Cosenza Vecchia, ecco San Francesco “migrante”

Al numero 159 di Corso Telesio, su per Cosenza Vecchia, a due passi da Piazza Piccola, sulla dura e umida crosta dei muri circostanti, un’epifania, un’apparizione, vagamente divina. Da stamane, ieratica, campeggia l’immagine di un canuto signore ricoperto di metallina. In mano, un lungo bastone, una bonaria barba bianca a ricoprirgli il volto. Alle spalle, l’alba dello Ionio e il tramonto del Tirreno, sovrapposti, accarezzano il nostro mare. E da quel mare molti sono arrivati, in quel mare molti sono morti, alti su quel mare vorremmo camminare per affogare tutte le nostre miserie.

Massimo Pastore, con la complicità del collettivo Gaia, ci regala un San Francesco da Paola inedito, un “santo migrante” che, da un futuro/passato prossimo, viaggia verso di noi per ricordarci che essere “santi”, ieri come oggi, vuol dire combattere i pregiudizi, oltrepassare i confini, sfidare i divieti, “migrare” per sfuggire alla persecuzione e al rifiuto. Cosenza Vecchia, traballante, accoglie il suo santo, specchio della sua identità meticcia, perché San Francesco è l’anima peregrina di ognuno di noi.