Crotone e Limbadi: quando il giornalismo può fare male (di Bruno Palermo)

di Bruno Palermo

Fonte: Crotone News

Abbiamo perso la bussola dell’informazione. Stiamo inseguendo le voci di piazza, solo che ora sono piazze fatte di milioni di utenti social. E questo voci le stiamo trasformando in notizie vere, venendo assolutamente meno al valore e alla deontologia dell’essere giornalista.

Per favore fermiamoci se non è già troppo tardi. Ho avuto la fortuna di essere cresciuto in una redazione al fianco di giornalisti scrupolosi, attenti e rispettosi della legge e delle regole che l’Ordine dei Giornalisti impone per evitare di fare danni. Ho avuto al fianco Giovanna Calvo e Rocco Valenti che probabilmente mi hanno insegnato quasi tutto quello che so su questo mestiere. A loro ho rubato i segreti e seguendo quello che loro che facevano credo di essere riuscito a fare il giornalista. Scrupolo, attenzione e rigore nel raccontare i fatti senza mai degenerare e violare i nostri codici deontologici. In questa settimana abbiamo assistito ad un vero e proprio stravolgimento del mestiere di giornalista. La fretta, la velocità di raccontare per due click in più o per un like in più, portano sovente a non scrivere la verità e a fare danni. In questa settimana nei due fatti principali di cronaca sono stati commessi una serie di errori macroscopici, alcuni dei quali a mio modesto avviso, passibili di un intervento serio dell’Ordine dei Giornalisti della Calabria. Attenzione, e lo dico prima di tutto a me e poi ai miei colleghi, attenzione a non trasformare questo mestiere in un ulteriore social nel quale ognuno può scrivere e fare quello che vuole.

Abbiamo letto il nome di una bambina di 4 anni rimasta ferita nell’esplosione avvenuta nell’appartamento in cui vive. Il suo nome, quello del padre, quello della madre. Abbiamo visto telecamere entrare nella scuola frequentata da una delle sorelle della bimba di 4 anni, rendendo riconoscibile non solo la piccolina, ma anche la sorella di 10 anni e facendo vedere al mondo intero quale scuola frequenta. Abbiamo assistito alla mistificazione di alcuni fatti che potrebbero avere conseguenze gravi per medici e forze dell’ordine, ma per fortuna la verità è un’altra. Può un medico dare il via libera a due carabinieri per trasportare un bimba in fin di vita all’ospedale con la propria auto di servizio? E possono i carabinieri prendersi questa responsabilità? E infatti le cose non sono andate così. I carabinieri hanno trasportato all’ospedale, dopo l’autorizzazione dei medici intervenuti sul posto, la bimba più grande che era ferita lievemente.

Abbiamo assistito a testate nazionali di alto livello e testate locali che riportavano a caratteri cubitali una notizia poi rivelatasi non vera.

L’omicida di Nicotera e Limbadi è stato catturato nelle campagne di Limbadi.

E via titoloni e dirette. Salvo poi verificare che si trattava di una falsa notizia perché ancora oggi quell’uomo è ricercato dalle forze dell’ordine. Senza aggiungere poi quanto accaduto in una cronaca sportiva del Giro d’Italia sulla vicenda “navi dei veleni”. Però noi dobbiamo fare i corsi di aggiornamento e accumulare crediti formativi. E intanto questo straordinario mestiere del giornalista è entrato nel vortice dei social, dove ognuno, ripeto, può scrivere e dire quello che vuole. Ma noi abbiamo regole precise, regole che servono per non fare danni, tutelare le persone deboli come ammalati e bambini, per esempio. Regole che servono prima di tutto al giornalista e poi al lettore. Cosa intende fare l’Ordine dei Giornalisti della Calabria per fare in modo che anche in questa regione le regole vengano rispettate?