Cosenza 2016, la Santa Accozzaglia

Dopo aver sfiduciato Occhiuto, la neo costituita Santa Accozzaglia – che deve proporre alla nazione, su mandato di Renzi, il primo prototipo sperimentale del partito della nazione – si sente forte e protetta dal potere centrale.

Non se ne fregano niente se tutta la città  è rimasta attonita a guardare l’ infame curtiddrata ari spaddri. Non si pongono il problema di apparire agli occhi della gente, con quell’atto, la  peggiore franzamaglia politica di tutti i tempi.

Infatti il loro atteggiamento, di fronte al sollevarsi di tali e tante accuse, resta calmo, direi impassibile. Come a dire: offendeteci pure adesso, ma un giorno anche voi capirete il perché lo abbiamo fatto, e quel giorno ci ringrazierete. Una sicumera la loro che pareva granitica, di gente che sa il fatto il suo.

Marco-Ambogio-Luca-Morrone-e-Enzo-Paolini Un “fatto” che come vedremo si rivelerà per tanti il peggior errore della loro vita. Un errore che diventa però una opportunità per tanti che vedono in questo l’occasione giusta di farsi fuori con un sol colpo quasi tutta la fezza politica cittadina, ovvero la “Santa Accozzaglia”, allargata in questo caso: Madame Fifì, Guccione, Adamo, Morrone, Gentile, Paolini, e altri.

Dunque, l’oltraggio era avvenuto e, nonostante sapessero di aver suscitato un enorme disgusto cittadino per questa operazione, un fattore che avrebbe sovvertito lo stato di cose a loro favore, pareva essere dalla loro parte. Un asso nella manica da tirar fuori al momento opportuno.

All’indomani della sfiducia ad Occhiuto suggellata da un notaio a spese di Paolini, la Santa Accozzaglia tira fuori l’asso ed inizia a parlare di un “atto dovuto”, necessario per la città,  per salvare il Comune da una banda di ladroni che da tempo imperversava a Palazzo dei Bruzi, dato il diffuso malaffare nel quale era piombato il Comune.

In Comune, a parer loro, vigeva una illegalità diffusa, e a tutti i livelli, in particolare al quarto piano. Una situazione talmente tanto grave da chiedere un intervento al ministro con una  interrogazione parlamentare. Il che detto da loro, cioè la Santa Accozzaglia, non ha sortito l’effetto sperato sulla gente.

Come si poteva pretendere che il cosentino medio credesse ad una dichiarazione di questo tipo, pronunciata, ad esempio, da Ennio Morrone? O da Madame Fifì? E’ come se la banda Bassotti desse del ladro ai quaranta ladroni. Tutta Cosenza si è messa a ridere. Nessuno ovviamente ha preso per serie le loro “denunce”.

Ennio Morrone e il mitico Feliciano
Ennio Morrone e il mitico Feliciano

Ma un’altra domanda sorse a quel tempo. Una riflessione che lasciava pensare che la Santa Accozzaglia avesse davvero in serbo una sorpresa: se uno come Ennio Morrone decide di esporre il proprio figlio al pubblico ludibrio, vuol dire che sa quel che sta facendo, o no? Altrimenti perchè esporre Luca alle pesanti accuse di traditore e venduto al quale è stato sottoposto, senza dargli l’opportunità di rivalersi sulle stesse?

Era evidente che qualcuno dei pezzotti romani li aveva rassicurati, per indurli a firmare la sfiducia, circa l’intervento della magistratura nei confronti di Occhiuto e dei suoi dirigenti. Un intervento che la Santa Accozzaglia, per come glielo avevano raccontato, si aspettava da lì a poco, o quantomeno prima del voto. E nel momento in cui ciò fosse accaduto Luca Morrone avrebbe potuto dire: ecco perché me ne sono andato, non volevo essere complice di questo ladrocinio. Sperando magari di passare anche per eroe. Solo così si può spiegare il perché Ennio abbia esposto così tanto il figlio.

Dopo la firma dal notaio e la conseguente fine anticipata della consiliatura, la Santa Accozzaglia si trova di fronte il primo vero ostacolo: chi sarà il candidato?

Le caratteristiche richieste erano quelle dell’essere condiviso e di superamento. Caratteristiche che come al solito non corrispondevano a Paolini. Che, come ho scritto ieri, di farsi da parte non ne voleva sapere. Nonostante qualcuno gli facesse notare che anche il suo nome figurava nelle dichiarazioni dei pentiti cosentini.

prestiii Ma lui si ostinava a dire che il suo nome non sarebbe mai apparso in nessuna inchiesta. Ed inizia così la tiritera con Guccione. Ma Renzi e Lotti avevano già deciso: niente primarie e Presta candidato. Toccava a Guccione farla digerire a Paolini, Magorno, Guglielmelli e a tutti gli altri. Come è andata lo sappiamo: due giorni prima della scadenza del termine per votare alle primarie, Gugliemelli tira fuori un biglietto in una riunione e dice: il candidato è Presta, a chi non sta bene quella è la porta.

Un vero e proprio ricatto che in molti accettarono. L’ostentata sicurezza dei pezzotti romani, trasmessa a quelli cosentini, che l’intervento della magistratura avrebbe azzoppato Occhiuto e spianato la via alla Santa Accozzaglia ad una vittoria facile facile di Presta, convinse buona parte dei presenti che forse non era il caso di fare polemiche.

Non conveniva soprattutto ai traditori di Occhiuto che indietro non potevano più tornare. L’unica cosa che oramai potevano fare era quella di accettare il pacchetto così com’era, con la speranza di ricavarne a vittoria ottenuta il giusto sguabbu.

Ad uscire dalla porta indicata da Gugliemelli, non fu solo Paolini, ma anche il Cinghiale. Che sin dal primo momento si era tenuto lontano da polemiche e discorsi. Anche lui come i pezzotti romani del PD era al corrente di un intervento della magistratura.

Gentile-Pino-e-Antonio-Adamo-e-MorroneE chi meglio di lui aveva ed ha contezza di questo? Nessuno. Il potere che oggi ha il Cinghiale è sotto gli occhi di tutti. Su di lui poggia il governo. Controlla tranquillamente Alfano, ed è intimo amico di Minniti. Lui ha sempre saputo che Cosenza è da tempo attenzionata dalla DDA. Cosa che ripete da un po’ di tempo a questa parte nei suoi comunicati quando parla di zone grigie e lati oscuri di una Cosenza corrotta e allo sbando.

Sa che prima o poi qualcosa a Cosenza accadrà, in termini giudiziari, ma non si è mai sbilanciato  sui tempi. Ecco perché ha aspettato l’ultimo momento per schierarsi alle elezioni, scegliendo dal suo punto di vista il meno peggio. Non essendo ancora arrivata la magistratura una mossa doveva farla, e non poteva essere certo a favore di Madame Fifì. Anzi, da questa situazione tutto sommato può trarne qualche vantaggio, mettendo in difficoltà il PD a Cosenza e facendosi forte con Renzi.

La partita su Cosenza come si sa è affidata a compà Pinuzzu che a Cusenza, questi quattro politici quaquaraquà, non gli possono nemmeno allazzà i scarpi, ed ha capito che va giocata di rimessa, e con molta melina. Sa che questa tornata elettorale va gestita giorno per giorno, le notizie che filtrano sull’imminente blitz sono confuse, e pare che i Pm della DDA abbiano bisogno di maggiori riscontri prima di intervenire come hanno fatto a Rende. I tempi dell’intervento della magistratura sembrano allungarsi.

L’inchiesta si è “arricchita” di nuovi pentiti e serve altro tempo per i riscontri. E poi, con il niet ai Cinghiali, Presta, inconsapevolmente, gli ha fatto un favore. Possono palleggiare Paolini un altro po’. Se non succede niente, come sarà, possono sempre fare una lista all’acqua di rose.

Nel mentre il 5 giugno si avvicina e di manette neanche l’ombra. E qui succede un primo clamoroso colpo di scena. Presta, “imposto” dall’alto, capita l’antifona, e in quale orribile situazione si era cacciato, getta la spugna e si ritira.

2- continua

GdD