Cosenza. Ciao Maestro Alberto Leonetti, musicista e regista per tante generazioni

La scomparsa di Alberto Leonetti ha rattristato la città di Cosenza. Non solo la grande famiglia della Rai, dove il Maestro ha lavorato una vita ma anche il variegato panorama musicale che ha animato la Cosenza degli anni Sessanta e Settanta e che non l’ha mai dimenticato.

Alberto Leonetti, prima di diventare un apprezzato programmista-regista della Rai cosentina e calabrese, è stato uno dei primi musicisti sulla scena bruzia degli anni Sessanta. Classe di ferro 1944, la musica l’aveva capita e studiata fin da quando era solo un bambino. Ce l’aveva nel sangue e nel dna: polistrumentista e virtuosista del pianoforte, della chitarra ma anche del violino e naturalmente della cara vecchia fisarmonica, si era rivelato al pubblico già all’alba degli anni Sessanta, sull’onda emotiva del “boom” di Elvis Presley che aveva presto contagiato non solo l’America ma tutto il mondo.

In questo manifesto risalente al 5 marzo del 1960, pubblicato da Mario Funari sulla bacheca del profilo Fb di Leonetti, c’è una preziosa testimonianza di quell’epoca. I The Madison’s di Mario Pietramala erano l’attrazione principale – anche per un discorso squisitamente anagrafico – ma subito dopo c’erano “I Limbos” di Alberto Leonetti con la voce di Gino Trioli. Per capire quanto fosse legato Leonetti a quel periodo, basta pensare che la foto del suo profilo Fb (che vedete in alto in copertina) è proprio quella de “I Limbos”. Gino Trioli, appena sedicenne, era l’Elvis cosentino e Alberto Leonetti era il suo musicista di riferimento. Formavano una coppia straordinaria per i tempi ed erano ricercatissimi in tutte le tante feste che animavano – come scrive Mario Funari – una Cosenza “totalmente diversa da quella di oggi. Più bella, più pulita in tutti i sensi, una città dove ci conoscevamo quasi tutti, allora…”.

Appena qualche anno dopo, Trioli sarebbe diventato “famoso” partecipando al Festival di Castrocaro ed entrando nell’agognato mondo patinato delle case discografiche mentre Leonetti avrebbe militato ancora in altre formazioni come i Tomahawk (nuovo nome de I Limbos) e Le Aquile iniziando a scrivere canzoni e scoprendo quanto era ed è bello comporre musiche, fare il compositore e sognare la direzione di un’orchestra, in una parola sola il “Maestro” quale era ed è sempre stato. Ma la musica, come urlavano i genitori di un tempo ai loro figli “ribelli” e innamorati dell’America, non dava da mangiare e all’alba degli anni Settanta Alberto Leonetti non aveva ancora un lavoro fisso e qualcosa doveva pure inventarsi per trovare una dimensione.

E così dalla musica il Maestro Leonetti passa ad un altro grande amore, quello per la televisione e per le arti visive e il sogno di tutti i ragazzi della sua età, a quei tempi, non poteva che essere la Rai calabrese, che aveva sede a Cosenza nella centralissima via Montesanto. Erano in tanti a cercare fortuna nel ruolo di programmisti-registi ma la Rai, che è sempre stata una vecchia e furba “volpe”, sfruttava quei ragazzi con contratti a tempo, magari anche più volte, li usava, li spremeva e poi li gettava via, dimenticandosene. Anche Leonetti, per anni, aveva conosciuto quella situazione di precariato che inevitabilmente lo logorava e per arrotondare il bilancio e far quadrare i conti non aveva mai abbandonato la musica, con tanto di iscrizione al “totem” della Siae e trovando spesso ingaggi provvidenziali come quello, per esempio, sul Roof Garden dell’Hotel Cinquestelle di Sangineto, dove suonava il suo pianoforte ed incontrò – nel 1976 – un Lucio Dalla già famoso ma non ancora “esploso” nella popolarità definitiva degli anni Ottanta.

Nel 1981 finalmente Alberto Leonetti viene assunto a tempo pieno dalla Rai, dove avrebbe lavorato fino alla pensione lasciando un bellissimo ricordo a tutti i suoi compagni di viaggio: giornalisti, cameramen, segretarie e segretari di produzione, colleghi programmisti e chi più ne ha più ne metta. E sono stati in tanti a ricordarlo, andando molto ma molto al di là del breve flash di commiato che ha chiuso l’edizione di ieri del Tg delle 14, del quale Leonetti è stato regista per tanti anni. 

Alberto Leonetti aveva la caratteristica di essere sempre se stesso. Non perché monotono ma perché coerente. Nella correttezza, nel senso del dovere, nell’amore per un’azienda che con lui non sempre era stata mamma ma talvolta anche matrigna. Ma non per questo lui la amava di meno. Anzi, forse di più. Coerente nel suo look da viso timido nascosto dietro la barba. Coerente nel suo osare in estate camicie coloratissime. Coerente nel suo vero amore, la musica.
Spiritoso ma soprattutto mite. Puntiglioso in regia ma mai autoritario. In TV si dice “operatori agli ordini del regista”. Ecco, Alberto Leonetti non era uomo da ordini. Muoveva uomini e camere con dolce autorevolezza. E anche da lassù, starà cercando l’inquadratura giusta. 

Nel frattempo, aveva scoperto Spotify, si godeva e andava fiero di una inaspettata popolarità virtuale e globale e si dilettava ancora tanto nel comporre musiche e canzoni. Due, in particolare, “La più bella del mondo” e “Cosenza mia”, quest’ultima proprio di recente interpretata dalla cantante Rossella Falbo. 

A maggio dello scorso anno aveva annunciato che “… d’intesa con la S. I. A. E., ma anche con tanta gioia, tanto amore e un pizzico di orgoglio, da oggi, 8 maggio 2022, Festa della Mamma, ho un nome d’arte in cui compare il cognome di Colei che mi ha messo al mondo nel bel mezzo di una Grande Nevicata, e che poi ha riempito la nostra piccola casa e la mia piccola età di tante canzoni belle e indimenticabili…”. Quel cognome è Camisuli e quel giorno Alberto cambiò la foto del suo profilo inserendo il suo nome d’arte e la foto che amava di più: la prima formazione de “I Limbos” con Gino Trioli. 

Meno di un mese fa invece aveva pubblicato il testo di “Cosenza mia” su Fb e il minimo che possiamo fare è riportarlo così come aveva fatto lui. Una sorta di addio e di testamento spirituale diretto a tutta la varia umanità che ha incontrato nel suo viaggio. Ciao Maestro Alberto Leonetti, musicista e regista per tante generazioni. 

COSENZA MIA
di Alberto Leonetti

Questa Domenica mattina
E’ quasi vuota la città
Qualche turista in carrozzella
Passa,guarda e va
Cosenza mia come sei bella
Una cartolina
Ed io ti vedo ancor più bella
In questa mattina.
Vecchia Cosenza
Dei tempi andati
Quando passava il carrettino dei gelati
E gli emigranti
Alla stazione
Coi fazzoletti e le valige di cartone
Andavan via in cerca di fortuna
Su un vecchio treno
Che sbuffava già
E quelli che partivano lasciavano
Il loro cuore qua.
Fra queste case un po’ scrostate
In questi vicoli un po’ bui
Fra i panni stesi al sole e i vasi
Di basilico
Fra gradinate che ti portano
In cima alla collina

Cosenza mia come sei bella
In questa mattina.
Cosenza sogna
Sotto la luna
Ccome sognavo io l’amore e la fortuna
Ma poi il destino traccia la via
E ti ritrovi solo con la nostalgia
Per chi non c’è, per quel che non c’è stato
Ma è tardi ormai e il tempo è già passato
E la biondina del secondo piano
Chissà dove sarà .
Voglio cantar la Serenata
Anche se ormai non si usa più
A una finestra illuminata
Che brilla lassù
Cosenza mia fammi sognare
Dimmi una bugia
La gioventù non torna mai
Cosenza mia
Cosenza mia fammi sognare
Dimmi una bugia
La gioventù non torna mai
Cosenza mia.