Cosenza. Il nostro Sabato al Cinema (di Franco Panno)

Ad accorgersi per primo del valore letterario delle “Acqueforti” di Franco Panno è stato un poeta, Mauro Macario, figlio di un grande comico. Ha letto sulla rete i racconti, li ha amati e da ultimo ha voluto curare la prefazione all’edizione cartacea per i tipi di Coessenza. Il successo dell’opera prima di Franco Panno ha convinto un po’ tutti che si può passare tranquillamente a una seconda serie di racconti. 

“Questo piccolo ma prezioso Spoon River di Franco Panno – scrive Mauro Macario – salva i dimenticati, le facce scomparse e mai più riviste, i vecchi di tempi remoti, gli amori adolescenziali rimasti sospesi in un limbo struggente…”. 

E così siamo felici non solo di poter anticipare che ci sarà un secondo libro di Franco Panno ma anche di poterne anticipare uno dei racconti, che ci ha riportato in mente tanti ricordi di gioventù cosentina: dal sabato al Cinema alla nostra cara vecchia Morrone la domenica. 

di Franco Panno

Un giro in centro. Quasi mai il sabato. Preferivamo il Bar e la piazza. Ma quando dovevamo andare al Cinema ci toccava. Andavamo in un Cinema bisala, dove lavorava mio zio Raffaele. Appena i suoi colleghi si distraevano faceva segno con la mano che potevamo entrare. Il ragazzo che vendeva bibite nella sala, nostro amico, ci lanciava un pacchetto di noccioline che sgranocchiavamo in quattro. Preferivamo la sala che dava i Western e i poliziotteschi, l’altra la più elegante, dava film d’impegno. Ricordo durante la visione di un film che capitammo dietro una coppia che si sbaciucchio’ per tutta la durata della pellicola.

All’accensione delle luci, tra il primo e il secondo tempo incrociammo lo sguardo del Ragionier Neri, ricompostosi dopo la lotta con la sua giovane amante, che rimase scomposta. Ci guardò, roteò il dito, per dire ci vediamo dopo. Alla fine della proiezione, dopo aver dato una lauta mancia a mio zio, ci portò al bar, dove facemmo incetta di patatine e Bibite. Comprò in pratica il nostro silenzio. Poi il rientro veloce a casa, se si sforava a casa le buscavamo. La cosa che più temevo era l’interrogatorio di mio Padre sul film visto. A meta trama mi stoppava, l’avevo convinto. Una volta ci imbucammo ad un film vietato ai 14 anni. La trama che raccontai fu poco credibile, Papa redarguì Zio Raffaele, aveva capito tutto.

Decidemmo in un’altra occasione di fumare la nostra prima sigaretta nel buio della sala, allora nei Cinema si fumava. Un pacchetto di Nazionali, costavano poco. Poi l’occultamento delle sigarette sotto un grande albero della villa comunale. Passammo la serata a sentire il fiato vicendevolmente, dopo aver consumato un sacchetto di Golia. Il fiato di Tony era una discarica al chiuso. Il nostro Sabato al Cinema. Una occhiata alla tua finestra al rientro, la tua ombra mentre sistemavi le trecce bionde e una preoccupazione, lo scontro salvezza del giorno dopo Morrone-Termitana, la serie D andava mantenuta a tutti i costi.
Quaranta giorni di libertà, Anna Identici
Buona serata