Cosenza deviata, la spia del maresciallo è in Polizia Stradale: gli intrecci con Facciolla e il porto delle nebbie

di Gabriele Carchidi ed Esteban Cambiasso

Questa che stiamo per raccontarvi è una storia di “spioni”. Intercettazioni abusive e frode informatica. Una storia che parte da Catanzaro e Cosenza e arriva fino alla Campania, dove si blocca perché qualcuno “canta”. La notizia è uscita fuori sei mesi fa e dopo qualche ora sono emersi anche i responsabili delle “spiate” e sotto traccia anche i mandanti. Attenzione, però, al contesto generale, che è quello di una guerra senza quartiere tra magistrati.

La procura di Napoli ha iscritto nel registro degli indagati quattro persone nell’ambito dell’inchiesta che ha consentito di fare luce sulla piattaforma informatica Exodus, software spia sviluppato da eSurv, un’azienda italiana con base a Catanzaro. Si tratta di un sistema utilizzato da forze di polizia e procure per le intercettazioni che però avrebbe consentito di captare non solo le comunicazioni degli indagati ma anche quelle di centinaia di utenti ignari, che non avevano nulla a che fare con inchieste e procedimenti penali. La procura partenopea ha chiesto e ottenuto il sequestro preventivo della piattaforma informatica e delle aziende eSurv e Stm Srl, che si occupava della commercializzazione del prodotto. I quattro indagati sono il rappresentante legale e l’amministratore di fatto di una delle società sequestrate, la Stm srl, l’amministratore e il direttore delle infrastrutture It della eSurv. L’indagine ha portato alla definitiva cessazione di ogni attività della piattaforma informatica Exodus.

“Tutte le prove raccolte da Security Without Borders nella loro indagine”, scrive la testata, “indicano che il malware è stato sviluppato da eSurv, un’azienda italiana con base a Catanzaro, in Calabria” che “sembra avere una relazione continuativa con le forze dell’ordine italiane, malgrado Security Without Borders non sia stata in grado di confermare se le app malevole fossero state sviluppate per clienti governativi”.

Per i lettori di Iacchte’ la Stm srl non è una società qualsiasi ma una nostra vecchia conoscenza e porta dritto a due nomi: Vito Tignanelli, in forza alla Polizia Stradale di Cosenza e la moglie Marisa Aquino, che figura nei documenti ufficiali della società. Ne abbiamo scritto qui (http://www.iacchite.blog/polizia-stradale-e-procura-di-cosenza-tutti-gli-intrecci-il-caso-tignanelli-facciolla/) facendo esplodere per la prima volta il caso addirittura a settembre 2016. Gli spifferi dell’inchiesta dicono che viene sollecitata dalla procura di Salerno, al punto tale che in quattro e quattr’otto siamo arrivati addirittura al trasferimento di Facciolla a Potenza deciso dal Csm guarda caso nello stesso giorno (oggi mercoledì 27 novembre) nel quale è prevista l’udienza preliminare (più veloci di… Speedy Gonzales!!!) e al suo interno e “dietro” ci sarebbero due politici calabresi, un altro poliziotto e qualche magistrato, naturalmente. A “cantare” è il maresciallo Carmine Greco, alias Carminuzzu, arrestato nel luglio dello scorso anno, che è stato trovato in possesso di materiale riconducibile all’attività della Stm srl. Una “bomba”, che viene conservata fino al momento ritenuto giusto, una tattica vecchia come il cucco ma che funziona sempre. Specie se il magistrato che ti sta sugli zebedei ha appena arrestato due soggetti che tu hai santificato fino al giorno prima e che ti finanziano l’impresa con generose “donazioni”.

LA POLIZIA STRADALE DI COSENZA: ANTONIO PROVENZANO

Per capire meglio questa storia, allora, dobbiamo partire dalla Polizia Stradale di Cosenza (e non dalla questura, come qualche “spione” ha suggerito male o come magari si voleva “nascondere”), dove ancora presta servizio il protagonista principale della storia, Vito Tignanelli. Per circa dieci anni il “ras” della Stradale è stato Antonio Provenzano, della cui “squadra” Tignanelli è stato uno dei punti fermi. Da un paio d’anni, Provenzano è stato rimosso forzosamente dal suo ruolo e trasferito a Crotone, grazie anche ad una nostra illuminante inchiesta – supportata dalle testimonianze di molti poliziotti stessi – ed è stato sostituito dal dottore Spina, che, tuttavia, non è in condizione di lavorare come dovrebbe mentre su di lui grava come un’ombra la longa manus del suo predecessore.

Antonio PROVENZANO, arrivato alla questura di Cosenza negli anni ’80, viene assegnato all’Ufficio Volanti allorquando rivestiva la qualifica di agente-assistente. Vince il concorso da ispettore e nell’anno 1988 viene subito trasferito all’Ufficio DIGOS dove rimane sino al ‘98/’99. Vince il concorso da vicecommissario e, nel 2003/2004, transita nella qualifica dei funzionari (grazie ad un “aiutino” da parte di una dominante sigla sindacale) e, in prima assegnazione, viene trasferito al Compartimento Polizia Stradale Calabria di Catanzaro, dove gli viene affidato l’incarico di funzionario addetto.

Antonio Provenzano

Nel 2007/2008, storicamente in netto contrasto col dottore MARTORANO, allora dirigente, giocando sotto banco e stimolando la denuncia sulle manomissioni che venivano perpetrate in quell’ufficio verbali, riesce ad eliminare l’antagonista e farsi assegnare alla direzione della Sezione Polstrada Cosenza.

Era riuscito, in un periodo appena precedente, a farsi aggregare in quest’ultimo ufficio, appunto la Sezione Polstrada Cosenza (da sempre molto ambito anche, e non solo, per comodità logistiche …). Nell’ambito di questo periodo di temporanea assegnazione, causa l’assenza del dirigente in carica, MARTORANO, viene promosso per meriti straordinari, grazie ad una grande forzatura, da commissario capo a vicequestore aggiunto per aver rappresentato “ad hoc” di essere stato capace di sventare una rapina durante un intervento di routine.

Già dai tempi della questura, Provenzano si è subito contraddistinto per la poca diplomazia e per i metodi prepotenti utilizzati nell’ambiente esterno e, principalmente, all’interno (dov’è più facile con il grado fare il duro con i suoi sottoposti) e per i metodi vendicativi e ritorsivi che da sempre lo hanno caratterizzato.

Il pm Tridico

Nel ‘98/’99, quando rivestiva la qualifica di ispettore venne anche rinviato a giudizio su formale denuncia del suo dirigente (vicequestore aggiunto RAFFAELLA PUGLIESE) per il reato di truffa all’amministrazione d’appartenenza per aver percepito indennità da foglio di viaggio non dovute, nonché essersi dedicato alla pratica forense in orario di servizio: giudizio conclusosi favorevolmente all’indagato grazie all’insabbiatore dei potenti per eccellenza, il pessimo Bruno Antonio TRIDICO. 

Nel 2008, a seguito di una consistente raccomandazione da parte della sua sigla sindacale d’appartenenza di allora, diviene dirigente della Polizia Stradale di Cosenza e subito, appena arrivato, denuncia all’Autorità giudiziaria l’ispettore capo Franco ALPINO, che fino al suo insediamento era stato il responsabile dell’Ufficio segreteria Sezione Cosenza, ossia il braccio destro dell’uscente dirigente nonché “antagonista alla poltrona”, MARTORANO.

Letteralmente “fuggito” dalla Stradale di Cosenza, oggi ALPINO presta servizio al Commissariato di Castrovillari distaccato alla locale Procura nel prestigioso incarico di responsabile dell’ ufficio PG. Da tale procedimento penale ALPINO fu assolto.

Tra il 2010 e il 2011 arrivò alle mani e/o spintoni nell’ufficio archivio della Sezione Polizia Stradale Cosenza con il vicequestore aggiunto Salvatore VARTULI (funzionario addetto Sezione Polstrada Cs), che ebbe la peggio senza però denunciare l’accaduto.

Nel 2012, e più precisamente il 4 di gennaio, in occasione del cambio di guardia della Direzione del servizio di Polizia Stradale presso il Ministero dell’Interno, con l’avvento della dottoressa PELLISARIO che si insediava successivamente a Roberto SGALLA (allora suo protettore al Ministero per essere entrambi appartenenti storici della sigla sindacale Siulp), gli è stato notificato immediatamente, dopo pochissimi giorni, un art. 55 D.P.R. 335/1982 (incompatibilità ambientale)

Granieri

Provenzano è uscito da quest’altro casino grazie alla lettera “d’accompagnamento” richiesta ed ottenuta dall’allora procuratore GRANIERI (e che ve lo diciamo a fare?), nella quale, sostanzialmente, veniva “protetta” la sua presenza in sede perché ritenuta strategicamente, ma falsamente, fondamentale per la prosecuzione di alcune indagini di P.G. che di fatto venivano invece condotte da qualche altro suo sottoposto Comandante.

Negli ultimissimi mesi del 2012, serpeggiava nell’ambiente della Sezione Polstrada Cosenza, la notizia di una lite verbale furibonda fra il solito PROVENZANO e l’ispettore capo Francesco MORELLI, responsabile allora della squadra di P.G. della stessa Sezione, in servizio in quella sede da oltre 30 anni. Entrambi palesarono l’estrema determinazione nel volersi vicendevolmente querelare.

Quel marlonbrando di un Cozzolino

Un altro ispettore, stavolta una donna, ha avuto la “fortuna” di essere assegnata all’Ufficio P.G. della Sezione di Cosenza e di succedere quindi all’ispettore MORELLI, parliamo di Ornella QUINTIERI, ma è scappata presto via anche lei, appena possibile, giurando di non mettervi più piede in quell’ufficio per colpa del solito Provenzano.Solo a seguito di un estremo intervento nell’ufficio del magistrato COZZOLINO, si evitò il reciproco scontro giudiziario. Dopo tale vicenda il MORELLI ha dovuto subire, guarda caso, 2 sanzioni disciplinari conclusesi con altrettante pene inflitte. Lo stesso ispettore è scappato dalla Stradale chiedendo ed ottenendo, nel dicembre 2012/gennaio 2013, il trasferimento nella questura di Cosenza, ufficio di Gabinetto, con un distacco temporaneo presso la Procura della Repubblica di Cosenza.

L’elenco continua con Gianluca Venneri e Gianni Riccardo e ancora altri Comandanti di reparto, suoi sottoposti, per loro stessa ammissione, resistono a tale personaggio per il solo fatto di essere a capo di uffici per loro fortuna collocati agli estremi confini della provincia. Ciononostante, qualcuno di questi, in perfetta coerenza col proprio “apparato digerente”, ha formulato comunque domanda di trasferimento per le “indigeste ingiustizie” che è costretto a sopportare quotidianamente.

GLI INTRECCI TRA PROCURA DI COSENZA E POLIZIA STRADALE

Uno dei fedelissimi di Provenzano è Angelo Straface, comandante della sezione Polstrada di Cosenza nord ma sottomesso a tutti gli effetti al “ras” indiscusso della Polstrada. Diciamo pure che Straface è stato solo una pedina della più autorevole “cabina di regia” capitanata dallo stesso PROVENZANO. Fedelissimo braccio destro di STRAFACE è Giovanni PALERMO, che, spodestando un altro soggetto, Mario LORENZI, è divenuto il consigliere particolare del Comandante.

Di fatto, dunque, il Provenzano “comandava” non solo la Sezione di Cosenza ma anche la polizia stradale di Cosenza nord. In questo scenario, per quasi un decennio, il Provenzano ha collocato i suoi uomini in punti nevralgici del potere per avere il polso della situazione anche su quanto accade nel palazzo del Tribunale di Cosenza, il famigerato porto delle nebbie.

Muovendo le file e nascondendo la mano, la cricca è riuscita anche nella procura di Cosenza a piazzare i suoi uomini fidati … tanto da garantirsi anche un certo “occhio di riguardo” in caso di denunce, davanti ad indigesti reati a loro stessi imputabili e tra l’altro non sono neppure mancati procedimenti, naturalmente tutti archiviati da quei buffoni dei sostituti dell’allora buffone capo Granieri.

Nella segreteria del pm Cozzolino prende posto un uomo di Straface, quindi di Provenzano, tale Gianluca Marrelli, poliziotto che fa da anello di collegamento fra Polizia stradale e procura.

Ancora un’altro uomo (Pietro Carpanzano) è inserito nella procura in pianta stabile: anch’egli è la persona giusta per tale compito perché si presta ai voleri del Provenzano pur di compiacere il monarca e per poter svolgere quei servizi che aprono la porta ad una miriade di privilegi. Insomma un altro “signorsì”.

Ritornando allo Straface, nel corso del tempo si è guadagnato sul campo, nell’ambiente interno, grazie al suo “coraggio da leone”, il calzante appellativo di “Schettino” e c’è davvero poco da aggiungere quando uno viene chiamato così.

CHI E’ VITO TIGNANELLI

Ma l’anello di congiunzione più importante con la procura di Cosenza, ma anche con quella di Castrovillari, è l’Assistente Capo Vito TIGNANELLI la cui moglie, Marisa AQUINO, è titolare di una fiorente attività d’investigazione e noleggio apparecchiatura elettronica, “S.T.M. s.r.l.”, attività queste di cui si servono le varie procure (anche e soprattutto quelle di Cosenza e Castrovillari) per i costosi servizi d’intercettazione ed altro.Il Tignanelli, quindi, ha fatto di tutto (ma senza successo) per essere assegnato alla Procura di Castrovillari, ed è noto ancora oggi nell’ambiente interno per essere l’assenteista “autorizzato” per eccellenza … Questi infatti spessissimo si accompagnava con l’attuale procuratore capo di Castrovillari, Eugenio Facciolla. Tale influente conoscenza, certamente non casuale o per mera simpatia, lo ha blindato sul campo, permettendosi il lusso di assentarsi molto spesso, forse per dare una mano (o più di una) alla moglie. Tutto questo nonostante risultasse, tra un periodo di malattia e l’altro, falsamente presente ovvero firmatario regolare del foglio delle presenze giornaliere mentre invece era a concludere contratti per centinaia di migliaia di euro anche fuori dalla regione Calabria e anche quando risultava in servizio ovvero in malattia. Dev’essere stato in questo periodo che ha conosciuto il maresciallo Carmine Greco alias Carminuzzu, arrestato dalla Dda di Catanzaro e trovato in possesso – come accennavamo prima – di molto materiale riconducibile alla Stm srl. E non c’è dubbio che tutte queste informazioni sulle “spiate” comandate evidentemente da politici e magistrati siano uscite dalla sua “boccuccia”.

Intanto, Tignanelli, dopo la delusione del mancato trasferimento a Castrovillari, è stato collocato ad hoc, non prima d’aver girato, nel corso degli anni, i diversi uffici privilegiati della stessa Sezione di Via Popilia, sotto l’ala protettrice del Provenzano. Oggi è nell’appropriato “ufficio segreteria” dove, quand’anche qualcuno dovesse muovere delle improbabili doglianze sulle sue continue assenze, si è immediatamente pronti a modificare il servizio, come è già stato fatto, effettuando i dovuti “aggiustamenti” del caso.

I più maliziosi giurano che sia opera del Tignanelli l’installazione del sistema di video sorveglianza presso la villetta di Castrolibero di Provenzano. Anche in Roma, dove studia la figlia del Provenzano, si è preoccupato d’installare un altro sistema di video sorveglianza. Anche per mettere a tutto punto questa residenza romana si è servito di altri poliziotti dipendenti, per diverse altre forniture.

Queste notizie, che Iacchte’ ha pubblicato a suo tempo, circa due anni e mezzo fa, hanno contribuito in maniera determinante a far saltare il suo approdo a Castrovillari al servizio di Facciolla, anche se il buon Tignanelli, grazie ad una serie di artifici, è riuscito ad aggirare il problema, come ora vi spiegheremo.

LA SITUAZIONE ATTUALE ALLA POLSTRADAEd eccoci alla situazione attuale alla Polstrada, dove ci sono tanti poliziotti onesti che continuano a fornirci notizie, certamente più aggiornate rispetto a quelle scadenti dei servizi “deviati”. Il successore di Provenzano, il dottore Spina, ha fatto un po’ di rumore iniziale ma non ha scardinato le pericolose articolazioni rimaste intatte sul territorio e che rispondono ancora ai comandi di Provenzano, che nei fatti continua a rimanere il “vero” dirigente della Stradale perché in molti ancora ce li ha “sotto schiaffo”, come diciamo a Cosenza.

Spina dovrebbe pensare seriamente (e da oggi ci penserà, ne siamo certi) a disarticolare quelle perniciose articolazioni (che continuano indisturbate ad operare) ed intervenire al Ministero per denunciare come mai un dirigente così “attento” come Provenzano non abbia mai denunciato questa incompatibilità del soggetto Tignanelli…
Perché il superpoliziotto Provenzano non ha mai segnalato i traffici – anche vistosi e pacchiani – di Tignanelli in dieci anni di dirigenza?  Perché ancora il Ministero non disarticola il gruppo imperversante forgiato da Provenzano e ancora imperante?

Eh sì, perché Straface continua a fare le solite cose con la complicità di Palermo.
Rimasti entrambi in sella a Cosenza nord, rispondono sempre ai comandi di Provenzano bypassando Spina… Sulla carta è lui il dirigente ma il gruppo del suo predecessore continua a fare quello che vuole e per giunta sotto il suo naso: è arrivato il momento di fermare questa storia, anche se qualcuno non avrebbe voluto chiamare in causa la Polstrada.

Palermo (braccio destro di Straface), ancora oggi, opera temporaneamente a stretto contatto con la procura di Castrovillari in sintonia col suo collega Tignanelli, il quale oltre che essere titolare della ditta d’intercettazione (per via della mogliettina) è anche poliziotto della Polstrada e continua ad essere molto amico di Facciolla.
E’ del tutto evidente che le regole della incompatibilità si applicano a piacimento perché nessuno mai sino ad oggi ha mai proposto l’incompatibilità a Tignanelli, che continua a garantire i collegamenti non solo con la procura di Facciolla ma anche con quella di Cosenza. E Palermo, addirittura, continua ad essere distaccato per indagini a Via Popilia, su delega di quelle procure…
Tignanelli invece dovrebbe essere stato inserito nella compagine con duplice funzione. In molti si chiedono: ma forse mancavano uffici di polizia giudiziaria da Castrovillari a Cosenza? Come mai si propende per quei personaggi e per quegli uffici?
La risposta è: per espresso volere del “ras” ovvero di Provenzano. Palermo, che è detentore della delega d’indagine, è uomo di Provenzano, come abbiamo visto, e tra i due c’è un filo diretto quotidiano … Palermo è una testa di legno, segretario sindacale collocato lì nella Uil polizia da Provenzano, che ne è il segretario regionale. Devono gestire tutti i poteri possibili…