Calabria, altro che “distruggere” la ‘ndrangheta. Forza Italia vince con (tutti) i voti della borghesia massomafiosa: appunti per il dopo Gratteri

«Ciò che la ‘ndrangheta ha costruito deturpando la nostra regione, la Calabria oggi lo distrugge». Così in una storia su Instagram il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, con riferimento alla demolizione di qualche mese fa dell’ecomostro di Melissa (Crotone), «Palazzo Mangeruca», un ex mobilificio confiscato anni fa a una cosca di ‘ndrangheta. «La Calabria ha due mostri: la ‘ndrangheta e gli abusi edilizi. Questo – spiega Occhiuto nel video allegato alla storia – è un palazzo costruito da una cosca di ‘ndrangheta 40 anni fa. Per troppi anni nessuno se n’è occupato. Lo faremo collassare con l’esplosivo domenica, perchè ciò che la ‘ndrangheta ha costruito deturpando la nostra regione, la Calabria oggi lo distrugge. In Calabria – conclude Occhiuto – le istituzioni sono più forti della ‘ndrangheta. Li abbatteremo tutti…».

Ci vuole una infinita faccia di bronzo per fare questo tipo di propaganda in Calabria, una terra perduta dalla quale la gente scappa a gambe levate e dove chi è costretto a restare tocca con mano ogni giorno l’arroganza di un potere politico – quello che ha a capo proprio Occhiuto – che viene espresso non a caso dalla borghesia mafiosa e dalla ‘ndrangheta, dal momento che ormai a votare vanno soltanto i clienti e i parenti dei politici corrotti. E mentre oggi va in scena la sfacciataggine di questa gentaglia, noi molto sommessamente ricordiamo loro qual è lo stato dell’arte.

Sono passati ormai due anni e mezzo dall’ennesimo successo alle Regionali (due in un anno e mezzo tra gennaio 2020 e ottobre 2021 !!!) di Forza Italia, della borghesia mafiosa e del superclan dei calabresi grazie al sistema di “controllo totale” del voto. Una vergogna che ancora grida vendetta e che suona come una sorta di presa per i fondelli per il procuratore Gratteri… Ma ormai Gratteri appartiene al passato e di conseguenza consegniamo già da adesso al suo successore queste nostre riflessioni sulla deriva della nostra Calabria. Non prima di aver ricordato che i 7 anni di Gratteri alla Dda di Catanzaro sono passati senza che la massomafia abbia subito contraccolpi. E convinti purtroppo che nulla mai cambierà nel sistema di potere che ormai da decenni ammorba la nostra terra. Altro che abbattimento di ecomostri e propaganda da quattro soldi. 

All’indomani della vittoria della Santelli e della sua coalizione alle Regionali del 26 gennaio 2020, Iacchite’ titolava così: “Calabria 2020, vince la borghesia mafiosa per… mancanza di avversari” (http://www.iacchite.blog/calabria-2020-vince-la-borghesia-mafiosa-per-mancanza-di-avversari/). Un titolo che, come sempre, ci ha creato non pochi problemi, a cominciare dalle “abituali denunce” ad opera dei soliti ruffiani, venduti, lecchini e corrotti. Gli stessi che di giorno strillano di legalità e la sera poi confabulano con la ‘ndrangheta. Ma i più risentiti si sono dimostrati i massomafiosi, ovvero coloro i quali in quel titolo hanno letto il loro nome e cognome: i signori dei pacchetti dei voti, i colletti bianchi corrotti, i servitori dello stato infedeli, gli imprenditori prenditori, e gli immancabili politici collusi.

E come sempre accade, perché il tempo è galantuomo, quello che abbiamo scritto in merito a molte presenze di ambigui personaggi nelle liste del centrodestra e del centrosinistra (che – ricordatelo – è la stessa, identica cosa), promotori e portatori degli infami legami con la ‘ndrangheta, è venuto lentamente alla luce. A dirlo del resto non sono più soltanto le tante inchieste portate avanti dalle Dda di Reggio e Catanzaro che hanno messo in evidenza quanto il voto di scambio tra politica e mafia, in Calabria, sia ancora in auge. Ma anche la stessa ormai scomparsa Jole Santelli nelle sue ormai famose dichiarazioni alla trasmissione di Peter Gomez “Sono le venti” in onda sul Nove poche settimane dopo la sua elezione e pochi mesi prima di morire (http://www.iacchite.blog/calabria-jole-fiuta-laria-non-escludo-le-manette-per-i-miei-consiglieri-ma-io-non-li-conosco/).

Una classica dei politici double face dei nostri tempi: con una mano denunciano chi dice la verità, con l’altra devono ammetterla a denti stretti… Ma non c’è dubbio che questa dichiarazione sarà ricordata da molti quando queste tragicomiche cause verranno discusse in Tribunale. Perché tutti – ma proprio tutti – sanno che la Santelli e prima di lei Oliverio, Scopelliti, Loiero e Chiaravalloti e oggi Robertino Occhiuto, degno continuatore di questo sistema corrotto, ha chiesto i voti dei mafiosi e dello stato deviato e ha vinto solo in virtù di questi appoggi. Allo stesso modo – beninteso – dei suoi predecessori tra i quali in prima fila il Pd e la cosiddetta “sinistra” con i quali forma il superclan dei calabresi, che fa solo finta di litigare (perché ruba allegramente insieme alla cosiddetta “destra”) e purtroppo governa ancora a mani basse questa nostra terra maledetta con il placet della massoneria di stato.

A capire l’importanza in campagna elettorale dei “capibastone politici”, Forza Italia, la Lega, Fratelli d’Italia e il Pd su tutti, che in Calabria, più che in ogni altro luogo, si sono dati da fare raccogliendo tutto il marcio politico possibile e immaginabile disponibile sul mercato, a cominciare dai fuoriusciti, perché sgamati o perché coinvolti in vari procedimenti penali, o perché attenzionati dalla Dda, da Forza Italia e dal Pd.

Presto (ri)faremo l’elenco completo di tutti i soggetti borderline ma non c’è dubbio che gente come Francesco De Nisi e Giuseppe Mangialavori, vibonesi, presenti in tre ordinanze della Dda di Catanzaro, affiliati al clan Anello di Filadelfia, siano tra i soggetti più repellenti del panorama politico che appoggia Occhiuto.

Per una migliore comprensione dei fatti, Mangialavori è stato costretto a dimettersi da coordinatore regionale di Forza Italia dopo l’invio delle Commissioni d’accesso antimafia a Tropea, Mileto, Nicotera, Stefanaconi (tutti comuni controllati dal suo clan) e persino all’Asp di Vibo.  Eppure  ci  vengono  a dire  che  loro  “distruggono”  la  ‘ndrangheta. Avete  la faccia  come  il  culo!

Per restare nel territorio della Circoscrizione Centro abbiamo il leghista Filippo Mancuso, sul quale la Dda di Catanzaro da tempo ha acceso i riflettori e non solo per le questioni legate al porto. E un discorso a parte va fatto per Michele Comito, il cui “grande elettore” altri non è che il mafioso Vito Pitaro, come spieghiamo compiutamente in questo articolo (https://www.iacchite.blog/calabria-2021-vito-pitaro-grande-elettore-di-comito-per-ciro-e-vibo-baciamo-le-mani/).

E che dire della figlia di Pino Gentile, Katya, della famiglia dei Cinghiali di Cosenza? Il padre, come tutti sanno, è tra i “venerabili” della loggia coperta di Chiaravalloti e Pittelli ed è implicato in più processi per corruzione e malaffare. Più o meno lo stesso di Ennio Morrone detto il “mammasantissima”, vecchio arnese cella malapolitica corrotta, che dopo aver piazzato il figlio Luca (finito come un pollo nell’inchiesta Passepartout perché… voleva fare il vicesindaco a Cosenza in quota Nicola Adamo e Gigino Incarnato) adesso ha piazzato la nuora Luciana De Francesco. Il trionfo del nulla mischiato col niente…

Impresentabilissimo anche il cosentino Pierluigi Caputo, scagnozzo degli Occhiuto, consigliere uscente riconfermato, presidente del consiglio comunale di Cosenza ma soprattutto garante vivente del “patto” tra la famiglia dei cazzari e il mafioso Carminuzzu Potestio, gancio di Mario e Roberto Occhiuto con i clan mafiosi di Cosenza. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Simona Loizzo, espressione di una schiatta di borghesia massomafiosa che affonda le sue radici nella notte dei tempi e Giuseppe Graziano detto il “generale”, sempre con le mani in pasta fin dai tempi nei quali faceva razzia di determine con il suo ex compare Agazio Loiero.

Per non parlare del “bravo” di Ciccio Cannizzaro detto “bummino”, noto tirapiedi di Totò Caridi, al servizio dei clan di Reggio, ovvero Arruzzolo (lo scifo…) mentre Mattiani, più volte indagato dalla Dda, s’è accasato con la Lega. 

Ma la palma del più impresentabile in salsa reggina va senz’altro a Peppe Neri, ras indiscusso dei quartieri più malfamati di Reggio e a quanto pare “coperto” anche all’interno della Dda, almeno finora.

Ma non gli sono da meno il sindaco – di fatto – di Soverato Ernesto Alecci, il sindacalista Raffaele Mammoliti e l’ex presidente del Consiglio regionale Nicola Irto, espressioni della massomafia targata Pd nella quale non manca l’immarcescibile Franco Iacucci, massone deviato nascosto, eletto di forza a Cosenza dai capibastone del Pd-P2.

Il primato di mafiosi presenti nelle liste, e lo avevamo già scritto in tempi non sospetti (http://www.iacchite.blog/fratelli-ditalia-o-fratelli-di-ndrangheta-la-meloni-e-tutti-i-suoi-mafiosi-lo-strano-caso-del-presidente-neri/), al momento va al partito di Giorgia Meloni. La stessa Meloni che blatera di legalità e non ha mai posto alcun veto, però, all’entrata nel suo partito di personaggi che dire chiacchierati è dire poco. La Meloni ha sempre ragionato così: l’importante che portano voti. Se sono voti mafiosi a lei poco importa. Alla faccia della legalità.

A denunciarci per il titolo sulla borghesia mafiosa, anche la povera Santelli, che si era sentita offesa da una frase in particolare riportata nell’articolo che dice: “… tutto il marcio politico che si porta appresso”. Bene, quel marcio sta iniziando ad uscire fuori. E a distanza di tempo abbiamo appreso che la stessa Santelli riconosceva la “mafiosità” della sua vittoria… Quella “borghesia mafiosa” che le dava fastidio fino al punto di denunciarci successivamente, lei “non la conosce(va)”. Ma è chiaro come il sole che il suo intervento dopo le Regionali del 2020 non lo può negare nessuno. E nella trasmissione di Gomez altro non ha fatto che confermare una questione politica grandissima, legata al riciclaggio di determinati personaggi politici, che sono gli stessi che sono stati eletti o rieletti oggi.

Resta il fatto che siamo governati da un consiglio regionale che è composto di personaggi messi lì dal potere massomafioso per tutelare i propri interessi, con i quali Robertino Occhiuto esattamente come i suoi predecessori continua a delinquere, sempre a danno dei cittadini. E questo ci meritiamo. Quello che ci aspetta – e lo tocchiamo con mano ogni santo giorno – non è niente di buono. E anche la “giustizia” sembra ormai essersi arresa al loro strapotere. Altro che “distruggere” la ‘ndrangheta…