Coronavirus, nuovo controesodo in Sicilia: a Messina fiume di auto sbarcate dalla Calabria

Nonostante i decreti e i divieti e nonostante il numero di casi in aumento in Sicilia, soprattutto a Messina, il controesodo non si ferma. Ieri sera sbarco di massa dalla Calabria nell’ultima corsa domenicale sullo Stretto. Un fenomeno accaduto proprio poco dopo la nuova stretta del governo contro il coronavirus che vieta gli spostamenti da un comune a un altro.

Il presidente della Regione Nello Musumeci ha subito lanciato l’allarme su Facebook: “Mi segnalano appena adesso che a Messina stanno sbarcando dalla Calabria molte persone non autorizzate. Non è possibile e non accetto che questo accada. Ho chiesto al prefetto di intervenire immediatamente. C’è un decreto del ministro delle Infrastrutture e del ministro della Salute che lo impedisce. Pretendo che quell’ordine venga rispettato e che vengano effettuati maggiori controlli alla partenza. Il governo nazionale intervenga perché noi siciliani non siamo carne da macello! Sto preparando diffida nei confronti del governo nazionale e dei prefetti di Messina e Reggio Calabria con ordinanza sindacale che vieta l’attraversamento se non per i pendolari dello Stretto e per i tir trasporto merci. Stasera mi metterò personalmente a bloccare lo sbarco indiscriminato e attendo che qualcuno si faccia avanti per arrestarmi (e sarebbe la terza volta!)”.

Le limitazioni agli spostamenti riguardano anche lo Stretto, come ha chiarito lo stesso Musumeci in un altro post pochi minuti dopo: “Possono passare, alla luce del provvedimento nazionale, SOLO i pendolari che svolgono servizio pubblico, come sanitari, forze armate e di polizia. BASTA. Stiamo facendo sacrifici enormi e bisogna dare certezze a tutti i cittadini che questa fase è seguita con impegno”.

Poi assicura di aver avuto conferma dalla prefettura di Messina che saranno ulteriormente intensificati i controlli sullo Stretto. Nell’ultimo decreto di Conte è specificato che è fatto divieto a tutte le persone fisiche di trasferirsi o spostarsi con mezzi di trasporto pubblici o privati in un comune diverso da quello in cui si trovano, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute.