Cosenza. Il miglior Ferragosto di sempre (di Franco Panno)

di Franco Panno

Qual è stato il Ferragosto migliore di sempre? Sarebbe assurdo fare graduatorie. Ce ne sono stati di particolari, non necessariamente legati al divertimento. Ne ricordo alcuni passati nella città vecchia, il mio Buen retiro di agosto. Tornavo in città dal luogo di vacanza per passare il clou delle ferie tranquillamente in compagnia della mia adorata Nonna, fresca vedova.

La mia avversione per la confusione ha origini antiche. Il Ferragosto da quelle parti sapeva del fresco delle case di tufo, delle donne anziane che impagliavano le sedie e degli odori del pranzo che le vecchie mura propagavano. In uno dei miei giri, incontrai un anziano signore, col vestito della festa, che fumava un toscano. Lo guardai incuriosito, sorrise e mi domandò “Tu sei il nipote di Vincenzo?” Annuii, “Io e tuo zio siamo stati insieme sul Sabotino, lui faceva da interprete tra la nostra Brigata e gli ufficiali, era l’unico che aveva studiato, l’italiano non lo parlava quasi nessuno. E’ stata dura, ma la pelle l’abbiamo portata a casa. Ricordo quel Ferragosto che svenni, mentre scavavo una trincea e avevo la divisa di lana…”.

Già, la Grande guerra, soldati che tra di loro non si capivano, ognuno parlava il proprio dialetto. Mi invitò a sedere quel Signore molto anziano, tirò fuori una sedia e una bottiglia di vino fresco. Rifiutai, “Almeno un goccio, un bicchiere colmo, bevilo ti fa bene…”, tracannai, ringraziai il gentile commilitone di mio zio e andai via. Passai dalla casa del mio indimenticato parente citato dal simpatico anziano, e mi vennero in mente i ricordi di guerra che raccontava: decimazioni, condizioni disumane, ufficiali in preda al delirio che fucilavano per un nonnulla. La guerra la imparavamo dai racconti degli anziani. Tornai a casa, trovai due zuppiere avvolte in un grande tovagliolo, “Queste portale a …” una famiglia indigente che abitava in un basso poco distante. Un Ferragosto diverso. Speciale.
Fate l’amore non fate la guerra.

E se ci diranno, Luigi Tenco
Buongiorno