Cosenza saccheggiata: ora sindaco, assessori e consiglieri rischiano il daspo amministrativo

Leggiamo che alcuni fedelissimi lecchini come il fallito Renato “Panciagrande” Nuzzolo, tentano di gettarsi a capofitto verso una improbabile “difesa d’ufficio” nella vicenda Comune di Cosenza in dissesto. Mario Occhiuto, il cazzaro per eccellenza, sta chiedendo a tutti un impegno maggiore a difenderlo, ma in pochi sono disposti a metterci la faccia visto quello che può succedere tra qualche settimana.

La Procura generale della Corte dei Conti infatti aprirà un fascicolo per individuare “le colpe” e i “colpevoli ” del dissesto. In molti rischiano il “daspo amministrativo”. Ma “Panciagrande”, che ha trovato il modo di mangiare ancora a sbafo, fallito come il suo padrone, sta uscendo a galla, come la cacca a mare o quando si scioglie la neve. Solo che, come sempre, questi “avvocati del diavolo” non studiano le carte e rischiano di schiantarsi contro il muro della verità.

Due sono i cavalli di battaglia su cui il panzone fonda la difesa: il primo è la “forte riduzione delle spese sul personale voluta dal sindaco” e poi “l’alienazione degli immobili non riuscita, ma tentata con tutte le sue forze”. Bastava che il pappone leggesse almeno una volta la Determinazione della Corte dei Conti n.106 del 17 luglio 2019 contro la quale il Comune ha presentato ricorso ed ha perso mercoledì scorso.  Si trova infatti nella voce “spese” una delle tante note sul personale e si specifica che da un lato c’è una diminuzione “fisiologica” (nessun merito al cazzaro dunque) per i pensionamenti, dall’altro però si rischia un incremento della spesa per la scelleratezza del blocco del concorso dei Dirigenti. Infatti “… Ancora, sotto il profilo della spesa, gli impegni assunti nel 2018 superano i livelli del 2012 (guarda un po’): vi sono state voci di costo contenute per motivi fisiologici (come le spese per il personale, diminuite soprattutto grazie ai pensionamenti, ndr) ma altre voci si sono incrementate (in primis, come si diceva, gli oneri finanziari, ndr) e sono probabilmente destinate ad incrementarsi (proprio per il personale, il Comune è stato recentemente condannato in via definitiva dal giudice amministrativo ad assumere  nuovi dirigenti)…”. A questo va aggiunto un aumento della spesa sul contenzioso possibile e futuro proprio per colpa del blocco illegittimo del concorso dei Dirigenti.

Ancora più dura la Corte è stata quando si parlava di alienazioni: “… si precisa che dalle scritture contabili si rileva che il Comune di Cosenza, nel triennio 2015/2017, riporta puntualmente a chiusura di ogni esercizio residui attivi da “entrate da alienazione di beni materiali e immateriali”, per importi di significativa entità: al 31.12.2015, tali residui ammontano a €. 10.103.805,42. In disparte qualsiasi valutazione sugli asseriti titoli giuridici fondativi dei predetti accertamenti (sembra che questo sia uno dei tanti elementi di colpa che presto verrà segnalato alla Procura), necessari per generare residui attivi, si precisa che la mancata riscossione delle predette partite residuali fa venire meno gli investimenti finanziabili con tali entrate straordinarie rendendo inattendibili anche gli eventuali impegni assunti”.

Si precisa che “nel 2015 il Comune di Cosenza ha riscosso per alienazioni/dismissioni l’esiguo importo di €. 190.880,27”. Praticamente il Comune di Cosenza ha impegnato (solo nel 2015) sulla “voce preventiva” delle alienazioni, 10 milioni di euro per finanziare decine di opere pubbliche, salvo poi ritrovarsi debiti fuori bilancio da riconoscere! Nuzzolo il pappone a questo punto continua a galleggiare come i suoi simili… Fossimo nei panni di assessori e consiglieri inizieremmo a tremare!