Calabria, sanità mafiosa: il tramonto del superclan dei calabresi

(foto corriere della sila)

Diciamocelo francamente: ora che il ministro Grillo ha tolto dalle mani di Oliverio e Pacenza tutte le nomine della sanità, “tagliando” tutte le teste, ci si chiede cosa resta a fare Palla Palla alla guida di un governo che non avrà più niente da “comandare” e da “rubare”. Sostanzialmente, l’era Oliverio finisce qui. O meglio finisce qui il magna magna del superclan dei calabresi. 

Fuori la politica calabrese dalla gestione della sanità. Le ultime inchieste de Le Iene hanno dato il colpo di grazia alla classe dirigente calabrese, oggi smascherata in tutte le sue nefandezze. Da Loiero a Scopelliti ad Oliverio una continuità impressionante. Giova ricordare che la sanità da sola arriva a circa il 70% delle spese generali della Regione; questo dato sintetizza al massimo l’immenso potere che si esercita con la sanità e che viene espresso con la nomina dei suoi “colletti bianchi” all’interno delle Aziende sanitarie ed ospedaliere.

Il nodo principale è il rapporto “malato” con la sanità privata, che monopolizza le attenzioni di una classe dirigente assetata di denaro e pronta a tutto per realizzare i suoi obiettivi. Solo a Cosenza e provincia ci sono 158 strutture private accreditate, praticamente una a comune e i personaggi che le governano sono tutti funzionali alla malapolitica. Eppure nulla si muove e i soldi continuano a “riciclarsi” ad una velocità impressionante.

Stesso discorso per le performance degli operatori del settore e per gli incarichi assegnati, che costituiscono il vero serbatoio di voti per la politica, un sistema collaudato e rodato anche oltre la nomina dei commissari di questi dieci anni, tutti piegati alla ragion di stato deviato.

Lo sappiamo tutti. La politica calabrese con tutte le sue estensioni mafiose da decenni gestisce la sanità come uno strumento di potere: clientele, affari e malaffareNomine apicali a dirigenti e primari, conduzione dei concorsi, gestione degli appalti, controllo delle postazioni, regalie ai privati: tutto è stato gestito in maniera rapace per garantire interessi consolidati, spesso illegittimi. Non a caso la politica calabrese, tutta insieme appassionatamente ed indistinguibilmente, da Forza Italia al Pd, ha prodotto una levata di scudi contro l’ipotesi che venisse esautorata dalla spartizione predatoria della ricca torta, che rappresenta il 70% del bilancio regionale e consegna un potere enorme a chi la gestisce.

Tutti ne hanno beneficiato: da Oliverio, Pacenza, Adamo e Bruno Bossio per una parte politica, ai Gentile e agli Occhiuto per l’altra, attivissimi nella sanità privata, insieme a Loiero e Scopelliti, con i quali hanno stretto alleanze sotto banco per lunghi anni, in combutta con un esercito di colletti bianchi e galoppini. Sono riusciti a passare indenni da un decennio di commissariamenti farlocchi, la speranza è che questo intervento risoluto del Governo metta fine alla pappatoia con l’arrivo di gente esperta ma soprattutto onesta.