Calabria 2021. Tocca a Letta dire ad Irto che non c’è trippa per gatti

La vecchia e stantia, ma sempre arzilla, paranza del Pd calabrese proprio non vuole arrendersi al fatto che il loro tempo (politico) è finito, non ce la fanno ad accettare questo. Continuano a dimenarsi cumu i cursuni nel vano tentativo di “convincere” la direzione nazionale del Pd e il suo nuovo segretario Letta ad accettare le loro condizioni per la scelta del candidato alla presidenza della regione Calabria: Nicola Irto. L’ultima spiaggia per chi spera ancora di poter continuare a vivere nell’agio e nel benessere con i soldi della politica: il solo pensiero di dover lavorare per poter vivere li terrorizza. Ed è per questo che i vecchi arnesi del Pd calabro non perdono occasione per strumentalizzare le parole che arrivano dalla direzione nazionale per far credere agli iscritti del Pd che i giochi sul candidato a presidente sono chiusi, e Irto è l’unico nome possibile. Ma soprattutto sperano, sempre attraverso le chiacchiere e qualche papello firmato da alcuni sindaci targati Pd accriccati con la paranza, di far abboccare la direzione nazionale “all’immagine” che tutto il Pd degli iscritti e dei simpatizzanti sta con loro, e che Irto è voluto dal popolo. Ma così non è. Quelli che vogliono Irto candidato sono solo i consiglieri regionali uscenti e le loro oramai striminzite paranze. L’unico che può garantire agli uscenti una ricandidatura.

L’occasione per depistare gli iscritti del Pd, e lanciare l’amo alla direzione nazionale questa volta arriva dalla riunione in remoto tra quel che rimane della paranza del Pd calabrese e il responsabile degli enti locali Boccia. Boccia è chiaro, ma nonostante ciò Irto e compari ci provano lo stesso.

Dice Boccia: “Il Pd questa volta deve giocare per vincere e la strada maestra è quella di stringere alleanze, non solo con i 5stelle, alleanza che oramai si dà per scontata, ma con tutto il civismo possibile e immaginabile, specie con quello già sceso in campo”. Nella riunione Boccia non solo non pronuncia nessun nome di un possibile candidato, ma specifica che il nome del candidato arriverà solo dopo aver discusso con tutti, De Magistris compreso. E per non lasciar spazio a strumentalizzazione o fraintesi cita tante volte il modello Miccoli. Ovvero: il modello Cosenza. Un grande tavolo del centrosinistra aperto a tutti. Il solo luogo deputato a designare il candidato.  È questo il pensiero della segreteria nazionale del Pd: nessun nome fino a che gli accordi di alleanza non si saranno concretizzati.

Nonostante la consapevolezza da parte del Pd che “il civismo” un candidato a presidente già ce l’ha, e su questo non si torna indietro, Boccia “impone” lo stesso la discussione e l’alleanza  con De Magistris a tutto il Pd calabrese. Boccia sa bene che niente e nessuno farà mai desistere De Magistris dal “rincorrere la poltrona” di presidente della regione Calabria. E questo lo sa Letta, lo sa Irto, lo sa Graziano e tutto il cucuzzaro. E se lo sanno tutti che non possono chiedere a De Magistris il famoso passo indietro, allora perché invitarlo al tavolo del centrosinistra dove il nome a candidato, a detta di Boccia, deve essere “frutto” di un percorso condiviso da tutte le forze politiche sedute al tavolo? Perché di fatto la segreteria nazionale ha già deciso di appoggiare De Magistris, cosa che sta bene anche agli alleati 5Stelle, e di sacrificare in nome della vittoria i consiglieri uscenti. Ed è per questo che la chiamata a Roma di Irto e Graziano da parte del segretario Letta non è certo per donargli “l’investitura”, come gli stessi vogliono far credere ai poveri iscritti del Pd, ma piuttosto un modo per dirgli chiaramente in faccia e dalla viva voce del segretario che se c’è qualcuno che in tutto questo deve fare un passo indietro sono proprio loro: Irto e il suo fido Graziano.