poteva anche andare bene, ma questa formula, questa volta, non è più ripetibile. Quello che conta sono i numeri e i numeri parlano chiaro: le Sezioni Riunite avevano dato l’opportunità al Comune di Cosenza di attuare un piano di rientro che non è mai partito, e su questo, tra 30 giorni, i giudici romani saranno chiamati ad esprimersi. E se tanto ci dà tanto, anche in questo caso il risultato è scontato.

Le responsabilità del cazzaro sono evidenti: il suo sciacqua Rosa e viva Agnese era sotto gli occhi di tutti, specie dei consiglieri di maggioranza che hanno sempre avallato le sua finanza creativa. Dopo il cazzaro, sono loro i veri responsabili del fallimento della città. Personaggi senza dignità che hanno difeso a spada tratta tutte le scelte del sindaco, permettendogli di saccheggiare le casse pubbliche. Mai una critica, mai un appunto, mai una richiesta di chiarimento. Hanno sempre firmato tutto e coperto il sindaco da quelli che reputavano attacchi ingiustificati ad opera dei famosi odiatori. Attacchi che oggi risultano veri e concreti come i numeri del disastro economico provocato dall’amministrazione Occhiuto.

Una cosa è certa: su questi personaggi da avanspettacolo che sono i consiglieri comunali da oggi in poi peserà l’onta della vergogna per aver ridotto la città alla miseria. Per aver umiliato una intera comunità con l’infamia del fallimento. Per otto lunghi anni hanno fatto finta di non vedere pur di mantenere quella poltroncina in Consiglio. Speriamo che questa volta i cosentini abbiano capito realmente da che parte sta la verità, e che alle prossime elezioni spazzino via per sempre questi personaggi che non meritano, anche se sono amici o parenti, di rappresentare i propri elettori in consiglio comunale.