Anche i Servizi (segreti) si muovono sull’operazione rete unica

di Manuel Follis

Fonte: MF

C’ è lo scudo anche dei Servizi dietro il dossier sulla rete unica e il ruolo di Tim, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza dei dati degli utenti. E’ la notizia che emerge il giorno dopo l’ intesa sulla nuova società della fibra e la cosa non deve stupire; ormai i dati personali, i Big Data, che si parli di cloud o data center, sono non solo un business in grande espansione ma anche la benzina del web: logico quindi che anche l’ intelligence nazionale e i suoi vertici si siano espressi col governo Conte per una messa in sicurezza di tutto ciò che viaggia sul filo scambiando l’ identità personale di 60 milioni di italiani. Anche queste considerazioni sono sullo sfondo della svolta che si è registrata nei giorni scorsi e hanno perciò avvalorato la scelta dell’ esecutivo di imprimere una velocizzazione al percorso di nascita della nuova infrastruttura digitale.

La politica intanto già si interroga e valuta con qualche perplessità l’ accordo sulla rete siglato lunedì scorso. ll titolo Telecom ieri ha aperto in rialzo, ma sono bastati pochi minuti perché pian piano prevalessero i realizzi. A fine giornata le azioni della società hanno così chiuso in calo del 2,06% a 0,39 euro. Eppure il mercato si è espresso per una volta in maniera inequivocabile.

A seguito dell’ annuncio di due giorni fa della firma di un memorandum tra Tim e Cdp per arrivare entro marzo 2021 alla fusione tra la rete di Fibercop e quella di Open Fiber, gli analisti hanno portato quasi all’ unanimità il giudizio su Tim a buy. Equita ha segnalato che FiberCop è fattibile senza un elevato incremento dei Capex nel periodo 2021-22.

Gli analisti, nel complesso, apprezzano che l’ operazione valorizzi l’ asset rete a multipli ben superiori a quelli di borsa, riducendo contestualmente il rischio competitivo portato da Open Fiber. Mediobanca Securities segnala che il deal con Kkr permette a Tim di cristallizzare il valore dell’ asset, riducendo ulteriormente il debito, mentre il co-investimento migliora il profilo di generazione di cassa nei prossimi anni.

Buy anche da parte degli analisti di Intesa Sanpaolo, di Jefferies, di Bank of America Global Research o di Kepler Cheuvreux. Eppure, nonostante i giudizi e le prospettive positive, hanno prevalso i realizzi rispetto al rally. Un comportamento per certi versi ordinario per le dinamiche borsistiche, ma che altri riconducono invece ai malumori politici che crescono in Parlamento lato M5S, come documentato da questo giornale.

«Il mio giudizio è decisamente positivo, il governo è riuscito a muovere un dossier che era fermo da tantissimo tempo. La questione della rete unica è in piedi dagli anni 90. Il fatto che ci si sia mossi è un dato molto importante», ha spiegato il sottosegretario allo Sviluppo economico, Gian Paolo Manzella ai microfoni di Class Cnbc. Chiaramente, però, ha aggiunto l’ esponente del Pd, si tratta di «un tema molto complesso, ci sono questioni da affrontare che attengono alla governance, ci sono problemi relativi alle questioni tecniche per unire reti con architetture diverse e poi le questioni regolamentari con Agcom e Antitrust».

Non tutti all’ interno del governo però esprimono giudizi «decisamente positivi», anzi.

L’ opinione della maggioranza degli esponenti del Movimento è infatti che l’ accordo trovato non vada bene. Fa eccezione, e non è nemmeno detto, il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli che si racconta abbia sposato la linea del ministro dell’ Economia, Roberto Gualtieri, puntando a chiudere almeno una prima bozza di accordo. Il M5S però al momento non sente ragioni e continua a vedere come fumo negli occhi il fatto che alla fine della fusione tra Fibercop e Open Fiber Tim manterrà la maggioranza di AccessCo e potrà nominare l’ ad.

Lo stesso Beppe Grillo in un video sul suo blog, ieri ha spiegato che sulla rete serviva «uno sforzino in più», definendo comunque l’ intesa tra Tim e Cdp «un buon inizio», ma sottolineando anche che «non si dice a chi viene dato il diritto di accedere ai nostri dati». Tra i politici pentastellati prende piede l’ opinione che comunque ci sia tempo per correggere il tiro. In realtà, il mercato di solito non apprezza i dietrofront e le situazioni incerte.

Per questo continua a tenere banco nel M5s l’ idea che, indipendentemente dalla creazione di AccessCo (che potrebbe procedere secondo il timing e l’ iter stabilito) la Cdp successivamente o in contemporanea cresca nel capitale di Tim. Come a dire che se non si può non lasciare il controllo di AccessCo al pubblico, allora si può intervenire a monte andando a incrementare il ruolo dell’ azionista pubblico nell’ operatore verticalmente integrato.

Non si tratta però di suggestioni,anche se bisognerà capire come l’ ipotesi di un incremento azionario di Cdp in Tim verrebbe preso sia dai vertici della Cassa sia dagli alleati al governo. Insomma, tra il dire e il fare potrebbero passare tempo, riunioni e forse qualche litigio vista la posta in palio. In ogni caso, è molto probabile che una volta completata la fusione tra Fibercop e Open Fiber, con Cdp che è previsto sarà il secondo azionista di AccessCo dietro a Telecom, la stessa Cassa chieda l’ ingresso di almeno un suo rappresentante nel cda di Tim, della quale possiede quasi il 10% ed è il secondo azionista dietro a Vivendi (24%).