Politica&Padroni, ecco come iGreco e i loro compari hanno affondato il Gruppo Novelli. E Liguori insabbia

I componenti del CDA che hanno affossato il Gruppo Novelli: Musaio, Tarozzi e Alfieri

TRIBUNALE DI TERNI
RICORSO EX ART. 702 BIS C.P.C.
Per: la società Gruppo Novelli S.r.l. in concordato preventivo

COSENZA-TERNI-iGRECO. DOTTOR LIGUORI MA LEI C’E’ O CI FA?

Continuiamo a pubblicare l’esposto-denuncia (in gergo tecnico ricorso ex articolo 702 bis del codice di procedura civile) che il Gruppo Novelli aveva presentato al Tribunale di Terni per chiedere l’annullamento della cessione delle aziende al gruppo iGreco (prima parte) (seconda parte) (terza parte). Il Tribunale di Terni su questa denuncia doveva emettere una sentenza nel novembre 2017. Sono passati tre anni e mezzo e non si è ancora pronunciato a riguardo… In un primo tempo i maligni dicono che l’insabbiamento era dovuto all’arrivo di un giudice già “famoso” per aver snaturato l’inchiesta “Mafia Capitale” a Roma…, tale Rosanna Ianniello… Ma leggendo il libro di Palamara e approfondendo la nostra indagine ci siamo resi conto che il “regista” dell’operazione è il procuratore capo in persona, tale Alberto Liguori da Cosenza, sodale anzi allievo prediletto del Gattopardo del porto delle nebbie al secolo Mario Spagnuolo. Arrivato a Terni, guarda caso, proprio in quel periodo, anzi un anno prima: aprile 2016. 

Alberto Liguori, allievo prediletto del Gattopardo

Ma prima di spiegarvi nei dettagli e nei particolari chi è il soggetto e quali sono state (e saranno) le sue prossime “prodezze”, passiamo senz’altro alla quarta parte della denuncia. 

A questo punto del racconto, emerge chiaramente che il Consiglio d’Amministrazione, nelle persone dei professionisti (solo sulla carta perché nei fatti sono compari de iGreco) Musaio, Tarozzi e Alfieri, ha giocato sporco e chi ha scritto il ricorso, non può fare a meno di evidenziarlo.

L’insieme degli elementi fino qui evidenziati fa emergere un quadro a tinte fosche che pure i soci avevano in qualche modo previsto, allorquando avevano rifiutato la cessione di tutte le loro partecipazioni al medesimo gruppo poi cessionario degli asset, lamentando l’assenza totale di garanzie e di un progetto di realizzo in grado di tutelare il Gruppo, i creditori sociali ed i 500 lavoratori assunti.

Purtroppo, gli accadimenti successivi, dimostreranno quanto fosse corretta la ritrosia dei soci rispetto al piano ordito (anche) in loro danno dall’ex management.

61. I soci, dunque, non appena avuto contezza dell’operazione messa in piedi dal vecchio consiglio di amministrazione (e tenuta loro strumentalmente nascosta) hanno provveduto immediatamente – in data 16 gennaio 2017 – a revocare i componenti del consiglio medesimo ed a nominarne di nuovi (dopo alcuni tentativi dilatori effettuati dagli ex consiglieri in tal senso e costringendo i soci a disporre la convocazione diretta dell’assemblea in data 5 gennaio 2017).

62. Allo stesso tempo, veniva fatta richiesta al vecchio management di consegna di tutta la documentazione societaria ancora in possesso del consiglio, ivi compresa la documentazione contabile, i registri fiscali e le comunicazioni anche giunte via pec, nonché le credenziali per accedere ai domini di posta intestati alla Società, etc..

63. Solo dopo varie pressioni operate dall’attuale management, il vecchio organo gestorio ha consegnato, soltanto in data 16 febbraio 2017, una documentazione parziale e non aggiornata ed omettendo la consegna di molti documenti rilevanti (tutt’oggi non consegnati, con grave nocumento per la società e l’operato dell’attuale consiglio di amministrazione).

64. Insomma, le gravi ed illegittime condotte del vecchio organo gestorio sono state perpetrate anche successivamente alla revoca del mandato datato 16 gennaio 2017. Infatti, tra le altre cose, basti pensare che il Prof. Musaio – sulla scorta dell’operazione di cessione degli asset sopra menzionata – ha ritenuto addirittura di depositare – in data 30 gennaio 2017 – una istanza per ottenere il provvedimento di chiusura del concordato preventivo Gruppo Novelli, pur essendone assolutamente sprovvisto di poteri!

65. Per fortuna, il Tribunale adito – in data 8 febbraio 2017 – ha rigettato con forza la richiesta, sostenendo come in alcun modo l’operazione messa in essere dal vecchio CDA potesse considerarsi espletata in attuazione del piano concordatario e, dunque, valida ai fini di un provvedimento di chiusura del concordato preventivo medesimo (evidenziando al contempo come l’organo gestorio avrebbe dovuto rendere poi conto dell’operazione arbitrariamente conclusa senza che questa potesse essere tradotta in soddisfazione, nemmeno parziale, per i creditori concordatari). E non vi è dubbio che l’atto dispositivo compiuto, come già osservato da parte del Tribunale nel provvedimento reso in data 12 dicembre 2016 agli atti, non fosse (e non sia) conforme alla esecuzione del concordato preventivo de quo, non mancando di rilevare che non potesse trovare applicazione – al concordato omologato ed in fase di esecuzione – la previsione dell’art. 182 L.F. (che
disciplina le cessioni), trovando tale norma applicazione unicamente per il concordato che preveda già nella proposta formulata la cessione di beni per il soddisfacimento dei creditori.

66. A tale quadro, si aggiunga che i primi mesi post cessione hanno evidenziato in maniera evidente l’assoluta gravità dell’atto oggi impugnato, realizzato in tutta fretta dall’ex management della Società (che, guarda caso, adesso compare nella compagine amministrative delle ex società partecipate da Gruppo Novelli ed ora in pancia di Alimentitaliani!), se è vero, infatti, che nonostante i proclami fatti da Alimentitaliani (e dal vecchio CDA di Gruppo Novelli che ha portato avanti l’operazione):
(i) gli stipendi di dicembre, gennaio e febbraio dei lavoratori sono stati pagati con grave ritardo (e con il taglio indiscriminato ed ingiustificato di tutti i superminimi e di altre contingenze);

(ii) il business plan esibito (soltanto) nel febbraio 2017 da Alimentitaliani medesima (apparso ictu oculi, generico, raffazzonato e certamente inidoneo ad illustrare le linee strategiche per cui dovrebbe essere garantita la ripresa dell’attività aziendale) una delle
poche cose che sembra garantire è il taglio immane della forza lavoro ed in parte la sua esternalizzazione (per tagli di valore ammontante a circa 5 milioni di euro), mentre nessun cenno si fa ad una ricapitalizzazione di circa 1,5 milioni di euro che pure era stata paventata e che avrebbe dovuto costituire la discriminante positiva dell’affidare alla cessionaria il compito gravoso di riportare in careggiata la ex Novelli;

(iii) i sindacati (che pure tanto avevano pressato perché tale cessione avvenisse in tempi rapidi) hanno da tempo (e purtroppo con grave e colpevole ritardo) dichiarato lo stato di agitazione e denunciato le storture di una operazione le cui finalità sono oramai evidente agli occhi dei più, essendo stata perpetrata in esclusivo danno del Gruppo Novelli (e dei soci) ed a vantaggio esclusivo dei cessionari;

(iv) subito dopo la Cessione, per quanto di conoscenza della Società, Alimentitaliani ha iniziato a dirottare tutti i pagamenti dei debitori del Gruppo su conti correnti intestati alla medesima cessionaria ed ha depositato istanza di ammissione alla procedura di concordato preventivo.

Quest’ultima circostanza rappresenta chiaramente l’ennesimo atto di gravità assoluta perpetrato in danno di Gruppo Novelli, nonché dei circa 500 lavoratori dipendenti in forza attualmente ad Alimentitaliani e dei creditori, soprattutto quelli non concordatari e chiarirebbe anche già da solo il fine ultimo dell’intera operazione di cessione;

(v) la stessa Alimentitaliani, in barba a tutti gli impegni contrattuali (e non) presi, ha purtroppo già iniziato lo “smantellamento” delle consistenze acquistate dalla ex Novelli, come è dimostrato dalla circostanza che in data 7 febbraio 2017 la Fattorie Novelli Srl Agricola (che detiene come dedotto gran parte del patrimonio di quello che era il gruppo
Novelli, con consistenze immobiliari per milioni e milioni di euro), già controllata al 100% dalla Gruppo Novelli Srl, dopo la cessione dell’intera azienda in favore di Alimentitaliani, è stata da quest’ultima ceduta al 100% a due nuovi soci: la società Poderi Greco Società Semplice Agricola, al 90%, ed al signor Cataldo Greco per la restante parte, fuoriuscendo definitivamente da patrimonio aziendale ceduto.

La cessione sarebbe stata effettuata al mero valore nominale delle partecipazioni (ossia per poche centinaia di migliaia di euro), il che dimostrerebbe gli intenti gravemente speculativi
della globale operazione partita proprio con la Cessione del 22 dicembre 2016 e proseguita subito dopo. Allo stesso modo, anche la Cantine Novelli Srl, già controllata al 100%
dalla Gruppo Novelli Srl, dopo la cessione dell’intera azienda in favore di Alimentitaliani, è stata – sempre in data 7 febbraio 2017 – da quest’ultima ceduta al 100% ai medesimi due nuovi soci: Poderi Greco Società Semplice Agricola, al 90%, ed al signor Cataldo Greco la restante parte, nominando amministratore, in data 9 febbraio 2017 – immediatamente
dopo la cessione, il Sig. Greco Saverio che già amministra la Alimentitaliani Srl.

Analoga attività di alienazione a terzi (benché componenti della famiglia Greco) sembrerebbe essere stata iniziata anche relativamente agli immobili (tale circostanza verrà se del caso dimostrata in corso di giudizio).
Non c’è chi non vede come tali atti dispositivi si pongano certamente in contrasto non solo con il Piano concordatario (che sarebbe onere della Alimentitaliani portare avanti in ogni caso) ma anche con il percorso teso a preservare l’unitarietà del Gruppo oggetto della cessione, legittimando ogni più ampio dubbio sia sulla volontà, ma soprattutto sulla capacità della cessionaria, di garantire con l’ingente patrimonio “ricevuto”, i diritti dei
creditori del concordato della Gruppo Novelli e delle società da questa controllate, essendosi posta la Alimentitaliani quale naturale prosecuzione dell’attività di impresa dell’attrice. È altrettanto chiaro come una eventuale e sperata declaratoria di annullamento della cessione in questa sede, sarebbe certamente opponibile ai terzi ai sensi dell’art. 1445 c.c., essendo indubbia la mancanza di buona fede degli acquirenti rispetto alla operazione in esame (si tratta sempre dei medesimi soggetti appartenenti alla famiglia Greco).

67. Ma in realtà, chi scrive non nutre alcun dubbio circa i reali intenti di chi ha messo in piedi questa incredibile, artefatta e gravissima operazione societaria. Probabilmente, il disegno del vecchio gruppo dirigente di “affossamento” del Gruppo Novelli e successiva grave, illegittima operazione di speculazione finanziaria (che potrebbe investire anche profili penalmente rilevanti) era partito da molto lontano, sin da quando i soci Novelli cioè (pensando di fare il bene delle loro aziende), hanno affidato a degli asseriti, specchiati professionisti il compito di “portare in salvo” il Gruppo, potenzialmente ancora fortemente competitivo.
Altro che portare in salvo, l’hanno praticamente affondato!!!

4 – (continua)