Attentato a Mosca. Strage nella sala concerti, oltre 60 morti: la rivendicazione è dell’Isis. Chi sono i terroristi

Il bilancio della strage al Crocus City Hall di Krasnogorsk vicino a Mosca è salito a 62 morti secondo i media russi. Il ministero delle emergenze russo ha pubblicato un elenco aggiornato dei nomi dei feriti, che comprende 99 persone. In totale, secondo fonti ufficiose, sarebbero 145 tra cui cinque bambini.

Le autorità hanno aperto un’inchiesta per terrorismo e qualche ora dopo l’Isis ha rivendicato l’attacco. Miliziani dello Stato islamico, si legge in un messaggio sul canale Telegram del gruppo jihadista, “hanno attaccato un grande raduno (…) alla periferia di Mosca” e poi si sono “ritirati sani e salvi nelle loro basi”.

I servizi segreti degli Stati Uniti hanno confermato le responsabilità dell’Isis-K. Gli Usa sostengono di aver avvertito la Russia del pericolo attentati nelle scorse settimane. Il presidente Vladimir Putin ha augurato una pronta guarigione ai feriti, mentre secondo un video pubblicato dall’ufficio stampa del ministero delle emergenze russo i terroristi erano armati con kalashnikov e avevano munizioni in abbondanza.

La rivendicazione dello Stato Islamico

Tra le armi ritrovate dal servizio di sicurezza russo che indaga sulla strage c’è infatti un kalashnikov personalizzato e una cintura piena di caricatori. Lo Stato Islamico ha rivendicato la responsabilità dell’attacco con un comunicato su Telegram dell’agenzia Amaq, collegata al gruppo. Secondo una prima ricostruzione dei fatti almeno cinque uomini armati hanno iniziato a sparare sui civili nella Crocus City Hall poco prima del concerto del gruppo rock Picnic. Il teatro vedeva esauriti tutti i suoi 6.200 posti. Un altro filmato mostra le persone che prendono posto nella sala e poi corrono verso le uscite mentre cominciano i colpi d’arma da fuoco. Altri video mostrano uomini che sparano a gruppi di persone. Un testimone ha detto alla Reuters ha parlato di «raffiche di spari» partite dalle sue spalle all’inizio dell’attacco. «Poi è iniziata una fuga precipitosa, tutti urlavano, tutti correvano», ha proseguito.

Le foto dei terroristi

Dopo l’attentato si è sviluppato un incendio al Crocus City Hall di Mosca. Gli elicotteri hanno cercato di domare le fiamme, mentre l’agenzia di stampa statale Ria ha avvisato del pericolo di crollo dell’edificio. Alcuni media russi hanno pubblicato foto sgranate di due dei presunti attentatori a bordo di un’auto bianca che sembrerebbe una Renault. L’Isis-K ha fatto sapere che i suoi combattenti hanno attaccato alla periferia di Mosca «uccidendo e ferendo centinaia di persone e distruggendo il luogo dell’attentato prima di ritirarsi sani e salvi nei loro covi». Putin ha cambiato il corso della guerra civile siriana intervenendo nel 2015 al fianco del presidente Bashar al-Assad contro l’opposizione e lo Stato Islamico. Due settimane fa l’ambasciata americana in Russia aveva avvertito le autorità che alcuni estremisti stavano valutando piani d’attacco imminenti a Mosca.

L’allarme dell’intelligence Usa

L’ambasciata Usa ha lanciato l’allarme qualche ora dopo che l’Fsb russo aveva annunciato di aver sventato un attacco alla sinagoga della capitale. «Consigliamo vivamente ai cittadini statunitensi che si trovano a Mosca di evitare l’area, seguire le istruzioni dei servizi di sicurezza locali e tenere d’occhio gli aggiornamenti dei media», aveva scritto in un comunicato rivolto ai connazionali l’ambasciata. Dopo l’attacco la Russia ha rafforzato la sicurezza negli aeroporti, negli snodi dei trasporti e in tutta Mosca, una vasta area urbana che comprende oltre 21 milioni di persone. Tutti gli eventi pubblici su larga scala sono stati cancellati in tutto il paese. Secondo alcune fonti di intelligence che hanno parlato alla tv americana Cbs gli avvertimenti degli Usa sull’attentato partono dallo scorso novembre.

Chi sono i terroristi di Krasnogorsk

Il governatore di Mosca Andrei Vorobiov ha detto che l’incendio dell’auditorium di Krasnogorsk è stato praticamente domato, ma il tetto della struttura è crollato. La strage parte da lontano. Il 3 marzo scorso il Fsb aveva annunciato di aver ucciso sei sospetti jihadisti in un’operazione in Inguscezia nel Caucaso settentrionale. Quattro giorni dopo i servizi segreti avevano fermato un attacco alla sinagoga di Mosca da parte di una cellula dell’Isis-K nella provincia di Kaluga. Il giorno dopo era partito l’avvertimento delle ambasciate occidentali, tra cui quella Usa. L’agenzia di stampa Agi dice che il ramo dell’Isis in Russia si chiama Wilayat al Quqaz e l’ha fondato l’estermista Rustam Asildarov nel 2015. Il governo russo l’ha ucciso in Daghestan nel dicembre 2016. Il 5 settembre scorso l’Isis ha rivendicato un attentato vicino all’ambasciata russa di Kabul.

L’Isis-K, la Siria, la Russia

Attualmente i talebani al potere in Afghanistan sono rivali dell’Isis. L’intervento russo è stato fondamentale in Siria per aiutare il governo della Siria contro i ribelli. I jihadisti delle repubbliche russe del Caucaso attivi in Siria sono poi tornati in Russia dopo il conflitto, costituendo una minaccia per Mosca. A questo si aggiungono le tensioni nel Sahel. L’instabilità nell’Africa Occidentale ha dato vita a colpi di stato filo-russi in Niger, Mali e Burkina Faso. In questi paesi i mercenari della hanno ingaggiato la lotta allo Stato Islamico e anche ai gruppi fedeli ad Al Qaeda, che controllano pezzi di territorio.

Putin e il ricatto

Putin aveva definito un «ricatto» l’avvertimento dell’Occidente su possibili attacchi terroristici nel Paese. Il leader russo aveva ricordato le «recenti dichiarazioni provocatorie di alcune strutture ufficiali occidentali su possibili attacchi terroristici in Russia» e aveva commentato: «Sembra un vero e proprio ricatto e un tentativo di intimidire e destabilizzare la nostra società». Aggiungendo: «L’Occidente ha praticato l’uso di tutti i tipi di gruppi terroristici radicali transfrontalieri nei suoi interessi e ha incoraggiato la loro aggressione contro la Russia».