Cosenza. 110 anni nel pallone. Le partite “indimenticabili”

Nella ricorrenza dei 110 anni di calcio cosentino, non si possono dimenticare alcune partite indimenticabili di passione rossoblù. 

COSENZA-POTENZA 1979-80

Il gol più bello di Perrotta con la maglia del Cosenza

Nel 1975 il Cosenza torna subito in Serie C ma nel 1977 incappa in un’annata disgraziata, con tanto di nuova invasione di campo (Cosenza-Paganese) e nuova lunghissima squalifica del San Vito. Il ritorno allo stadio coincide con la nascita del tifo organizzato e, finalmente, nel 1980, il Cosenza rivive un campionato entusiasmante con Elio Spadafora, ex presidente della Morrone, al timone, insieme ai suoi migliori calciatori e con Nedo Sonetti in panchina. E’ la splendida annata del “Magico Cosenza”, che vince un campionato molto difficile e in dubbio fino all’ultima giornata quando al San Vito si gioca Cosenza-Potenza. Vinciamo 1-0 con un gol di un giovane attaccante cosentino, Walter Perrotta, che segna sotto la curva e festeggia con una capriola.

“La capriola mi veniva sul momento – ricorda Perrotta detto “motorino” per la sua velocità – , ero troppo felice quando riuscivo a far gol e davo sfogo alla mia creatività. L’ultima che ho fatto, nella partita interna con il Potenza, è stata la più significativa. Al San Vito erano in ventimila: ho provato un’emozione grandissima e la curva e la Tribuna B gridavano sempre “Segna per noi Walter Perrotta”. Mi sembra ancora di sentire i brividi”.

Il Cosenza giocava con: Lattuada, Tortelli, D’Astoli, Ranieri, Rocco, Reggiani, Rappa, Missiroli, Perrotta, De Chiara, Tucci.

COSENZA-UDINESE 1983

Morto tragicamente Elio Spadafora, dopo un anno vissuto tra mille vicissitudini ma coronato da una nuova promozione in C1, il Cosenza diventa finalmente Società per Azioni e mette su una società forte e credibile, guidata da Vincenzo Morelli, con direttore sportivo Franco Rizzo, che vince il Torneo Angloitaliano e metterà le basi per la promozione in Serie B, che arriverà nel 1988 dopo 24 anni. Il 24 agosto 1983 per la Coppa Italia scende al San Vito addirittura l’Udinese di Sua Maestà Zico, il giocatore più forte del mondo, un grande brasiliano che accese la fantasia di milioni di tifosi in tutto il mondo. Beh, Zico giocò al San Vito una delle sue prime partite in Italia e quella sera allo stadio le cronache narrano che ci fossero 25mila spettatori, addirittura di più rispetto alla partita della Nazionale del 1967. Uno spettacolo indimenticabile anche quello. Il tifo organizzato rossoblù era tornato in curva e la coreografia iniziale è passata alla storia, insieme a quegli splendidi tamburi che scandivano i tempi. Un rigore di Renzetti porta in vantaggio i Lupi al 33′ ma appena due minuti dopo Zico pareggia su punizione. I bianconeri segneranno il gol della vittoria al 73′ con l’altro brasiliano Edinho, ancora su calcio piazzato. Ci piace corredare questo ricordo indelebile (che purtroppo sfugge ai giovani cronisti senza memoria) con la fatidica foto di Totonno Chiappetta (indimenticabile attore e showman cosentino) insieme a Sua Maestà.

COSENZA-CATANZARO 1985

Il 6 aprile del 1985 il Cosenza batte per l’ultima volta in un San Vito tutto rossoblu il rivale di sempre, il Catanzaro.

Per quella giornata, gli Ultrà Cosenza avevano realizzato qualcosa di straordinario. Mille e duecento metri di stoffa rossoblu prelevati a ottocento chilometri di distanza. Per la prima volta in una coreografia, in tutto lo stivale, fa la sua comparsa un bandierone di queste dimensioni. Dietro l’idea ci sono creatività. dedizione, il talento di riuscire a guardare avanti oltre il muro delle convenzioni, la capacità di precorrere i tempi.L’immensa bandiera viene realizzata in una sala del Convento dei Cappuccini alla Riforma, sotto la supervisione di Padre Fedele Bisceglia mentre materialmente è il capo riconosciuto degli ultrà Piero Romeo, che con una vecchia macchina da cucire Singer la confeziona splendidamente. Per la stoffa, era stato un altro mito del tifo rossoblu, Tonino Tocci, a guidare la spedizione verso Prato, vicino Firenze, 800 chilometri all’andata e 800 chilometri al ritorno.

Il bandierone viene esposto in Tribuna B dove il tifo organizzato si era spostato vista l’importanza dell’evento per essere più vicino alla squadra e per assicurare al vessillo di potersi spiegare senza intoppi e per intero. Chi ha visto quello spettacolo non lo dimenticherà mai più. Al San Vito quel giorno c’erano 15.000 spettatori di cui 11.218 paganti per un incasso di £. 109.222.000

Il 6 aprile 1985 era sabato, la vigilia di Pasqua. Per tutta la città di Cosenza sarà una Pasqua di resurrezione. I Lupi riescono nell’impresa di vincere il derby e si impongono con autorità e spavalderia. A segnare il gol della vittoria sarà un ragazzo di Cetraro di 25 anni, Alberto Aita, che si era imposto all’attenzione generale nella seconda squadra cosentina, la Morrone. Aita gonfia la rete al 38′ del primo tempo rischiando il tiro da posizione angolata con il piede “sbagliato”, il sinistro. La formazione dei Lupi era la seguente: Busi, Fucina, Nicolucci, Simeoni, Cavazzini, Aita, Morra, Petrella, Marulla, Maniero, Tivelli. Al 17′ della ripresa il cosentino Tonino Posa prende il posto di Maniero e partecipa alla festa.

1 – (continua)