Catanzaro, favori alla clinica Sant’Anna. Anche la Procura voleva il sequestro

Non solo la Corte dei conti, anche la magistratura penale ha acceso i riflettori sui debiti della clinica Villa Sant’Anna con l’ospedale Pugliese. Prima del sequestro notificato mercoledì dalla Guardia di Finanza, la Procura della Repubblica aveva provato a mettere i sigilli ai beni dei manager della sanità, ma il gip del Tribunale di Catanzaro aveva rigettato la richiesta (decisione poi confermata anche dal Tribunale del Riesame). L’indagine penale è andata comunque avanti.

La pm Anna Chiara Reale ha ipotizzato l’accusa di peculato nei confronti di Elga Rizzo quale direttore generale dell’Azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio, Vittorio Prejanò ex direttore amministrativo del Pugliese, Giuseppe Failla all’epoca direttore generale di “Villa Sant’Anna” e Rosanna Frontera quale legale rappresentante della clinica.

Al centro dell’inchiesta proprio le forniture di emoderivati dal Pugliese a Villa Sant’Anna. Secondo la ricostruzione della Procura, nonostante fossero pendenti due giudizi civili per il riconoscimento dei crediti vantati dall’Azienda ospedaliera nei confronti della clinica privata, di cui il primo già definito con sentenza di condanna per Villa Sant’ Anna e relativo atto di precetto per la somma complessiva di 4.629.102,24 di euro e l’altro attivato per il riconoscimento dell’ulteriore somma di euro 1.291.401,09 euro, Rizzo e Prejanò avrebbero sottoscritto un accordo transattivo. E lo avrebbero fatto senza il parere formale del direttore amministrativo e di quello sanitario, nonché senza il coinvolgimento del Servizio Immuno Trasfusionale e dell’ufficio legale. Quell’accordo, ha sostenuto la Procura, avrebbe fatto rinunciare il Pugliese a «un complessivo credito di 3.230.643,93 di euro vantato nei confronti di Villa Sant’Anna (debito non documentato, peraltro, nel bilancio dell’ente della posta passiva)».