Calabria. La Base: “Dopo un secolo di emigrazione, quello che resta sono i paesi e le città vuote”

Quanti e quante di noi invece di partire, vorrebbero restare? Quanti e quante, dopo un periodo fuori, vorrebbero tornare? Negli ultimi quindici anni, sono 2 milioni e mezzo gli italiani del Meridione che hanno fatto le valigie per cercare delle opportunità nel Nord Italia, persone esauste dalla precarietà in cui erano costrette a vivere qui al Sud o persone che sono addirittura cresciute con la certezza che prima o poi sarebbero partite.
Chi parte sa bene cosa si prova a vedere i propri cari una o due volte all’anno, sa quanto è difficile lasciare i genitori anziani e amici di una vita. Ma soprattutto chi parte deve fare i conti con biglietti quadruplicati di prezzo durante le feste e con problemi familiari da affrontare da lontano.

Ma quali sono stati gli sforzi dei Governi che si sono succeduti in questi anni per impedire tutto questo? Non sono mai stati fatti reali piani per creare posti di lavoro al Sud, posti di lavoro dignitosi e con tutte le tutele che dovrebbero esistere, solo tanta campagna elettorale e tanti investimenti che hanno arricchito imprenditori del Nord e devastato i nostri territori, inquinandoli e lasciando dietro di sé disoccupazione e malattie.
Oggi vengono attaccati i percettori di Reddito di Cittadinanza, che a lavoretti in nero e sfruttamento hanno preferito un’entrata minima sicura con cui è appena possibile sopravvivere. Lo sanno bene coloro che hanno sempre trovato le porte dei Centri per l’impiego chiuse, come lo sono quelle di Cosenza oggi.

Dopo un secolo di emigrazione, quello che resta della nostra terra sono i paesi e le città vuote, gli anziani nelle centinaia di RSA, pochi giovani che cercano di resistere, perché è così che devono essere le colonie: luoghi dove estrarre ricchezza, estrarre risorse umane e naturali, dove costruire brutti villaggi turistici dove si lavora per qualche mese all’anno.
Tutte e tutti dovrebbero avere la libertà di scegliere se partire o se restare e non vogliamo più restare in silenzio.

La Base Cosenza