C’è chi dice NO! La sovranità popolare non si tocca (di Giovanni Caporale)

C’è chi dice NO!

Ancora non usciti del tutto dalla baraonda delle competizioni elettorali per le amministrative, dobbiamo trovare il tempo di occuparci della nostra Costituzione, minacciata oggi dal renzismo così come dieci anni fa era stata minacciata dal berlusconismo.

E’ il principio della sovranità popolare che viene attaccato frontalmente dalle riforme, principio che tutela tutti i nostri diritti sostanziali e il nostro benessere materiale.

Amartya Sen, il premio Nobel dell’economia indiano, famoso anche per i suoi studi sulle carestie, notava che in tutta la storia della civiltà in nessun paese democratico si era mai verificata una carestia.

La democrazia significa anche pane per tutti perché quando il popolo sovrano controlla i governanti, episodi così disastrosi non possono mai verificarsi. E’ del tutto evidente che quando sono in pochi a decidere, decideranno nell’interesse dei pochi, quando sono in molti a partecipare alla decisione, decideranno nell’interesse dei più. Per questo l’articolo 1 della Costituzione detta il principio fondamentale per il quale “la sovranità appartiene al popolo”.

La sovranità popolare è oggi minacciata dall’incrocio della legge elettorale detta “Italicum” con la Riforma costituzionale.

La legge elettorale garantisce che circa il 60-70% degli eletti in Parlamento sia indicato direttamente dai segretari di partito (con la norma sui capolista bloccati, e cioè dando la possibilità ai partiti di predeterminare di fatto i Parlamentari che saranno eletti), il 60% è la maggioranza assoluta di ogni singolo gruppo parlamentare, in questo modo possono dirigere l’intero gruppo parlamentare.

Sono quindi i 3-4 segretari di partito, fra l’altro in mancanza di una legge sulla democrazia interna dei partiti da sempre annunciata e mai attuata per ovvie ragioni, a designare la maggioranza dei Parlamentari e sostanzialmente a pilotarli detenendo il potere di non ricandidarli la volta successiva.

Con il premio di maggioranza nemmeno è necessario il sostegno popolare ampio per poter governare il Paese: si attribuisce la maggioranza assoluta dei seggi parlamentari a forze politiche che potrebbero avere un sostegno elettorale anche minimo.

Infatti, anche il 10% del corpo elettorale può ottenere la maggioranza assoluta del Parlamento, ciò in quanto il premio di maggioranza viene attribuito alla lista che supera il 40% dei voti al primo turno, o al ballottaggio tra i due partiti più votati, anche se nessuno supera quella soglia e quindi anche a forze politiche che potrebbero avere il 10% dei voti. In forze di questa legge una minoranza della popolazione determina il destino di tutti quanti, e il segretario del partito vincente (un uomo solo) determina sua volta la maggioranza assoluta dei rappresentanti del popolo.

senato Ma ciò non basta: il Senato non è più espressione diretta del voto popolare ma, sia pur nelle sue ridotte funzioni, viene eletto dal ceto politico incarnato dai consiglieri regionali. Le funzioni del Senato sono decisive nelle nomine di organi di garanzia, nominando alcuni componenti della Corte Costituzionale e partecipando alle elezioni del Presidente della Repubblica, essendo partecipe della funzione legislativa in materie determinanti come le leggi costituzionali, avendo pure l’obbligo di esaminare i disegni di legge in materia di bilancio.

Il ceto politico, quindi, predetermina la maggioranza assoluta dei rappresentanti del popolo, senza possibilità di uscita. Ci si deve chiedere se chi ha fatto questo aveva potere di farlo: la risposta è un chiaro NO!.

Gli uomini e le donne che siedono oggi in parlamento e hanno partorito questi mostri, non sono i rappresentanti del popolo, e avrebbero dovuto fare una sola cosa corretta: dimettersi.

Tutti gli eletti siedono in Parlamento infatti in virtù del “Porcellum”, legge elettorale dichiarata incostituzionale con la sentenza della Corte Costituzionale n. 1 del 2014 . La stessa Corte afferma nella sua sentenza che i parlamentari eletti in virtù di questa legge possono rimanere al proprio posto facendo riferimento a norme tuttavia che prevedono la prorogatio per ordinaria amministrazione e la possibilità di convertire in legge i decreti legge in via provvisoria e in casi urgenti.

Ciò che dovevano fare i nostri deputati e senatori all’indomani della sentenza della Corte costituzionale era votare una legge elettorale conforme ai criteri stabiliti dalla Corte e poi dimettersi. Ciò che hanno fatto invece è stato votare una legge elettorale che peggiora i difetti della precedente, e arrogarsi il diritto di modificare l’intero impianto della Costituzione, togliendo sovranità al popolo: non è un golpe, è peggio, perché è un golpe mascherato, una truffa più che una rapina.

Questo perché si fanno brillare davanti agli occhi dell’elettorato i pochi soldi risparmiati dall’abolizione del Senato elettivo, sottraendo ad esso con l’altra mano l’essenza della democrazia, la sovranità popolare. Si toglie potere e autonomia al Parlamento rendendolo mera cinghia di trasmissione del volere dell’uomo solo al comando, favorendo l’iniziativa legislativa del Governo e rendendo di più difficile accesso gli istituti di democrazia diretta (referendum e proposte di legge di iniziativa popolare).

Siamo a pochi giorni dalla scadenza del termine per la raccolta firme per proporre un referendum abrogativo dell’Italicum, e per il Referendum oppositivo alla riforma costituzionale.

Invitiamo tutti a firmare per il NO alle riforme di Renzi in occasione del firma day organizzato in tutto il territorio nazionale per i giorni 11 e 12 giugno che vedranno in moltissimi comuni anche della nostra provincia predisposti dei banchetti di raccolta firme. Noi, popolo italiano, dobbiamo riappropriarci della nostra sovranità attraverso uno strumento di democrazia diretta. Solo così dimostreremo di essere degni della Costituzione più bella del mondo.

Avv. Giovanni Caporale

responsabile provinciale del Coordinamento Democrazia Costituzionale / Comitato per il NO alle riforme costituzionali e all’Italicum