Cosenza, ora lo dice anche la Dia: c’è un patto tra ‘ndrangheta e politica

C’è qualcosa che stride tra la relazione semestrale della Dia, il report annuale dei carabinieri, e quello che giornalmente fa la procura di Cosenza, in merito alla “repressione” dei reati nel territorio della provincia di Cosenza. La Dia (Direzione Investigativa Antimafia) nell’analisi sullo stato di “salute” delle ‘ndrine locali scrive: “per quanto attiene al capoluogo sono operative le cosche LANZINO-PATITUCCI, PERNA-CICERO, ABBRUZZESE e RANGO-ZINGARI rappresentata da eredi della cosca BRUNI e degli ZINGARI con a capo elementi della famiglia RANGO… Si tratta di una criminalità spesso aggressiva non solo in ambito interclanico e verso le vittime dei reati di estorsione e usura ma anche nei confronti di giornalisti”. E conclude la relazione con una indicazione che conferma tutto quello che scriviamo da anni: “In linea generale, la criminalità organizzata cosentina manifesterebbe la sua operatività sia nelle tradizionali attività illecite quali le estorsioni, l’usura e i traffici di droga sia nel campo degli appalti ricorrendo a funzionali collusioni con il mondo politico-amministrativo”.

La Dia dice che le ‘ndrine cosentine non si limitano più alle classiche attività criminali, ma da anni si occupano a tempo pieno di appalti pubblici (e privati) intrallazzando con politici e pubblici dirigenti della nostra città. Ma per la procura di Cosenza tutto questo non esiste, la corruzione politica e amministrativa è frutto solo della nostra perversa fantasia. Cosenza è un’isola felice, e chi dice il contrario è un diffamatore che merita di essere processato. Ed è per questo che adesso ci aspettiamo anche una bella querela da parte del procuratore Spagnuolo nei confronti della Dia per aver infamato la reputazione della città. Non vediamo l’ora di vedere il dottor De Raho seduto sul banco degli imputati per rispondere alla seguente domanda: chi sono questi politici e questi dirigenti pubblici cosentini che intrallazzano con mafiosi e corruttori, per accaparrarsi gli appalti pubblici a Cosenza, così come lei scrive nella sua relazione?

Chissà cosa risponderà il dottor De Raho, noi i nomi e cognomi di questi politici e dirigenti intrallazzati li abbiamo fatti. E non ci vuole certo il commissario Montalbano per scoprire le loro identità che in città conoscono tutti. Ma non possono essere accusati di nulla perché mancano le prove, anche se tutti sanno che la loro ricchezza (spesso ostentata) non deriva certo dal sudore. E le prove si trovano solo investigando, cosa che la procura non riesce proprio a fare quando si tratta degli amici degli amici, e se qualcuno dovesse tirare fuori le famose prove (come è successo tante volte) non c’è problema: il dimenticatoio, dove seppellirle, è sempre aperto, e la ritorsione contro chi ha osato denunciare pubblicamente gli intrallazzati pronta a scattare.

A confermare che Cosenza non è un’isola felice e che il problema non sono certo i ragazzi che manifestano e denunciano pubblicamente la massomafia, il report annuale dei carabinieri. Il quadro descritto dai carabinieri è un chiaro messaggio di allarme sulla pericolosità e la pervasività nel tessuto economico e produttivo delle ‘ndrine a Cosenza e in provincia. Come sempre il primato spetta all’odioso reato dell’usura. Stando a quello che scrivono i carabinieri l’usura, insieme al traffico di droga, rappresenta una importante voce “economica” nelle entrate delle ‘ndrine. A Cosenza gli usurati non si contano. Una vera e propria emergenza sociale di cui nessuno se ne occupa seriamente. E la fama della procura di stare sempre dalla parte del più forte (mafiosamente parlando) non aiuta certo i cittadini a denunciare. Ma nel report dei carabinieri c’è di più: oltre duecento attentati incendiari. Segno evidente che il racket va alla grande, a fronte di pochissime denunce. A Cosenza la ‘ndrangheta non spara, ma risulta presente e attivissima in tutti i “settori criminali”.

Cosenza non è un’isola felice, e questa volta non siamo i soli a dirlo, i nostri articoli sulla dilagante corruzione presente a tutti i livelli in città, grondano di verità, e la conferma arriva dalla relazione della Dia che ha messo nero su bianco “il Sistema Cosenza”, anche se manca ancora all’appello dei chiamati in causa su questo argomento,  “il pensiero della Dda di Catanzaro” che su Cosenza proprio non riesce ad esprimersi. ma noi abbiamo fiducia, prima o poi, anche Gratteri su Cosenza dirà la sua.