Contestazione a Minniti: la vergogna dei docenti e dell’antimafia di facciata

Che l’Unical si stia avvicinando sempre più ad una scuola di polizia e sicurezza, è cosa certa, lo confermano i convegni e le presenze nazionali che si stanno avvicendando tra i cubi di Arcavacata: Orlando, Gabrielli, Minniti solo per citarne alcuni in ordine di tempo. La cosa che però più preoccupa è il silenzio di un corpo accademico che annovera tra le sue fila personaggi che della critica al sistema, negli anni passati, hanno tratto enormi fortune in termini di immagine e di sistemazione personale. Bene, oggi ad Arcavacata 2017, di fronte ad un attacco chiaro agli spazi di agibilità all’interno del Campus, di fronte ad un dispositivo di sicurezza imponente, si riscontra un silenzio preoccupante.

Dove sono oggi i pedagogisti dell’antimafia? Come mai non difendono chi lunedì ha provato a costruire una giusta contestazione a Minniti? O solo Gratteri può rappresentare per voi l’opposizione al malaffare? Si può accettare che le fisime di immagine di un ministro della repubblica possano far sì che vengano lesi anche i principi basilari all’interno dell’Università? Dove sono tutti quei docenti che hanno contestato la venuta del senatore Razzi? Forse che Razzi “fa più social” di Minniti? Come funziona l’indignazione nel corpo accademico dell’Unical? Si attacca solo chi si può attaccare e chi non mette a repentaglio il proprio posticino?

Quello che è successo all’Unical lunedì è una vergogna per l’intero corpo accademico: è il fallimento del Campus, è il fallimento di una o più generazioni di docenti che oramai hanno chinato la testa alle lobby e agli interessi dei baroni dell’università. Per fortuna c’è ancora chi con grande generosità lunedì si è messo, metro dopo metro, a sfidare le fisime e i divieti di una classe politica in difficoltà.

Ferdinando Gentile