Acri, la morte per malasanità di Antonio Fusaro: il 10 aprile udienza preliminare

Morte Fusaro, il 10 aprile il giudice deciderà su Micalizzi, accusato di omicidio colposo

Il prossimo 10 aprile alle 9, presso il tribunale di Novara, il giudice per le udienze preliminari, Guerrerio, deciderà se rinviare o meno a giudizio, Ezio Micalizzi, 63enne, accusato di omicidio colposo perché primo operatore e capo dell’equipe che operò, nel 2014 all’ospedale di Novara, Antonio Fusaro, originario di Acri, morto dopo venti giorni dall’intervento presso l’ospedale Molinette di Torino.

I familiari Fusaro Annunziata, Fusaro Patrizia e Fusaro Carmela hanno sempre sostenuto che il giorno dell’operazione qualcosa è andato storto. Il legale, Mario Murano, dice: “La morte del povero Antonio, all’epoca 43enne, e’ conseguenza di un intervento di chirurgia cardiaca azzardato nelle decisioni e macroscopicamente errato nella sua esecuzione. Il cuore del paziente non e’ stato adeguatamente protetto durante l’intervento. L’ acclusa richiesta di rinvio a giudizio del pubblico ministero contiene la descrizione analitica delle condotte che hanno provocato la morte di Antonio. Come potrà evincersi dal predetto atto, sono state violate le regole basilari della protezione miocardica durante l’esecuzione dell’intervento di chirurgia cardiaca, ovvero sostituzione della valvola mitrale. Con tale allarmante quadro di condotte imprudenti, imperite e negligenti nessun cuore avrebbe potuto sopravvivere.

Tra l’altro, si trattava di un intervento eseguito per la prima volta ed al povero Antonio è toccata la sorte di fare da apripista in una nuova procedura chirurgica. Stiamo valutando se promuovere azione risarcitoria davanti al tribunale civile contro chi ha fornito cattive informazioni ad Antonio al punto tale da determinarlo a recarsi in un centro cardiochirurgico inadeguato, specie per la procedura mininvasiva. Continueremo ad impegnare tutte le forze al fine di rendere giustizia alla povera vittima ed ai suoi familiari che soffrono silenziosamente tutto il loro dolore, specie ora alla luce dell’emersione dei gravi errori commessi in quella sala operatoria di Novara”.

Roberto Saporito