Cosenza, i “fantasmi” di Bilotti e il “valore” di quella copia del De Rerum natura

Luca Addante è uno storico cosentino, docente di Storia moderna all’Università di Torino. Non ha dimenticato le radici e il legame con la sua terra e in questi giorni sta seguendo quanto accaduto venerdì scorso a corso Telesio.

“Già quando ho parlato con Claudio Dionesalvi e con la redattrice de «Il Manifesto» – scrive in una nota -, che mi chiedevano d’intervenire a caldo mentre le operazioni erano ancora in corso, ho espresso le mie perplessità su una storia che presentava contorni molto dubbi. Infatti, per prudenza del mestiere ho messo le mani avanti evocando la provvisorietà delle notizie, acutamente colta da «Il Manifesto» nel pezzo d’apertura della prima pagina, e che del resto emergeva anche dall’ottimo articolo di Claudio Dionesalvi”.

I FANTASMI DI BILOTTI

Luca Addante sottolinea inoltre che “in rete circolavano, perfino su prestigiose testate nazionali, notizie improbabili. Autentici fantasmi, come i manoscritti in gotico autografi di Bernardino Telesio o la copia bruciata del suo libro definita come unica. Addirittura, si leggeva che s’era perso mezzo millennio di storia di Cosenza. Mentre la nostra storia si sta perdendo nell’agonia della Biblioteca Civica – dove peraltro sono conservate tutte le edizioni del capolavoro telesiano – e nella lenta morte del meraviglioso Centro storico.

Sul «Corriere della Sera», addirittura sul «Corriere della Sera», la notizia sul rogo si apriva così: «Era la più importante biblioteca del Sud Italia…». Notizia fantasmagorica – oltre che irrispettosa delle vittime –, ripresa para para da «The Telegraph»: «“The leading Corriere della Sera … described the private museum housing the collection of the Bilotti… family as “the most important library in Southern Italy”». Ennesima dimostrazione di come si propaghino le notizie false”.

E per restare alle notizie false, Addante osserva che “tutti i siti locali e nazionali, le agenzie, una fonte della Sovrintendenza da me interpellata e lo stesso proprietario, fonte primaria di tutte le notizie, parlavano della prima edizione del volume di Telesio. Invece, ho poi potuto appurare (da un’intervista di Roberto Bondì uscita sul «Mattino» il giorno dopo) che la copia del capolavoro di Telesio coinvolta non è la prima del 1565 ma la seconda del 1570. Meno importante, per la storia della filosofia, rispetto alla più radicale prima. Ma sempre importante, e per diversi aspetti. Basti leggere l’eccellente Introduzione a Telesio di Roberto Bondì (Laterza), e le ottime edizioni del testo (in latino e in italiano) curate dallo stesso Bondì (Bompiani e Carocci).

Anche sul piano bibliologico, la copia è meno rara della prima. Ciò non vuol dire, però, che abbia poco valore. Qualunque libro vada in fumo è un crimine contro l’umanità, e comunque qui stiamo parlando d’un celebre e raro testo della cultura europea del ’500. E stiamo parlando del filosofo col quale più s’identifica la nostra città, che sarà sempre la «città di Telesio» (e d’altri giganti) e mai la città d’un barbaro invasore. Ora, leggo su un quotidiano online (Iacchite’, ndr) e diffondersi sui social la notizia secondo cui la copia varrebbe «600 euro».

QUANTO VALE QUELLA COPIA

“Diciamo subito che qui si tratta di una perdita culturale ben più grave di quella economica – continua Luca Addante -. Ma se proprio si vuol restare su questo campo, in realtà sul mercato italiano, a Bologna, è disponibile oggi in vendita una copia dell’edizione del 1570 (quella andata in fumo), e il costo è di ben 11.000 euro, non di 600. Un’altra copia, poi, è disponibile sul mercato europeo, a Copenaghen, e il prezzo è addirittura di 18.693 euro. Si tratta, dunque, di cifre di tutto rispetto trattandosi pur sempre di libri e non di diamanti. Tanto per fare un confronto, una copia della terza e definitiva edizione (del 1586) del De rerum natura, è attualmente in vendita a Buenos Aires a 7.848 euro“.

LA REPLICA DI ALESSIA PRINCIPE

Rispetto a quanto scrive Luca Addante, registriamo la replica di Alessia Principe, ovvero la giornalista che ha sollevato il caso del valore della copia del De Rerum natura andata bruciata intervistando il gestore della biblioteca, Renato Nuzzolo. Intervista ripresa anche da Iacchite’.

“Due (o tre) precisazioni sul “caso” Telesio – scrive Alessia Principe -. Il valore espresso sull’opera telesiana andata distrutta è frutto di dichiarazioni che ho raccolto personalmente dal gestore della struttura che ha voluto contattarmi dopo lo scambio di battute sulla pagina della Residenza. Non parlerei di bufala. Non è una mia illazione insomma, tanto per chiarire. Tant’è che potete leggere il suo virgolettato sulla mia bacheca (stralcio rilanciato da Iacchitè, che ringrazio per la citazione della fonte) senza che ci sia stata smentita di alcun tipo. Anzi (http://www.iacchite.com/cosenza-nuzzolo-si-dissocia-bilotti-la-copia-del-de-rerum-natura-distrutta-valeva-600-euro/).

Da una parte abbiamo il proprietario, Bilotti, che parlava di una perdita di 500 anni di storia e dall’altro il gestore, Nuzzolo, che, dopo 48 ore, mi parlava di stampe di qualche centinaio di euro facilmente reperibili sul mercato (compresi i ritratti degli umanisti). Insomma c’è una bella differenza. Anche perché pare che Bilotti abbia raddrizzato il tiro su altri media.

Le mie non sono “polemiche social” (come ho letto da qualche parte), lo sono i commenti su Sanremo o sulla sigaretta elettronica di Belen, ma sono domande che da giornalista (si rimane tale anche senza un posto in redazione) ho posto pubblicamente sulla pagina della struttura. Dalla risposta che mi hanno/ci hanno fornito al mio post di domenica sera ho avuto conferma di sospetti che circolavano sui rari manoscritti (che pare non ci fossero) e prime stampe telesiane (come sopra) nonché sulle allarmanti perdite millenarie (nei primi momenti sembrava fosse andata in cenere la Gioconda). Certo. Vedere libri distrutti è orrendo: fosse l’edizione economica di Ubik o la seconda edizione del De Rerum.

D’altronde io non ho mai visitato la Residenza, come molti altri, e non sono una storica quindi se il proprietario mi avesse detto che in vetrina c’era il quaderno con gli appunti di Einstein sulla relatività ci avrei anche creduto al momento. Al momento almeno (sottolineo). Certo è che da qualche parte la notizia della distruzione di rarità (che sono cose ben diverse da stampe pur se di pregio, almeno su questo conveniamo) deve essere uscita fuori, agli abbagli collettivi credo poco. Dunque la domanda è: perché?

Tra l’altro, mi piacerebbe sapere come sia possibile “verificare” con certezza matematica, dopo l’incendio, il valore di un’opera ormai distrutta se non dalle parole di chi la custodiva in quel momento e che dovrebbe conoscere alla perfezione lo stato della stampa, il valore, la conservazione, l’integrità e l’autenticità. Poi, per carità, ognuno può dire quello che vuole, anche di avere in casa un Magritte autentico e il nastro dello sbarco sulla Luna di Kubrick, non siamo certo maghi che vedono attraverso le porte. Anche perché visto il balletto di versioni niente vale oro colato“.