di Antonella Policastrese
Lo scorso mese di febbraio a Crotone si era diffusa la notizia che i Rettori delle università di Catanzaro e Cosenza avevano deliberato il cambio della sede didattica, da Rende a Crotone, del primo triennio del corso di laurea magistrale a ciclo unico inter-ateneo (classe LM-41) “Medicina e Chirurgia- TD”. Un evento accolto come un trionfo. Il sindaco Vincenzo Voce si materializzò in video per dichiarare urbi et orbi che a Crotone sarebbero arrivati studenti da tutta l’Italia per frequentare i corsi di studio in medicina e chirurgia, ringraziando per questo solennemente il Governatore Roberto Occhiuto.
Per non farsi trovare impreparati ad accogliere l’evento era stata individuata la sede dove allocarli questi studenti ed era stato “sparattato” all’uopo un edificio in via dei Japigi. Il tempo a disposizione era poco perché a settembre i corsi in Medicina e Chirurgia T.D. classe LM-41 avrebbero avuto inizio e la città di Crotone, nella veste di sede universitaria, non avrebbe voluto farsi trovarsi impreparata. E proprio mentre accadeva tutto questo, una università privata che avrebbe voluto avviare proprio a Crotone un corso di laurea in medicina e chirurgia, investendovi 20 milioni di euro, era messa fuori gioco dalla decisione del comitato inter ateneo che aveva destinato alla città il corso di Medicina e Chirurgia T.D, trasferendolo da Rende.
E siamo arrivati a marzo 2024, allorché è stato pubblicato il bando di ammissione per l’anno accademico 2024/2025 al corso di laurea magistrale a ciclo unico dell’Università della Calabria in Medicina e Chirurgia TD (Tecnologie Digitali), classe di laurea LM-41. Le iscrizioni partono dal 3 aprile 2024 previo versamento di 60 petecchioni (dicesi pure euro) con accesso per via telematica. Per accedere alla selezione è necessario sostenere il test di ammissione che si svolgerà in due date, il 28 maggio e il 30 luglio 2024. Al 1° anno sono disponibili 119 posti (di cui 4 per cittadini non-UE residenti all’estero). Lo svolgimento dei test avverrà nelle aule dell’Università della Calabria a Cosenza. E sino a qui niente di strano, ci può stare che il versamento sia effettuato in favore dell’UNICAL. e che si debba andare lì per cimentarsi con la lotteria dei test, 60 a risposta multipla; val bene il sacrificio della trasferta in terra bruzia se poi si torna a casa a Crotone a seguire le lezioni almeno per i primi tre anni.
Ma il mistero a questo punto si infittisce, perché nel bando è specificato che “…La durata minima del corso è di 6 anni, tutti svolti interamente presso le aule ed i laboratori scientifici dell’Università della Calabria con tirocini clinici presso gli ospedali di Cosenza.” Questo implica due cose: la prima è che la città di Crotone non è contemplata come sede universitaria, neppure decentrata; la seconda è che, di fatto, l’UNICAL è la seconda università calabrese, insieme all’UMG di Catanzaro, ad avere nel suo ordinamento didattico la facoltà di Medicina e Chirurgia. Salvo precisazioni, le cose stanno così.
E l’Università di Crotone che fine ha fatto ? Può darsi che ci sia stato un equivoco, un difetto di comunicazione istituzionale, che la sede individuata non fosse adeguata alla bisogna, perché tre stanze e servizi per lo svolgimento di un prestigioso corso di laurea farebbero arrossire anche l’università del Burkina-Faso che almeno avrebbe l’opzione della giungla come sede alternativa. Ma può darsi anche che era una succursale della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, quella di Harry Potter, che si voleva dislocare a Crotone e che il sindaco, i giubilanti ed i suoi devoti abbiano capito male. Tuttavia questo appare un po’ difficile che sia accaduto. Che Crotone sia come il “cane della gucceria” rispetto a Cosenza e Catanzaro, si è sempre saputo, è storia, quindi ci sta eccome che il capoluogo bruzio adesso abbia pure la facoltà di Medicina e Chirurgia, ha saputo navigare per ottenere questo risultato e strappare al Capoluogo di regione un suo primato sin qui esclusivo. E siccome nella vita, cosi come nella politica e nell’amministrazione del bene comune si tratta di saper navigare, un proverbio napoletano può farci comprendere meglio il fallimento progressivo di una città antica come Crotone: “quann ‘o mare è calmo, ogni strunz è marenaro”.