Catanzaro, Sant’Anna Hospital. Da Pesaro le prove dell’intervento diretto della massoneria deviata

Viaggi all’Est dei Venerabili per aprire la strada degli “affari”. Nei documenti i nomi dei massoni italiani di “obbedienza” Usa.

L’Unità del 7 novembre 1992 pubblica i nomi degli “ambasciatori” della massoneria Usa a Est, quelli che parteciparono nel 1991 al meeting internazionale di Vienna, i “big” dell’obbedienza di Piazza del Gesù, artefice di progetti di destabilizzazione, i famosi documenti della loggia Nato Colosseum e le interferenze nel riciclaggio di fondi illeciti, oggetto dell’indagine del procuratore di Palmi Agostino Cordova: «(…) Non è un mistero infatti che all’interno della “fratellanza” esiste una netta spaccatura fra i cosiddetti europeisti e gli atlantisti. Una divisione che in Italia è trasversale a palazzo Giustiniani e a piazza del Gesù. Probabilmente in questa ottica deve essere interpretata la presenza a Baden vicino Vienna di una delegazione del Grande Oriente Italiano obbedienza di piazza del Gesù, guidata da Carlo Maria Muscolo che dall’8 al 12 maggio 1991 ha partecipato all’assemblea di una costituenda “federazione massonica europea”. Dai documenti su quell’incontro internazionale però è possibile capire chi siano i massoni più vicini a Muscolo. Con il gran maestro originario di Roccella Jonica e trapiantato a Genova che ha subito nei giorni scorsi una perquisizione, erano presenti Paolo Ficini primo sorvegliante, Angelo Robotti gran tesoriere, Angelo Martellotta rappresentante della “comunione” presso le potenze estere della Svizzera, Umberto Belossi venerabile della loggia “Pascoli” di Milano, Giacomo Conti venerabile della loggia “Piccardi” di Pesaro, Remo Bonetti venerabile della loggia “Treves” di Pesaro (…)».

Abbiamo fatto volutamente un salto indietro nel tempo, per cercare di capire cosa si muove oggi a Catanzaro; cosa solidifica un certo rapporto criminale che governa il futuro del Sant’Anna Hospital; cosa e chi rende certi di impunibilità i faccendieri che siedono del CdA della clinica catanzarese; quali sono i progetti e gli obiettivi di Sally Frontera, la signora Rosanna che dietro le quinte segue un teorema di distruzione e di riposizionamento della proprietà aziendale; chi è la vera mente che usa le sue relazioni criminali ed opache, altalenando la sua azione fra ‘ndrine ed obbedienze deviate.

La risposta, anzi le risposte, alle domande arrivano e sono arrivate solo rileggendo la storia, riguardando le cronache giornalistiche dell’epoca, che facevano da corredo ad un’azione giudiziaria che si annunciava dirompente, perché toccava gli interessi compositi e sovrannazionali della massoneria deviata. Il risultato non fu raggiunto e questo non è avvenuto per l’incapacità di chi “voleva indagare”, ma solo e soltanto perché in alcune situazioni, lo Stato riscrive la storia, archivia nel dimenticatoio i fatti ingombranti e presenta come vera una situazione di compromesso: quella che garantisce le articolazioni, diciamo pure non presentabili e che, tranquillizza gli attori di un potere impalpabile che supera i confini nazionali.

E’ andata così per l’inchiesta di Agostino Cordova, il procuratore della Repubblica di Palmi e tutto spiega la “delicatezzadi Nicola Gratteri quando parla di massoneria e della sua pericolosità; per quanto riguarda noi qualche risultato l’abbiamo ottenuto. Ritornando indietro nella storia e nella cronaca abbiamo trovato dei punti di contatto con l’attuale vicenda del Sant’Anna Hospital: partendo da un riferimento geografico e da un nome, ma anche da una parola che diventa magica ed immutata nel tempo.

Il luogo di partenza e di arrivo è la città di Pesaro. Il nome che ricollega storia ed attualità è Bonetti. La parola magica è riciclaggio.

A Pesaro, così come abbiamo scritto, c’è la sede della società Axum srl, anche questa a socio unico amministrata senza alcun dubbio da un’altra “testa di legno”, la signora Ceccolini Costanza, ne abbiamo le prove ed i riscontri. A sua volta Axum srl controlla la Fidimed Fiduciaria, la scatola dove sono state allocate le azioni della clinica di Catanzaro e che peraltro è socia nell’altra società truffa costituita nel mese di giugno 2022, la Sanità Futura – che di fatto rappresenta il socio di maggioranza della clinica catanzarese – dove l’amministratore è un soggetto, sconosciuto per storia, per identikit e per esperienza imprenditoriale, rientrante perfettamente nel gioco delle “teste di legno”. Sempre a Pesaro abbiamo trovato la storia del presunto riciclaggio di ben 700 miliardi di lire italiane, dove era costituita la loggia “Treves”, il cui venerabile maestro era tale Remo Bonetti, una delle tante teste che potevano cadere nella polvere se, il potere nascosto, non avesse fermato il procuratore Agostino Cordova.

Sempre a Pesaro risiede Davide Bonetti, che partecipava per delega alla costituzione di Sanità Futura, davanti al notaio compiacente Stefano Camilleri di Cosenza. Quel notaio legato al sistema torbido che non solo non verificava il valore legale delle procura esibita in nome e per conto di Fidimed Fiduciaria, quanto non si soffermava su una possibile circonvenzione di incapace, quel gioco paradossale che supera il limite di età del prof. Franco Frontera, recluso senza condanna e fottuto secondo i nuovi “comandamenti” di Sally la cattolica: fotti il padre e la madre! A Pesaro, come abbiamo già detto, inizia e finisce la storia quella della dinastia dei cappucci e grembiuli, quella dei Bonetti: Remo il padre, Davide il figlio!

E sempre a Pesaro si consolida l’alleanza criminale, fatta di continui rinvii a giudizio per riciclaggio, di Davide Bonetti ed Alessandro Castellini, sodali e soci nelle diverse trasformazioni societarie, nella costituzione di società cartiere, di società di facciata intestate alle “teste di legno” e nel programma di occultamento di proprietà e compendi aziendali tramite società fiduciarie, così come si sta tentando di fare con le azioni di Villa S.Anna SpA.

Riciclaggio è la parola magica, quella che trent’anni addietro muoveva l’azione di Agostino Cordova contro una massoneria deviata e che oggi dovrebbe muovere d’urgenza il procuratore Nicola Gratteri, visto che questa storia è ritornata a Catanzaro, per un caso, e tutti i suoi protagonisti sono a pieno titolo faccendieri, indagati per riciclaggio, legati alla massomafia ed alla famiglia Mancuso di Limbadi, la cui espressione migliore è quella di Cesare Pasqua, promosso direttore sanitario della clinica catanzarese poche ore dopo l’insediamento del CdA dei faccendieri, quell’azione di discontinuità, così come è stata presentata. Un caso? Forse…

E’ finito il momento magico di Sally Frontera, la cattolica, e del suo delegato criminale Alessandro Castellini. E’ finito perché siamo arrivati al punto di svolta. Abbiamo risolto il rebus. Abbiamo capito che dietro l’operazione Sant’Anna Hospital,  c’è Sally Frontera che guida il fronte dei faccendieri e dei massomafiosi per fare confluire la proprietà della clinica di famiglia nell’orbita del riciclaggio, usando le professionalità criminali di Alessandro Castellini e di Davide Bonetti, figlio del maestro venerabile della loggia “Treves” di Pesaro.

Ma, non è tutto, perché abbiamo capito che nell’operazione Sant’Anna Hospital un pezzo del ragionamento, sempre criminale, parte da Cosenza ed il viaggio occulto e mafioso si incrocia con Roma e poi con Milano, senza dimenticare la triangolazione fra Padova e Pesaro, dove ritorna il fil rouge e la storia trova una sua soluzione ed un suo perché. Tutto ritorna al valore dei grembiuli e delle obbedienze, quelle che hanno sempre gestito la storia della Repubblica e che, hanno decretato alleanze e divorzi in politica, così come negli affari e nell’ambiente criminale, sottoscrivendo quell’alleanza che tutti chiamano massomafia. Alessandro Castellini è sempre il regista, il pupillo di Sally la cattolica e, come abbiamo già visto è lui che negli anni ha costruito una rete di società fiduciarie, dal dubbio valore legale e peraltro inseguite dalle procure d’Italia da inchieste e da consumate frodi, prima fiscali e poi a titolo di riciclaggio, avendo goduto di coperture anche politiche prima di Forza Mafia e poi da quei cespugli criminali che per tradizione si moltiplicano all’ombra dei palazzi romani.

A Cosenza con la complicità del notaio Camilleri, è nata Sanità Futura la società guidata dalla testa di legno Mario Sabatini e dove si inserisce come socio Fidimed Fiduciaria una delle tante società cartiere che fanno capo ad Alessandro Castellini ed al suo socio nelle truffe Davide Bonetti, anche lui conosciuto nelle procure della Repubblica per operazioni consolidate al riciclaggio. La sua storia è ormai fatto conosciuto. Quello che invece ci era sfuggito e che oggi ritorna e spiega tante sfumature, è la sua organicità ad una storia fatta di massoneria deviata e di affari dal dubbio valore dettati dalla ‘ndrangheta. Quel famoso fil rouge, che lega la storia di Sally Frontera e del tenero Enzo Paolini, inventore della cartolarizzazione di Opera SPV, uno dei sottoscrittori del capitolo “Cuore Matto”. E’ la storia di una complicità organica con le associazioni che rappresentano la sanità privata, dove Paolini recita il suo ruolo e garantisce la truffa di Sally la cattolica, indirizzando la scelta di svolta e della proprietà nelle mani del gruppo Giomi SpA, organico alla massomafia e nato in terra di ‘ndrangheta: caratteristiche che dettano la trama e fanno la differenza in termini di solidità della proposta. Perché se i soldi non hanno profumo, ancora di meno ce l’hanno se vengono lavati nelle cosiddette “lavanderie”, quello che è il destino del Sant’Anna Hospital.

Tutti dicono che le scelte siano state fatte da Sally Frontera, sempre fra un Padre Nostro ed un Ave Maria, ma anche questa certezza ha degli elementi di dubbio. Già perché la signora Rosanna, Sally la cattolica non ha la visione di insieme e soprattutto non ha mai elaborato una scelta autonoma, perché da sempre complice e sodale di Gino/Camillo, quello che negli ultimi tempi, per strategia svolge il ruolo di principe consorte ripudiato, vestendo i panni del rincoglionito al limite della depressione. Mai biglietto da visita fu più errato! Gino/Camillo, al secolo Giuseppe Failla ha sempre tenuto i rapporti di complicità e di corruzione con le strutture territoriali della sanità calabrese, vedi il famoso usciere del generale Cotticelli, ma in particolare ha radicati rapporti con la sanità romana, anche quella a controllata dal Vaticano, lo testimonia la sua amicizia e collaborazione opaca con il prof. Giuseppe Profiti, l’attuale grand commiss di Azienda Zero. Qui si spiegano le procedure di controllo frenate oggi come al tempo di “Cuore Matto”, e si spiega la lentezza dello Stato e delle sue derivazioni territoriali in ordine ad una procedura di verifica e di arbitrato, che è l’anticamera di un sequestro cautelativo delle azioni societarie richiesto agli uffici della Procura di Catanzaro, prima della loro sparizione programmata da Alessandro Castellini.

Franco Mariani, Mario Coi, e “coscia lunga”  Francesca Galasso sono un pezzo della narrazione della vicenda del Sant’Anna Hospital. E’ la mediocrità di stupidi faccendieri e allibratori al soldo della ‘ndrangheta e che rispondono agli ordini di Alessandro Castellini, ma è anche la storia di qualche francobollo falso con le aspirazioni di un Gronchi rosa. E’ la realtà di tre stupidi faccendieri con ambizioni nulle come manager: capaci di aver affossato l’attività della clinica di Catanzaro in poco meno di sei mesi; capaci di aver fatto schedare alla ‘ndrina di Limbadi i dipendenti che reclamavano, pochi giorni addietro, i loro stipendi; che risolvono le questioni consegnando la soluzione del problema alla ‘ndrangheta ed al metodo della lupara bianca; è la capacità verificata di aver fatto tagliare i telefoni “per mancato pagamento” alla clinica Sant’Anna Hospital, perché i soldi in arrivo servono per i loro biglietti aerei, i pernottamenti e le sedute di massaggio nella Spa per miss coscialunga.

Catanzaro ritorna al centro della storia di massomafia con i tratti della vecchia P2 ed il Sant’Anna Hospital è un capitolo di una narrazione che da lontano, da molto lontano e, ci è stata titolata come “la stecca vien dal ciòc“, ovvero che il pezzetto di legno viene dal tronco dell’albero perché se l’albero è marcio, anche il pezzo di legno è inutile. Ed allora la massomafia non è più un intuizione, una storia da narrare, ma la triste realtà calata sulla pelle di uomini e donne, vittime di un sistema a cui, con tutte le forze, non riescono a ribellarsi. Non per volontà, ma per la certezza di un risultato complice.

C’è chi ha combattuto la buona battaglia. Che ha terminato la corsa. Che ha conservato la fede nella legalità. Ecco perché “arrestarli tutti” non è un peccato, ma il risultato autentico di una buona intenzione, nelle mani e nelle scelte di Nicola Gratteri.