Locride, quello spot è stato un autogol (di Pasquale Aiello)

di Pasquale Aiello

Che l’assemblea dei sindaci della Locride fosse un organismo inventato al solo scopo di darsi una botta di réclame personale con l’avvicendamento a turno della carica di presidente lo si era capito fin da subito. La non attività politica di incisione sulle scelte operate alla ‘cittadella’ di Catanzaro o anche più in alto, riguardo alle problematiche che questa parte di territorio calabrese presenta, ne è la dimostrazione pratica. Di questo bisogna prenderne atto.

Ma cominciare anche a farsi gli autogol come quello rappresentato dallo spot per la promozione della Locride, francamente è troppo. Siamo già poco competitivi di nostro, purtroppo. Il trailer pubblicitario incriminato prodotto da Klaus Davi con la sua azienda pubblicitaria e applaudito dai vertici dell’assemblea dei sindaci, da consiglieri regionali ma anche da certa stampa locale che ora ipocritamente s’indignano e prendono le distanze, è quanto di più moralmente denigrante e ingiustificabile ci possa essere. Farsi propaganda e vendere le proprie risorse a scapito dell’immagine di altri non può essere dignitoso. Al sud questa cultura del ‘morte tua vita mia’ non gli appartiene.

Quaggiù e specie nella Locride, è vero, si è sovraccarichi di problematiche, c’è la ndrangheta col suo seguito di consenso politico-imprenditoriale e non lo si può disconoscere, una sanità al collasso sotto gli occhi di tutti, una viabilità carente e tant’altro, si è stati sempre depredati e relegati a fanalino di coda dalla politica nazionale, ma è altrettanto vero che c’è tanta onestà, lealtà, accoglienza, solidarietà e voglia di farcela mettendo in campo tutte le energie giovanili, intellettuali, professionali, sociali e di  volontariato che si dispone e di cui si è fieri, sicuramente non da soli, ma con l’aiuto di tutto il sistema paese e rivendicando un ruolo di partecipazione nelle scelte strategiche.

Non si vuole avere glorie sulla pelle di altri simili soprattutto di coloro che sono morti durante questa malefica pandemia. Pubblicità comparativa, subliminale, ingannevole, concorrenza e quant’altro sono forme comunicative del libero mercato. Qua non c’è bisogno di elemosinare turismo, perché in questi luoghi è tutto naturale e viene da sé. Un patrimonio artistico, culturale, storico, archeologico, naturalistico e gastronomico come quello calabrese non ha bisogno di un opera di denigrazione altrui per essere valorizzato e utilizzato al meglio.

Comunque sia, non si può lasciare il riscatto del sud a chiunque vada in cerca di popolarità, con tutto il rispetto per la professionalità di tutti, improvvisandosi paladini della questione meridionale, giocando a candidarsi a sindaci di questo o quel paese senza conoscerne il territorio, oppure ostentando antimafia, o addirittura dichiarando di voler fare il primo cittadino di Reggio Calabria. Il riscatto del meridione dovrà necessariamente passare per la sua gente o non sarà. Piuttosto è vero che da decenni in Calabria schieriamo, ahimè, una classe politica miope e inconcludente, votata ovviamente con libere elezioni, che pensa solo ai propri affari e a quelli degli amici e che non sa o non vuole dedicarsi alla gente e a risolvere i suoi problemi. La speranza è che le future generazioni possano far tesoro di un modo scellerato di fare politica in Calabria finora controproducente e dannoso e correggerne il tiro affinchè questo lembo di terra tormentato, bello e affascinante possa un giorno riscattarsi.