Cosenza fallita, 200 milioni di debiti: Vigna abbandona la nave che affonda

Le notizie fresche che arrivano dai report de Il Sole 24 Ore non lasciano spazio ad equivoci. Il Comune di Cosenza è tra le 10 città italiane a maggiore rischio default. E quanto ha rivelato l’importante media economico-finanziario è in perfetta linea con le voci che ormai da settimane si rincorrono in città e che convergono tutte in una direzione: da quando c’è alla guida del Comune di Cosenza Mario Occhiuto, la situazione finanziaria non solo si è aggravata ma è giunta ad un punto di non ritorno. Anche perché, finito il secondo mandato, Occhiuto se ne andrà e chi si è visto si è visto.

Se dovessimo parafrasare un bilancio di un’azienda privata, si potrebbe tranquillamente affermare che quello del Comune di Cosenza è perfettamente simile a quello di una società fallita, con uno squilibrio imbarazzante tra entrate e uscite. Una situazione comune a quella di molte altre città, beninteso. Ma che occorre analizzare a fondo per capire chi ne ha le responsabilità e chi furbescamente si sta arricchendo nonostante il disastro accertato. Ovvero un “buco” impressionante che supera abbondantemente i 100 milioni di euro. Un dissesto finanziario o, se preferite, una bancarotta fraudolenta grande quanto una casa ma “giustificata” (a Cosenza più che altrove) dall’arroganza del potere politico.

Il default è stato palese a tutti nel 2010 perché il Comune di Cosenza, ormai da un decennio, approvava bilanci fasulli fondati su crediti mai riscossi. Parliamo di qualcosa come 70 milioni di euro che le amministrazioni dal 2000 al 2010 hanno inserito in bilancio ma in maniera fittizia. In questi dieci anni gli equilibri si sono rivelati inesistenti e le entrate in bilancio erano solo numeri virtuali.

Di chi è la colpa? Ci sono espropri, servizi e sentenze esecutive mai pagate che si trascinano addirittura dagli anni Settanta ma è evidente che il grosso dei debiti è stato realizzato dalle amministrazioni guidate da Giacomo Mancini. Che sarà anche stato un sindaco illuminato ma ha lasciato solchi profondi nel bilancio della città. Un vero e proprio dissesto finanziario, che né Eva Catizone né Salvatore Perugini hanno mai denunciato, pensando soltanto a come giustificarlo con i crediti non riscossi e arrivando ai 100 milioni di “buco” che l’amministrazione guidata da Mario Occhiuto ha trovato nei conti comunali.

Arrivati a quel punto, non era più possibile rifare il bilancio fasullo delle giunte precedenti e così Occhiuto e i suoi collaboratori finanziari hanno impostato un piano di riequilibrio finanziario a dir poco fantasioso, chiedendo alla Cassa Depositi e Prestiti un mutuo di 90 milioni di euro pagabile in 10 anni. Un piano che, grazie a qualche “amico” dentro la Corte dei Conti, è stato approvato e ha consentito all’attuale sindaco di Cosenza di ottenere, seduta stante, tutta la massa dei soldi richiesti tra la primavera e l’estate dell 2014. A sentire l’ormai ex vicesindaco Luciano Vigna (che se l’è data a gambe e ha fatto benissimo specie dopo aver beccato una condanna a due anni per truffa anche in Appello e conoscendo benissimo questi altri raggiri di Occhiuto), 50 di quei 90 milioni sarebbero stati spesi produttivamente per pagare tante imprese che accreditavano a diverso titolo i loro soldi. Ma Vigna non ha mai informato il consiglio comunale delle modalità con le quali avrebbe ripianato quei debiti. E la Corte dei Conti ha dato il suo placet, assecondando così una manovra folle e senza senso.

Luciano Vigna ha gettato la spugna il 28 febbraio scorso (com’è evidente anche dal sito comunale) dopo aver verificato e toccato con mano il nervosismo che si taglia a fette tra le file dei pretoriani di Occhiuto. Vigna, dopo essere stato costretto a dimettersi dalla carica di assessore ed essere rientrato dalla “finestra” – ad aprile 2018 – nello staff del sindaco, adesso ha lasciato anche questo incarico proprio per evitare di continuare ad essere complice di queste operazioni scellerate e sventurate per la città e che proprio in queste ore vengono svelate da Il Sole 24 Ore.Così come è certo che la giunta Occhiuto ha continuato a produrre debiti fuori bilancio al ritmo di 3-4 milioni all’anno dal 2011 a oggi per lavori di somma urgenza e cottimi fiduciari, “ingrassando” e non poco un sistema di imprese amiche, malavitose e conniventi alle sue pratiche.

Tradotto in soldoni (mai come in questo caso il termine calza a pennello), il sindaco Occhiuto sta gestendo il bilancio del Comune a suo piacimento con una differenza fondamentale rispetto a chi l’ha preceduto e cioè mettendosi in tasca qualcosa come 90 milioni da gestire secondo le “illuminazioni” (a lui tanto care, del resto) della sua testa.

Sarà certamente anche per questo che continua a guidare il Comune. Ma è giusto che i cosentini sappiano i metodi di “finanza creativa” portati avanti senza vergogna da questo singolare architetto prestato alla politica alla continua ricerca di soldi… per pagare i suoi debiti con i denari che versano i contribuenti cosentini. Con l’approvazione degli equilibri di bilancio, poi, si è fatto “regalare” ancora altri 30-40 milioni di euro perché quei fannulloni e buoni a nulla del Pd non solo sono stati determinanti nel farlo eleggere, sia nel 2011 sia nel 2016, ma rubano “allegramente” insieme a lui: del resto, basta guardare come fanno “opposizione”…

Ma il tempo, come si sa, è galantuomo e l’allarme lanciato da Il Sole 24 Ore lascia intuire che dopo avere intascato quei 100 milioni, Occhiuto invece di risanare le casse del Comune ha continuato ad allargare il “buco” e sono in molti a sussurrare che la situazione è arrivata a livelli impensabili. Semplificando: se Mancini aveva creato la voragine di 100 milioni, Occhiuto l’ha certamente raddoppiata e ancora non è finita. Ora, assodato che non possiamo attenderci nulla da chi sulla carta sta all’opposizione, ci rimane una sola speranza ovvero che i cosentini si sveglino definitivamente e – prima o poi – succederà.