A Rovito si saluta l’estate con Olivier Assayas

Per il cinquantaduesimo cineappuntamento di Flashback, Ugo G. Caruso propone un film tenuto fin qui in serbo proprio per dare idealmente il benvenuto alla nuova stagione giusto prima del solstizio, ovvero “L’heure d’été” (Francia 2008), una delle opere più riuscite del talentuoso Olivier Assayas, autore di punta del cinema transalpino e cionondimeno, rimasta inedita nelle sale italiane.

L’appuntamento, come di consueto, è al Teatro Comunale di Rovito (Cosenza) per lunedì 20 giugno alle ore 21 nel cartellone del Cineforum Falso Movimento.

Riuniti in una giornata estiva nella bella dimora di famiglia immersa nel verde, Adrienne, Frédéric e Jérémie con le rispettive famiglie festeggiano i settantacinque anni della madre, Hélène Berthier, donna colta e raffinata, vissuta nel culto dello zio Paul Berthier, importante pittore e collezionista.

Hélène sente di essere prossima alla morte e la sua preoccupazione più grande è quella di sapere che fine faranno la sua casa di campagna e tutti gli oggetti di valore che essa contiene una volta che ella non ci sarà più.

Come da lei previsto, Hélène viene a mancare e Adrienne, Frédéric e Jérémie dovranno decidere se tenere o vendere la vecchia casa della loro genitrice. I loro orientamenti sono discordi ed una volta elaborato il lutto i tre si troveranno a discutere sul da farsi.  A chiudere il cerchio narrativo il film si conclude con un’altra festa, probabilmente l’ultima, che vede protagonista la figlia di Fréderic ed i suoi giovani amici.

L’heure d’été faceva parte inizialmente di un progetto per celebrare il Musée d’Orsay  con quattro cortometraggi che avrebbero portato la firma di Raul Ruiz, Jim Jarmush e Hou Hsiao Hsien.

Alla fine è rimasta solo l’idea di Assayas che ha felicemente deciso di farne un lungometraggio. Interpretato tra gli altri da Charles Berling, Juliette Binoche, Jérémy Renier, Édith Scob e Valerie Bonnetton, L’heure d’été è un’opera di rara grazia e profondità che trova le sue ascendenze spirituali nelle piéces di Cechov e nelle commedie familiari di Ozu.  Non diversamente da queste ci parla infatti del fluire del tempo, dei cicli della nostra esistenza, del valore affettivo dei luoghi e degli oggetti, insomma della vita, della vita vera.