Le false identità di Rocco Morabito e il “balletto” dell’estradizione

Rocco Morabito, detto “U Tamunga”, appena estradato in Italia, dopo essere evaso poco più di tre anni fa (giugno 2019) da un carcere uruguayano, è considerato il re della cocaina a Milano nel periodo a cavallo tra la fine degli anni ’80 e gli inizi degli anni ’90, nonché uno dei più capaci narcotrafficanti del mondo. Nato 56 anni fa ad Africo, in provincia di Reggio Calabria, imparentato col boss Giuseppe Morabito, detto ”u tiradrittu’, a capo dell’omonima e potentissima cosca della Locride, diventa “re della coca” a Milano e la sua fama di uccel di bosco ha camminato insieme a lui fino a pochi anni fa.

Era stato tratto in arresto in un albergo di Montevideo il 3 settembre 2017, grazie ad un’attività info-investigativa coordinata tra la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga Argentina e il Comando Provinciale di Reggio Calabria, dopo una latitanza di 23 anni.

Costruitosi una falsa identità, aveva con sé vari documenti di nazionalità brasiliana sotto il nome di Francisco Capeleto de Souza, grazie ai quali era riuscito a far perdere completamente le sue tracce. Al momento dell’arresto del 2017, in albergo e nella sua lussuosa abitazione a Punta del Este, zona residenziale non molto distante da Montevideo, la polizia uruguagia ed i militari dell’Arma di Reggio Calabria avevano trovato una serie di documenti falsi, una pistola, 150 mila dollari in contanti, 150 fotografie in formato fototessera e 13 schede telefoniche.

Da allora era iniziata una lunga battaglia legale, nel corso della quale i suoi avvocati ad un certo punto avevano sperato di poterla vincere ma alla fine l’Uruguay aveva ceduto e aveva acconsentito all’estradizione. Le motivazioni del giudice Sanchez erano state diffuse il 6 luglio 2018.

L’avvocato difensore di Morabito aveva motivavo l’istanza in virtù della scadenza del periodo di detenzione di 120 giorni, massimo periodo di carcere ammesso in attesa di pronunciamento su una richiesta di estradizione. Secondo il codice di procedura penale dell’Uruguay recentemente emendato, infatti, Morabito avrebbe potuto godere di misure alternative alla detenzione, quali il divieto di avvicinarsi ai confini nazionali, il ritiro dei documenti validi per l’espatrio e l’applicazione di una cavigliera elettronica. Ma il giudice Sanchez aveva rigettato la richiesta: prevalgono le intese internazionali, in questo caso gli accordi bilaterali di cooperazione giudiziaria fra Italia e Uruguay.

Anche l’appello era andato male, a marzo 2019 e così Rocco Morabito deve aver pensato che sarebbe stato meglio svignarsela magari da qualche parte dove non lo avrebbe cercato nessuno. Era andato via dal carcere “Central” in Montevideo con una semplicità disarmante, addirittura dalla terrazza… Ma la “pacchia” era destinata a finire e c’erano state già molte avvisaglie prima dell’arresto, visto e considerato che un po’ tutti sapevano che aveva trovato rifugio in Brasile. La fuga è durata fino al maggio del 2021, quando viene scovato in un albergo di Joao Pessoa, capitale dello stato si Paraiba, nel nord-est del Brasile insieme a Vincenzo Pasquino. altro latitante della ‘ndrangheta ricercato. Da mesi si attendeva la sua estradizione in Italia, per un po’ si è temuto potessero sorgere impedimenti di qualche tipo. Fino a oggi, con l’atterraggio del superboss all’aeroporto di Roma-Ciampino che segna la fine del superboss passato dalla bella vita al carcere.