Catanzaro. Elga Rizzo, Preianò e il “sistema” della sanità venduta all’Opus Dei e alla chiesa corrotta

La procura di Catanzaro sembra voler andare avanti nella sua opera di ricostruzione delle nefandezze del “sistema sanità” che ancora viaggia a gonfie vele nonostante l’azzoppamento di qualche “mela marcia” peraltro già ampiamente chiacchierata nel corso degli anni. E così ieri è toccato a Elga Rizzo e a Vittorio Preianò, che si sono visti sequestrate oltre 5 milioni per le loro “manovre” con i vertici della famigerata clinica Sant’Anna guidata ancora sotto traccia dall’immarcescibile Sally Frontera.

A Catanzaro si riscrive la storia, si rimettono in ordine le pedine sulla scacchiera e si consolidano le appartenenze, anche quelle che sono passate dal “fattore B” come Bertolone (nella Città dei Tre Colli basta la parola!), tanto che appena qualche anno fa nulla escludeva la promozione, per riconosciuti meriti criminali, di qualcuno nell’organigramma futuro di Azienda Zero. Fra quelli che avevano le quotazioni più alte c’era certamente Elga Rizzocolei che al tempo della convenzione “truffa” con l’ospedale Bambin Gesù di Roma manteneva il sacco a Profiti, in qualità di direttore generale del Pugliese-Ciaccio e che, consegnandosi al silenzio ed alla “preghiera”, ha lasciato campo libero ai barbari venuti solo a rubare il bottino.

Elga Rizzo

Fede e fedeltà ritornano ad essere valori da premiare, ecco perché molti si sentivano garantiti anche perché appartenenti alla massoneria, bianca o nera e già il ritorno di Profiti chiudeva la carestia e rilanciava la complicità soprattutto quella coperta dai paramenti sacri delle curie inquinate di Calabria.

Elga Rizzo, dunque, è stata fino a poco tempo fa la donna “forte” del sistema che ha attraversato la tempesta saltellando da un’Asp all’altra, da Catanzaro a Vibo, passando attraverso le Aziende Ospedaliere della città di Catanzaro, ed era riuscita anche a “conquistare” il ruolo di direttore amministrativo al Policlinico universitario su chiamata dell’ex commissario Giuseppe Giuliano, che poi non a caso era stato rimandato a inciuciare a Vibo prima di essere “eliminato” da Gratteri con una provvidenziale interdizione, visto e considerato che era diventato imbarazzante per tutti. 

Elga Rizzo, in verità, ha collezionato incarichi e persino qualche “cartellino” giallo dalla magistratura ma era ritornata al Pugliese-Ciaccio come avvocato a tempo determinato, dopo che i suoi complici le avevano cucito un concorso pret a porter, molto contestato perché dai dubbi profili di trasparenza.

A tale proposito ricordiamo la meritoria opera di informazione e di verità svolta dal Codacons, che aveva pubblicamente denunciato le manfrine che si nascondevano dietro il concorso palesemente truccato tra la seconda parte del 2019 e l’inizio del 2020.

Parliamo del Concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura, a tempo indeterminato ed a tempo pieno, di 2 posti di Dirigente Avvocato presso l’Azienda Ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro. Il 27 giugno 2019, forse a causa del clamore mediatico sollevato, le prove erano state rinviate a data da destinarsi, “a causa dell’indisponibilità di un componente della Commissione”. Poi, guarda caso proprio poche ore prima dall’insediamento del nuovo commissario Giuseppe Zuccatelli, con Delibera nr. 10/2020 si è deciso di rivoluzionare la commissione esaminatrice. Nuovo Presidente, nuovi componenti… eppure sembrava fossimo arrivati al termine – ricordava il Codacons – di questo concorso che, ogni giorno che passava, somigliava sempre più ad una via crucis. Visto che erano rimasti soltanto in 4 ad aver superato la prova scritta.

Certo, come spesso accade, sui nomi c’è sempre qualcuno che sussurra inconfessabili aiutini, ma “su di uno, in particolare, si è arrivati ad ipotizzare, addirittura, l’esistenza di un conflitto di interessi”. E si trattava proprio dell’avvocato Elga Rizzo, già direttore generale proprio del Pugliese-Ciaccio, quindi direttore amministrativo dell’ASP di Vibo Valentia, successivamente Direttore Amministrativo dell’Asp di Catanzaro fino ad “autonominarsi” direttore generale. Neppure l’onta dello scioglimento per infiltrazioni mafiose è riuscito ad oscurare la sua stella, infatti all’epoca dei fatti, nel 2020, Elga Rizzo svolgeva le funzioni di confermatissimo direttore amministrativo dell’Asp “infiltrata & commissariata” di Catanzaro. Il tutto malgrado non sia dipendente dell’Asp e, probabilmente, con costi aggiuntivi.

Ma torniamo al concorso. Si narra che della sua organizzazione ebbe ad occuparsene proprio il marito della candidata Rizzo, Dott. Vittorio Preianò, addetto al personale dell’Azienda Pugliese-Ciaccio, almeno fino a quando il Governatore non ha deciso di nominarlo direttore generale dell’Asp di Reggio Calabria. Ma anche qui la sfortuna era in agguato e con il “Decreto Calabria” il Dottor Prejanò è stato rimosso dal ruolo di direttore generale. Però niente paura, il Dott. Prejano diventa consulente presso il Dipartimento Salute della Regione.

Secondo il Codacons era legittimo porsi l’interrogativo se sussistessero o meno conflitti d’interesse tali da inficiare il risultato del concorso. Ciò in ragione di rapporti personali e professionali – sosteneva Francesco Di Lieto, vicepresidente nazionale dell’associazione – tali da ingenerare il sospetto che il candidato possa essere giudicato, non in base al risultato delle prove, bensì in virtù di conoscenze personali. Ed ancora. Per quali motivi i componenti della commissione si sono tenuti dalle funzioni loro assegnate e, soprattutto, perché si è proceduto, in tutta fretta, a modificare la Commissione esaminatrice, proprio qualche ora prima dell’insediamento del neo commissario Zuccatelli. Questi i dubbi che hanno indotto il Codacons a chiedere spiegazioni al neo Presidente della Commissione esaminatrice, Dott.ssa Maria Pia De Vito e, soprattutto, al Commissario Zuccatelli.

Ma ovviamente Elga Rizzo vinse il concorso…

Il cammino dei numerari dell’Opus Dei tanto cara alla bonanima di Profiti (ma non solo a lui…) nei corridoi della sanità calabrese non è un passaggio di spiritualità, tutt’altro! E’ il punto di avvio e di continuità della spoliazione delle risorse e delle speranze di cura dei calabresi, quello che chiama a raccolta la specie degli “avvoltoi” con e senza la porpora, con e senza la coppola. La storia infinita della terra di mezzo e del sistema che ormai pervade ogni centimetro quadrato del territorio sanitario ed ogni centesimo dei fondi pubblici. Questo è stato il cammino di Elga Rizzo e di altri che abbiamo incontrato e che incontreremo, che proprio per la sua appartenenza, nel momento del peregrinare non poteva non incontrare le “cure” e le protezioni dell’ex vescovo massomafioso di Catanzaro, Vincenzo Bertolone ormai riconosciuto come il “fuggitivo”, tanto da svernare per un lungo periodo anche fra le mura di Fondazione Betania.

Nel recinto del lager sanitario della curia di Catanzaro, quello di Fondazione Betania ormai destituito di credibilità dai delfini di Vincenzo Bertolone, c’è sempre posto per i “beati laici” del fattore B. A questi, da sempre, non si nega un ruolo dirigenziale, così come non lo si nega ai mancati sacerdoti, spretati d’imperio o perché hanno cambiato la veste, quella che sembra un’altra caratteristica della curia tossica di Catanzaro, che annovera altri esempi, oltre a quello più eclatante dell’ex segretario del leggendario Bertolone, don Francesco Candia preso in velocità a pedate da Papa Francesco.

Molti cassetti andrebbero riaperti e molte indagini dovrebbero avere un’attenzione più concreta senza incagliarsi immotivatamente nelle procure, magari mutuando la velocità di risposta che in alcune vicende ha dato la Santa Sede, sbalordendo tutti ma restituendo un briciolo di dignità all’istituzione ecclesiale. Questa replicazione di intenti i calabresi la aspettano da troppo tempo e, limitatamente alle vicende della sanità ed alle complicità curiali, se lo aspettavano proprio dal procuratore Nicola Gratteri, che tuttavia aveva mani e piedi “legati” non solo dal potere romano ma anche da alcune sue “appartenenze” che lo hanno imbarazzato fino al termine del suo mandato a Catanzaro.

Ritornando nel seminato della sanità calabrese l’exit strategy messa in pista dal bugiardo (patologico) di Cosenza, il governatore parassita Robertino Occhiuto aveva il valore della classica “sòla”, dove la nomina di Profiti era una bolla speculativa che non portava valore aggiunto al problema della sanità in Calabria e molto meno in termini di credibilità.

Il problema di fondo era ed è quello di capire dove deve andare a naufragare la Calabria e soprattutto fare capire ai calabresi che governare una regione è totalmente diverso dal fare gli influencer. Ecco perché il megafono della disinformazione saldamente nelle mani di Roberto Occhiuto deve contemplare oggettivamente la verità, senza perpetrare la logica del furto e delle ruberie, autorizzate e certificate da un’ appartenenza alle obbedienze, anche a quelle bianche d’impronta cattolica, dove tutti indistintamente hanno la coscienza unta e le mani sporche di sangue, quello che si vende al mercato nero dei posti letto accreditati al sistema sanitario regionale.

E’ una specie di puzzle, dove si aggiungono sempre nuovi tasselli, quelli dei misteri sanitari e degli “uomini” del presidente, senza volere fare un torto alle “donne”, quelle svampite, isteriche ed incapaci che ora imperversano non solo nel Dipartimento alla Salute ma addirittura nel suo stesso ufficio di commissario, ovvero le scatole vuote di complicità diffuse che stazionano nei corridoi, terra senza confini di bugie, mazzette, inciuci, figuranti e replicanti. Stiamo ormai entrando nella pista calda delle verità nascoste, sotto i grembiuli o le sottane anche consacrate dove l’orizzonte che si annuncia è sempre e solo la bancarotta pilotata. Per favorire sempre e solo i boss della sanità privata.