Cosenza, anche i lavori sull’ultimo tratto di corso Mazzini senza autorizzazione

Il sindaco Occhiuto, eccellentissimo urbanista ed architetto, “componente del Consiglio Superiore per i Beni Culturali e Ambientali presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, membro del Comitato Tecnico Scientifico per i Beni Architettonici e Paesaggistici e che spazia nella pianificazione territoriale(cfr. Wikipedia) ha ereditato un Viale Parco, ma è diventato famoso per aver messo in ginocchio una città per una metropolitana leggera che, obliterando il Viale Parco, dovrebbe collegare Cosenza con Rende e l’Università della Calabria.

All’inizio di Viale Mancini, da mesi, c’è una tabella incastonata in una recinzione di centinaia e centinaia di metri che sarà costata un “occhiuto” della testa e, meraviglia delle meraviglie, ancora centinaia e centinaia di metri di cordoli di marciapiede demoliti per dimostrare l’avvenuto avvio dei grandi lavori che, di fatto, hanno artificiosamente creato il caos cittadino in pieno clima natalizio.

D’altro canto è inverosimile che il sindaco Occhiuto, gigante dell’urbanistica e consumato esperto dei Beni culturali, cosentino di Cosenza, non conosca la storia della sua città che ha visto l’evoluzione della ferrovia alla fine del 1800 con la stazione e la prospiciente piazza Matteotti ritratta in foto d’epoca, come la partenza della diligenza per Paola, tutto a pochi metri da Piazza dei Bruzi! Il supremo urbanista Occhiuto, avrà sentito parlare dell’impianto viario nato proprio intorno alla ex stazione delle FF SS, inaugurata nel 1897, e di Corso Mazzini, direttrice principale dell’urbanistica della Cosenza dei primi del ‘900, con la conseguente tessitura a pettine delle vie adiacenti che arriva a comprendere l’area di Piazza Fera, e dei quartieri degli anni trenta Bianchi (1928) e l’ottocentesco Rivocati, progettato con l’ampliamento urbanistico del 1888, caratterizzato da botteghe artigiane e opifici di varia natura, progetto generale vistato nel 1889 dal Consiglio superiore dei Lavori Pubblici con le modifiche apportate per la realizzazione della nuova stazione ferroviaria. Tutti quartieri popolari marginali ed aree storiche dove ora si autorizzano demolizioni di edifici senza Piano Strutturale Comunale, perché è risaputo che il PSC di Cosenza non è stato adeguato al QTRP della Regione Calabria contravvenendo, di fatto, alla Legge Urbanistica Regionale .

Orbene, il sindaco Occhiuto, eccelso urbanista ed architetto, “componente del Consiglio Superiore per i Beni Culturali e Ambientali presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, membro del Comitato Tecnico Scientifico per i Beni Architettonici e Paesaggistici e che spazia nella pianificazione territoriale(cfr. Wikipedia), dovrebbe sapere, in virtù dei titoli vantati e dagli incarichi assolti presso il Ministero beni culturali, che le piazze pubbliche, realizzate da oltre settant’anni, sono beni culturali, indipendentemente dall’avvio del procedimento di verifica e dalla specifica dichiarazione di interesse culturale prevista dall’art. 13 del D. Lgs. 42/2004.

L’inarrivabile architetto-urbanista-paesaggista-conservatore che “Partecipa al dibattito contemporaneo attraverso convegni e pubblicazioni sui diversi temi dell’architettura, con particolare interesse verso la sostenibilità, lo sviluppo urbano, la valorizzazione del paesaggio e la tutela dei beni culturali (?!)(cfr. Wikipedia), per i ruoli rivestiti presso il ministero dei Beni culturali dovrebbe conoscere la Direttiva Ornaghi relativa a “l’esercizio di attività commerciali e artigianali su aree pubbliche in forma ambulante o su posteggio, nonché di qualsiasi altra attività non compatibile con le esigenze di tutela del patrimonio culturale”, che afferma, “in ogni caso, anche tutte le pubbliche piazze, vie, strade e altri spazi urbani per i quali non sia stato emanato un puntuale provvedimento di vincolo, ma appartenenti a soggetti pubblici e realizzate da oltre settanta anni, sono comunque sottoposte interinalmente all’applicazione del regime di tutela della Parte Seconda del Codice”.

Se, a titolo di esempio, si esaminasse il più recente progetto relativo ai “Lavori di pavimentazione del tratto di Corso Mazzini (tra Via Piave e Viale Trieste) a sostegno della musealizzazione e valorizzazione del Museo all’Aperto Bilotti”, che costa un milione di euro ed è firmato dall’Ing. Francesco Tucci, datato Cosenza- Novembre 2015, progetto che si può trovare sul sito istituzionale del comune di Cosenza, ci sarebbe davvero da farsi quattro risate.

La Relazione Ambientale -Paesaggistica e lo studio di inserimento urbanistico di questo progetto, esaminando gli aspetti legati all’ambiente ed al paesaggio ritengono che non vi siano vincoli paesaggistici, deducendo (in modo alquanto strano), che il sito non è classificato come area a rischio archeologico dimenticandosi, il progettista, che a qualche decina di metri sono state trovate le tombe brettie e romane!

E’ noto ai professionisti del settore che il D. Lgs. 163/2006 introdusse nella normativa italiana la c.d. “archeologia preventiva“, ovvero quell’insieme di procedure che permettono una valutazione preliminare, in fase di progettazione del rischio di interferenze con strutture e depositi di interesse archeologico e con successivo D.M. n. 60 del 20 marzo 2009 è stato emanato il regolamento attuativo. Nel Codice degli appalti i riferimenti all’archeologia preventiva sono confluiti all’art. 25 del D.Lgs 50/2016.

Ma “distrattamente” non è contemplato dagli autorevoli progettisti della pavimentazione di Corso Mazzini l’elemento principe in questione, ossia il vicolo ope legis determinato dai presupposti che trattandosi di via pubblica realizzata da oltre settanta anni, il progetto andava autorizzato della Soprintendenza.Ed allora le pavimentazioni di corso Mazzini, e tutti quei birilli che si montano e si smontano e poi si rimontano in continuazione, (ed io pago, direbbe Totò), fastidiosi e aberranti, che comportano grave rischio alla sicurezza pubblica nel caso di calamità naturali, sono stati autorizzati dalla Soprintendenza dei beni culturali nelle ultrasettantenni vie e piazze storiche cittadine?

Va ricordato che nelle previsioni dell’art. 169 del Codice dei beni culturali l’esecuzione di lavori di qualsiasi genere non autorizzati ai sensi dell’art. 21, è previsto l’arresto da sei mesi ad un anno, con una ammenda variabile da euro 775 a euro 38.734,50… per chi ci crede!
Molte opere pubbliche a Cosenza sono senza autorizzazioni!

Occorre che la magistratura onesta dia disposizioni per far condurre agli organi di polizia un’indagine appropriata, perché potrebbe darsi che il duo comico Occhiuto-Pagano corra subito ai ripari e “aggiusti” le carte e qualche funzionario venga confinato dal Soprintendente Pagano!

Si, parliamo di confinamento perché circola voce che è stata resa giustizia dal Direttore Generale dott. Gino Famiglietti ad alcuni funzionari della Soprintendenza di Cosenza, disponendo l’annullamento del provvedimento del Soprintendente Pagano riguardante il trasferimento punitivo nel complesso Conventuale di San Francesco d’Assisi, impraticabile perché privo degli elementari requisiti per la sicurezza previste dalla legge.

Sembrerebbe che il soprintendente Pagano abbia speso qualche decina di migliaia di euro per delle insignificanti e deturpanti vetrate interne della storica sede di Piazza Valdesi, invece di pensare alla sicurezza dei suoi dipendenti.
Tutto questo discorso, con gli stessi argomenti può essere fatto per la metro leggera che dovrebbe attraversare proprio le stesse piazze e le stesse strade sopra citate e, come per tutto il resto, non possiede autorizzazione alcuna. Non ci stupiremmo se il Mibac dovesse fermare, nelle prossime settimane, anche il parco del benessere (sic!) e la metrotramvia.