Tropea “sciolta” per mafia. Augias aveva e ha ragione: la Calabria è una terra perduta

Era il 23 gennaio del 2021 quando il giornalista e scrittore Corrado Augias era tornato a calcare la mano sulla Calabria, commentando i fatti di cronaca relativi all’operazione ‘Basso profilo’ e ai rapporti fra ‘ndrangheta e politica calabrese. La Dda di Catanzaro aveva arrestato all’epoca Franco Talarico, assessore della giunta regionale, dopo appena tre mesi dalla dipartita di Jole Santelli e dall’avvento del suo vice, il pessimo Spirlì.

Ospite della trasmissione ‘Quante Storie’ su Rai 3, Augias aveva espresso, con la solita pacatezza che lo contraddistingue, un giudizio piuttosto sferzante, a tratti quasi sprezzante: “La Calabria è purtroppo una terra perduta, questa inchiesta e anche il maxi processo in corso (parlava di Rinascita Scott, scattata a dicembre 2019, ndr), del quale i media non hanno parlato a sufficienza, lo dimostrano”.

Il conduttore lo interrompe: “è una frase tremenda dire ‘la Calabria è una terra perduta’…”. Augias risponde senza battere ciglio: “è la mia opinione personale, dunque vale poco, vale quello che vale, è un sentimento, non un’affermazione politica. Io ho il sentimento che la Calabria sia irrecuperabile. L’ho visto anche in occasione delle ultime elezioni (quelle vinte dalla Santelli, all’inizio del 2020, ndr), avevano un candidato ottimo, un imprenditore calabrese (Callipo, ndr), forte, che resta lì nonostante i rischi che corre, che dà lavoro: lo hanno escluso, hanno eletto un’altra persona che sfortunatamente è mancata (Jole Santelli, ndr). Detto questo, le inchieste di Gratteri vanno seguite con attenzione. Gratteri è calabrese, un altro uomo che è voluto restare in Calabria, fa una vita d’infermo, vive con 4 carabinieri intorno, quando va a zappare il suo piccolo orto la domenica ha 4 carabinieri agli angoli con i mitra, una vita che nessuno vorrebbe fare…”.

Si era scatenato un pandemonio e ovviamente la malapolitca calabrese era insorta insieme ai soliti media prezzolati e servi del potere ma Augias non aveva fatto nessun passo indietro né tantomeno corretto il tiro: “Ho detto, magari in modo maldestro, la verità”. Niente scuse o dietrofront come auspicato da alcuni, ma un discorso in linea con le precedenti dichiarazioni, sotto un punto di vista nuovo: “È davvero così, finché in Calabria non ci sarà un moto di rivolta, chiedendo che lo Stato prenda in mano la situazione. Non bastano le operazioni, ci vuole altro, una profonda azione di rinnovamento e di riscossa, e fin quando non ci sarà tutto ciò, allora considero la Calabria una terra perduta”.

“Ci sono tanti calabresi che mi hanno detto “vada avanti, denunci”. Qui tutto è perduto finché lo Stato non interverrà in modo massiccio”.
«Io ho detto magari in modo maldestro la verità – aveva ribadito – ma è davvero così finché in Calabria non ci sarà un moto di rivolta, chiedendo che lo Stato prenda in mano la situazione. Non bastano le operazioni, ci vuole altro, una profonda azione di rinnovamento e di riscossa e fin quando non ci sarà considero la Calabria una terra perduta».

Andava ancora avanti Augias e spiegava ancora meglio il suo ineccepibile punto di vista: “Faccio un esempio. Io mi sono preso la briga di contare sul sito del ministero degli Interni quanti Comuni calabresi sono stati sciolti per mafia. Bene, in Calabria sono 105 che, per una popolazione di poco più di 1,9 milioni di abitanti, fa uno scioglimento ogni 180mila abitanti, la densità più alta d’Europa”.
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LO SCONTRO CON SALVINI – Tra chi aveva puntato il dito contro Augias, c’era anche il leader della Lega, Matteo Salvini. E Augias aveva e ha un’idea sul perché: «Salvini ce l’ha con me perché in Tv, in un confronto con me, ha fatto una brutta figura. Ma lui dovrebbe essere l’ultimo a parlare di Sud e Mezzogiorno. Ricordo che fino a qualche anno fa cantava “forza Vesuvio” e “forza Etna”. Forse è meglio che lasciamo perdere».

«LA MAGISTRATURA NON BASTA» – L’azione della magistratura è importante ma, secondo Augias, non basta: «Nicola Gratteri – spiega – fa una azione benemerita, fa una vita da recluso, vive con i carabinieri col mitra ma non basta. Per una situazione così gravemente degenerata come quella calabrese, non bastano le azioni dei militari e della magistratura, serve invece una massiccia operazione dello Stato con investimenti in cui si sappia dove vanno a finire tutti i centesimi. Il sindaco Italo Falcomatà (quello compianto, non il figlio… ndr), vent’anni fa forse, mi disse: “I ragazzi che hanno un briciolo di iniziativa, vanno via”. Se è ancora così, quello che dico io allora sarebbero sciocchezze in confronto a questa gravità». «È chiaro – conclude Augias – che l’azione che io auspico, nessuno la chiede veramente a partire dai vertici della Regione. Evidentemente perché nessuno vuole che si faccia veramente».

Questo accadeva all’inizio del 2021. A ottobre dello stesso anno, come da scontatissimo copione, Forza Italia rivinceva le elezioni, il candidato presentabile ovvero Luigi De Magistris faceva la stessa “fine” di Callipo e la Calabria, se possibile, sprofondava ancora più in basso fino alle barzellette di questi mesi con il “nuovo” presidente che sta diventando lo zimbello d’Italia tra bambini piromani, droni per domare gli incendi, mare sporco e depurazione fantasma e chi più ne ha più ne metta. Fino alla colossale figura di merda del Comune di Tropea, da lui a lungo sponsorizzato e finanziato, sciolto per mafia. Eppure, non più tardi di qualche mese fa, ci era venuto a dire che abbattendo un palazzo a Melissa (!) stava “distruggendo” la ‘ndrangheta. Augias aveva ragione da vendere: la Calabria è una terra perduta.