Cosenza corrotta, il lungo elenco degli indagati e gli scenari possibili

Una cosa ora è certa: a Cosenza, come diciamo da anni, la corruzione esiste, e a tutti i livelli. E i fatti parlano chiaro. Fatti criminali che coinvolgono persone delle istituzioni,  per la prima volta vengono resi pubblici. Mai prima d’ora era successa una cosa del genere a Cosenza, considerata da tutti un’isola felice per marpioni di ogni ordine e grado. Il luogo giusto dove intrallazzare senza correre rischi, dietro cessione, ovviamente, di una bella e imbottita bustarella.

L’elenco è lungo. A cominciare dall’ex prefetto di Cosenza Paola Galeone, arrestata per aver intascato una bustarella da 600 euro. Seguita dal comandante dei Vigili del Fuoco Massimo Cundari, allontanato per aver intascato una o più bustarelle. Per non parlare di quello che succedeva negli uffici dell’allora questore Liguori; ci fa sapere Gratteri che proprio nell’ufficio del questore emissari di Occhiuto addomesticavano (o taroccavano) atti amministrativi per aggirare norme e legge che intralciavano gli intrallazzi del sindaco. Che dire poi delle talpe nelle questura: alcuni poliziotti sono stati arrestati per aver intascato bustarelle per favorire mafiosi e politici. E non potevano mancare i magistrati, su tutti Luberto, allontanato dalla procura antimafia perché intascava regalie dai politici per insabbiare inchieste che li riguardavano.

Quanto ai politici, a Cosenza risultano quasi tutti indagati, a cominciare dal sindaco Occhiuto, passando per Enza Bruno Bossio e Nicola Adamo, senza dimenticarci di Oliverio, Incarnato e compagnia bella. Ovviamente ci sono anche i famosi professionisti: dai dirigenti pubblici, vedi Comune di Cosenza, ai soliti avvocati. Nello specifico Marcello Manna (sindaco di Rende, ma la chiamata in correità si riferisce alla sua professione che esercita a Cosenza) chiamato in causa dal giudice corrotto Petrini che lo accusa di averlo pagato per aggiustare un processo. Se poi ci mettiamo anche tutto quello che succede nella sanità, non basterebbe una enciclopedia per raccontare tutti gli episodi di corruzione che si sono verificati in quell’ambito. Insomma nessuno può più dire che la corruzione a Cosenza non esiste.

Tutto questo è relativo alla sola città di Cosenza. Segno che qualcosa forse sta cambiando. Certo, siamo agli albori della lotta contro la masso/mafia cosentina definita da Gratteri una ‘ndrangheta di seria A, ma come inizio non c’è male. Mancano all’appello i pezzotti da 90 che risiedono nel tribunale e i vari professionisti iscritti alla loggia segreta massonica che governa la città.

Trema per la prima volta la cupola di Cosenza. Il terremoto giudiziario in atto ha cancellato gli equilibri criminali che garantivano impunità agli intrallazzatori di mestiere. Non ci sono più giudici disposti ad “apparare”. E pare che il via libera, tanto atteso, a procedere anche contro figure importanti della città sia arrivato.

La partita è iniziata, a giocarla due importi procure: Salerno e Catanzaro. Toccherà a loro porre fine allo strapotere mafioso della cupola cittadina che da anni soffoca la libertà dei cittadini. Le “prove” raccolte dagli investigatori non lasciano spazi a dubbi: a Cosenza la corruzione è sistema. Così come non ci sono dubbi sulle generalità dei corrotti e dei corruttori, immortalati durante la cessione delle bustarelle, dagli investigatori durante mesi e mesi di monitoraggio.

FOTO GAZZETTA DEL SUD

A differenza delle altre volte, questa volta c’è la determinazione delle due procure ad andare avanti senza guardare in faccia nessuno, e nessun tentativo di insabbiamento è praticabile. Come a nulla è servita la pantomima messa in scena da Manna, nel disperato tentativo di far passare il giudice Petrini come inaffidabile. I pm di Salerno e Catanzaro non temono questo, perché hanno dalla loro gli oggettivi e granitici riscontri effettuati sulle dichiarazioni di Petrini. Tutto torna. Le immagini e le parole pronunciate dai corrotti e dai corruttori sono “cristallizzate” nei file dei Pc della procura. Da qui non si scappa; prove schiaccianti che non lasciano nessuna possibilità di replica agli imputati. E poi, in questa partita, i pm di Catanzaro e Salerno si giocano la faccia, con le prove che hanno in mano la partita può dirsi chiusa. Almeno per un paio di pezzotti della nostra città. E questo lo sanno in tanti. Una eventuale quanto impossibile marcia indietro li metterebbe veramente in difficoltà.

Resta da vedere a che profondità scenderanno i pm di Salerno a cui tocca il compito più difficile: liberare il tribunale di Cosenza dalla corruzione. Una volta fatto questo per Gratteri sarà una passeggiata dimostrare la collusione tra il mondo politico, la magistratura e gli uomini delle ‘ndrine.